(Gaetano Perricone). Conoscevo di fama da tempo Alessandro Amato – sismologo di altissimo livello, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ex direttore del Centro Nazionale Terremoti e membro della Commissione Grandi Rischi, brillante comunicatore della scienza -, ho avuto il piacere di incontrarlo e di chiacchierare con lui sull’Etna, a Nicolosi, in occasione della presentazione del suo interessantissimo e illuminante libro “Sotto i nostri piedi. Storie di terremoti, scienziati e ciarlatani” (Codice Edizioni, marzo 2016), che ho letto con estrema curiosità e attenzione. Fui particolarmente colpito non soltanto dalla sua competenza e passione, ma anche dal grande buonsenso e dalla visione lungimirante, a 360 gradi, sulla drammaticamente attuale problematica della prevenzione del rischio sismico e della messa in sicurezza del territorio. Ho ripensato a tutto ciò quando sul profilo facebook di Alessandro Amato ho trovato oggi questa sua riflessione, estremamente preziosa, interessante, sensata, che mi sembra utile e opportuno trasferire integralmente ai lettori del Vulcanico, seguita da significativi due stralci della parte conclusiva del libro “Sotto i nostri piedi“, che vi suggerisco di leggere.
(Alessandro Amato) “Ieri stavo guardando una delle mappe del rapporto che ogni settimana l’Ingv invia al DPC con le informazioni sull’attività sismica in Italia. Oltre ai moltissimi terremoti in centro Italia (il periodo di tre mesi comprende i forti eventi della fine di ottobre), ogni regione ha avuto i suoi eventi sismici, come sempre.
Ai politici, cittadini, ai sindaci, ai giornalisti che si interessano al rischio sismico solo quando c’è qualche tragedia, o il piccolo terremoto di magnitudo 3 o 4 nei loro paraggi, vorrei ricordare che un terremoto al di sopra della soglia del danno (diciamo sopra 5) potrebbe arrivare in qualunque momento in qualsiasi parte d’Italia, non solo nelle aree indicate dalla Commissione Grandi Rischi, e con ogni probabilità nessuno vi avviserà il giorno prima.
Mentre lo aspettiamo, invece di fare gli scongiuri (vi ho visto…), pre-occupiamocene. Cominciamo. Ora, subito, adesso. Con calma e determinazione, senza gli allarmismi e gli isterismi dettati dalla paura, dal senso di impotenza dell’ultim’ora, dalla ricerca dello scoop. Se verrà tra un bel po’ di anni, come è lecito sperare, e nel frattempo avremo messo in sicurezza le scuole, gli ospedali, i luoghi frequentati dal pubblico, fatto controllare e adeguare o rinforzare le nostre case, avremo meno vittime, feriti, danni, e potremo vivere senza la paura. Almeno facciamo questo regalo ai nostri figli”
“…La società a rischio zero non esiste, per quanto riguarda i terremoti possiamo però fare tantissimo. La scienza sismica è ai suoi albori, ci sono moltissime cose che verranno svelate continuando, lentamente e tenacemente, a fare ricerca e avvicinandoci sempre più alla previsione. Ne frattempo il problema del rischio sismico potrà e dovrà essere risolto prima. La difesa dei terremoti passa prima di tutto da noi stessi. Noi cittadini, che abbiamo il diritto di sapere, ma anche il dovere di domandare … Informiamoci, poniamoci e poniamo domande, pretendiamo risposte. Dai ricercatori, sulla terra e sui terremoti. Dai politici, sulla nostra sicurezza…” (Sotto i nostri piedi, pag. 226).
“Ogni anno noi cittadini versiamo tra i quattro e i cinque miliardi di euro per i danni dei terremoti passati. Non ho idea di come vengano spesi … E se invece gli stessi soldi, o magari anche la metà di questi soldi, li usassimo per proteggerci dai futuri terremoti ? Potremmo per esempio intraprendere delle iniziative come quelle di Los Angeles o di Istanbul: nel giro di dieci o venti anni potremmo essere ai livelli del Giappone o del Cile. Tra vent’anni potremmo non avere più la paura che abbiamo oggi quando si parla del terremoto che verrà o quando l’ennesimo sciame ci tiene svegli la notte e ci costringe a dormire inutilmente in macchina. Potremmo tornare a parlare del terremoto come di una manifestazione naturale, qualche volta violenta ma non mortale. Potremmo continuare a studiare come prevedere i terremoti, e magare anche riuscire a farlo, come riusciremo ad andare su Marte, ma senza che questa ricerca sia commisurata alla vita e alla morte di altri esseri umani” (Sotto i nostri piedi, pag. 224).
Commenti recenti