di Gaetano Perricone
“Emozionante rivivere il mio passato …Palermitani unici … meritavate la coppa Italia“. E ancora: “Io e mia moglie abbiamo le lacrime agli occhi. Grazie, il mio cuore è sempre rosanero … Mi vendettero al Catanzaro per piccioli, ma sarei rimasto da voi a vita. Ritorniamo spesso a trovare una famiglia che ci è cara e che abbiamo frequentato allora, semplice e calorosa”. E poi, a proposito della puntata di ieri sera de “La mafia uccide solo d’Estate”: “Vorrei far vedere a i miei nipoti il film completo !! E’ possibile avere tutta la registrazione ?? Grazie”.
Parola di Vito Chimenti !!! Sì, proprio lui il mitico bomber del Palermo Vito “bicicletta”, prego bicirietta, per il cuore vero del tifo rosanero. Ha letto il nostalgico post sulla finale di Coppa Italia Palermo-Juventus del 20 giugno 1979, che ho scritto stamattina sul mio profilo facebook, stimolato anch’io dalla visione del lavoro di Pif ed ha pensato di entrare in chat con me e commentarlo in questo modo, con genuina semplicità. Potenza del social, della rete, che riesce a farci ritrovare in modo straordinario personaggi lontani nel tempo e nello spazio e storie della vita che hanno lasciato il segno.
Vito Chimenti, autentico funambolo del calcio che con le sue spettacolari prodezze e i suoi “numeri” con il pallone ci ricordava sempre quanto fossero belli il gioco e la fantasia, è per me uno di questi personaggi. Quasi inutile sottolineare quanto sia stato sorpreso, felice e commosso di ritrovarlo, simpatico e amabilissimo come lo ricordavo. Talmente felice che gli ho subito mandato il testo teatrale “U sa fari a Chimenti ?”, brillantemente scritto dal mio amico Renzo Botindari e che descrive splendidamente il popolare giocatore idolo dei tifosi di quei tempi, che ho recitato con autentica passione l’estate scorsa a Palermo al Ditirammu, con il gruppo di “Leggendo Epruno” (lo riporto qui in coda per farvelo conoscere, è davvero divertente da leggere, per me lo è stato tantissimo).
E, naturalmente, sono altrettanto felice di rendere pubbliche queste sue parole, certo che faranno molto piacere al popolo dei tifosi rosanero.
Ma ecco cosa ho scritto oggi sul mio profilo facebook.
Pif, il Palermo, la grande beffa di Napoli, lo scrigno dei nostri ricordi !!!
Bravo come sempre, leggero e ironico ma contemporaneamente quanto mai profondo come ha già ampiamente dimostrato di essere, l’ormai molto popolare regista palermitano Pierfrancesco Di Liberto, in arte Pif, è riuscito ancora una volta a entrare, in punta di piedi e senza invadenza, nello scrigno dove conserviamo i nostri ricordi, sia quelli orribili dello storie di mafia, ma anche altri ugualmente significativi. Quantomeno … è certamente riuscito a entrare nel mio scrigno …
La deliziosa prima parte della puntata di ieri sera della fiction “La mafia uccide solo d’estate- La serie” mi ha in un attimo catapultato indietro nel tempo per la bellezza di 37 anni, a quella indimenticabile serata del 20 giugno 1979, nel meraviglioso e imponente scenario dello stadio San Paolo di Napoli, dove si giocava la finalissima di Coppa Italia tra il sorprendente Palermo del compianto Nando Veneranda e la Juventus, la vecchia signora del calcio italiano, piena di grandissimi campioni e allenata da un certo Giovanni Trapattoni.
L’ottimo Pif, che allora era un bambino (è del giugno del 1972), ha saputo perfettamente ricreare, con qualche interessante riferimento di carattere socio-politico, le enormi speranze dei tifosi palermitani e l’atmosfera di attesa in città per quell’evento che travalicava il significato sportivo, raccontando in modo quanto mai accattivante come fu vissuta quella serata speciale davanti alla tv da aduti e bambini, dalle famiglie, perfino dai mafiosi.
Io, da poco più di mezzo anno orgogliosissimo collaboratore dello storico giornale L’Ora di Palermo e giovane cronista sportivo (avevo 23 anni, un picciutteddu), ero lì, allo stadio San Paolo, in una bolgia che ricordo ancora quasi con commozione, arrivato la mattina da Palermo con la nave, il “Postale” notturno per Napoli, piena di tifosi ubriachi di entusiasmo … e di bottiglie di birra.
Vissi attimo per attimo, con grande passione, le emozioni e poi l’immensa delusione di quella straordinaria partita di calcio, rimasta per me e per tanti altri un pezzetto di vita indimenticabile archiviato con cura nello scrigno dei ricordi più belli. Il gol-lampo di Vito Chimenti “bicirietta” – mitico personaggio della storia rosanero, che ho addirittura avuto la gioia di interpretare a teatro nel gruppo degli amici di Epruno grazie al delizioso testo del mio amico Renzo Botindari – ci riempì il cuore di speranze, poi cancellate dal pareggio quasi in extremis di Brio e dal gol della vittoria juventina del “barone” Franco Causio, personaggio molto amato a Palermo, che sancì l’amarissima beffa e la gigantesca delusione.
