di Barbara Mileto
ATTENZIONE IMMAGINI FORTI!
Nuocciono gravemente alla salute di chi il mare non può annusarlo ogni volta che vuole; di chi non può sentire la brezza bagnargli il viso, la salsedine bruciare le sue labbra; non può chiudere gli occhi e ascoltare la sua voce in tempesta.
Noi catanesi, che siamo fatti di lava e mare, a metà tra a ‘ Muntagna e i flutti dello Jonio, sentiamo il richiamo dell’una e dell’altro allo stesso modo. E’ la nostra natura. Saliamo in vetta a sentire il calore del fuoco che sgorga dalle bocche del vulcano e ci fermiamo, inebetiti e felici, di fronte alla potenza marina. Anche se solo per un minuto.
E in questo ci ritroviamo, tutti con lo stesso sguardo di stupore sempre nuovo per qualcosa che è nostro ma che sappiamo non appartenerci, perché in fondo sappiamo di esser noi ad appartenere a questa terra, pur sempre meravigliosa.
Nelle ore che ho trascorso davanti ai Faraglioni di Acitrezza è passato il mondo, fatto di piedi piccoli e mani piccole, che imparano ad amare questo mare; un mondo fatto di amici di una vita che si concedono qualche minuto prima di tornare al lavoro; e quello di tutti i ragazzi accorsi a fotografare con ogni mezzo possibile questa natura indomita.
E poi, osservando il mondo che osservava il mare, è sceso il tramonto. Sui gargoyle di lava nera e sulla cresta bianca, come neve, delle onde.
Oggi sentivo che sarei dovuta tornare a casa passando dai due paesi di Aci…
L’intuito non è fortuna
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