Ecco, grazie a Pif e alla sua storia di ieri sera ho rispolverato il mio vecchio abito di cronista sportivo, che mi piace e mi diverte ancora assai. E per completare al meglio il ricordo, ma anche per fare un omaggio ai protagonisti rosanero di quella grande e coinvolgente serata di sport e di passioni e ai miei tanti e cari amici tifosi rosanero, pubblico (nella homepage de IlVulcanico.it) con enorme piacere e tanta intensa nostalgia la foto della formazione del Palermo che scese in campo allo stadio San Paolo quella sera del 20 giugno 1979.
Voglio citare con nome e cognome, abbracciandoli virtualmente e augurando loro buon Natale, tutti i giocatori di quella mitica squadra. Per un cronista “da spogliatoio” come me, che li seguiva giorno per giorno negli allenamenti, furono anche carissimi e amabili amici di un tempo meraviglioso della vita. Su di loro, su quei personaggi, su quel periodo, potrei raccontare un mucchio di storie divertenti e curiose, ma lo farò un’altra volta. E un pensiero speciale lo dedico a uno di loro che non c’è più, Francesco Ciccio Brignani e a un altro, il grande Guido Magherini, che sta soffrendo tantissimo. Forza Palermo e grazie mille, caro Pif.
Da sinistra, in alto: Guido Magherini, Pasquale Borsellino, Riccardo Maritozzi, Fausto Silipo, Filippo Citterio, Lorenzo Frison; accosciati, da sinistra Vito Chimenti, Giovanni Gregorio, Francesco Brignani, Andrea Conte, Mauro Di Cicco. Un grande abbraccio a tutti voi …
Ed ecco il testo teatrale che ricorda il grande Vito.
“U SA FARI A CHIMENTI?” (di Renzo Botindari)
U sa fari a Chimenti?” Questa era la domanda frequente verso la fine degli anni settanta quando i ragazzini giocavano per strada con il pallone evocando i campioni del calcio.
Ma chi era Chimenti e soprattutto cosa significava “fare Chimenti?”
Chimenti Vito da Bari, calciatore nella stagione 1977-1978 proveniente dal Matera giunge al Palermo in Serie B, dove gioca due stagioni ad alto livello con 29 reti complessive.
Grazie anche ai suoi gol, la squadra rosanero otterrà un sesto e un settimo posto.
Cosa significava “fare a Chimenti?”
Pochi sanno che per il popolo di fede rosanero, l’inventore della bicicletta è stato Vito Chimenti e poco importa se nel resto del mondo tutti attribuiscono al barone Karl Von Drais, da Baden in Germania, l’invenzione nel 1817 della “draisina”, la prima bicicletta antesignana, ma a Palermo a parlar di bicicletta ancorché di Totò Cannatella, si doveva parlare di Chimenti, causa il famoso suo gesto tecnico, “pallone alzato di tacco da dietro per superare l’avversario con un pallonetto”, battezzato la “bicicletta”, che faceva impazzire lo Stadio della Favorita.
“Fare a Chimenti”, significava dunque fare il gesto tecnico della “bicicletta”.
Per molto tempo tutti i più famosi difensori delle squadre avversarie, subirono la “bicicletta” fin quando un terzinaccio di mestiere, alle sue ultime partite in carriera, di nome Ubaldo Spanio da Chioggia, con la maglia del Varese, non ne neutralizzò l’effetto.
Ma non finisce qui … la presenza nel Palermo di Chimenti viene segnata da un mistero legato alla sua partecipazione alla finale di Coppa Italia 1978-1979 a Napoli, stadio San Polo, dove con un suo gol al primo minuto di gioco, il Palermo passa in vantaggio perdendo poi la partita, dopo esser stato raggiunto in 11 contro 10, da un gol di Brio a 9 minuti dal termine e superato nei tempi supplementari da un definitivo gol di Causio.
Chimenti in quell’incontro, dopo aver fatto impazzire la difesa per 45 minuti viene sostituito durante l’intervallo inspiegabilmente, si dirà successivamente a causa di un infortunio procurato da Cabrini.
A riportare Vito sui palcoscenici della mediocrità, fu un “attraversamento” casuale di Carlo Sassi e Bruno Pizzul, pazzi per il gesto tecnico di colui che chiamavano il “torello del Palermo”, a causa del suo fisico tracagnotto per nulla assimilabile a quello dei grandi centravanti del momento, i quali “sgonfiarono inconsapevolmente le ruote della bicicletta” con vari passaggi di dettaglio alla “moviola”,
Inoltre, furono vere tutte le voci che videro un … complotto calcistico nella sostituzione di Chimenti durante la finale di Coppa Italia? Ancora oggi nessuno lo sa e ufficialmente, ci piace pensare che fu anche in questo caso un incrocio fortuito con il giovane Cabrini a negare i cancelli della gloria a Vito Chimenti.
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