FRANZ ZIPPER 1di Francesco Zipper

Nel caso di Luca Taffara, ricordo che noi del Soccorso Alpino del CAI fummo allertati la sera del 19 Dicembre 1999 dai familiari che non lo avevano visto rientrare a casa al termine di una giornata trascorsa sulle piste da sci. Telefonammo allora ai Gestori del Rifugio Sapienza ed a Nunzio Di Salvo dell’Esagonal: ci dissero che in effetti nel piazzale del Rifugio era rimasta parcheggiata un’autovettura, che rispondeva alle caratteristiche illustrate dai genitori. Presaghi, decidemmo di salire subito sull’Etna, senza indugio, nonostante nel frattempo si fosse scatenato su Catania e l’intera provincia un temporale violentissimo. Transitammo a stento su strade trasformate in torrenti, sino al Rifugio Sapienza ove alla pioggia subentrò poi una forte grandinata.

Un rapido briefing con gli uomini del SAGF, del CFRS e della Funivia, e venimmo portati in quota sino a Monte Frumento Supino con i battipista della Funivia, condotti dagli insostituibili Alfio e Nino Mazzaglia. Calzammo i ramponi e ci dividemmo in diverse squadre, scendendo a piedi con la luce delle nostre lampade frontali lungo più direttrici: versante Sud, Sud-Ovest, Canalone degli Svizzeri. Ci affacciammo pure sul Canalone della Rena, ma, nonostante avessimo ramponi e piccozza, scendere di notte, con quel tempo, lungo quella parete ghiacciata, rivestita da strati di grandine e neve ventata era troppo pericoloso. Tornammo in base, alla stazione di partenza della Funivia alle ore 5 del mattino seguente. Ricordo gli occhi della madre di Luca che silenziosamente scrutavano il mio sguardo, come a capire se nutrissi speranze, mentre la mia radio, sintonizzata su un canale meteo, gracchiava metallicamente, fornendo notizie affatto rassicuranti. Cercai di sfuggire quello sguardo, invano.

Canalone della Rena _1

Un minimo di riposo e poi si andò su nuovamente, rinforzando ulteriormente numero e composizione delle squadre, ed aumentando pure le aree di battuta. Alle 10 del mattino del 20 Dicembre 1999 un temporaneo miglioramento del tempo ci consentì di effettuare anche un sorvolo sulle zone interessate dalle ricerche. Invitai il pilota dell’elicottero a scendere pure lungo il Canalone della Rena; ci abbassammo finchè fu consentito dal forte vento di caduta, e probabilmente volammo sopra la salma del povero Luca, non visibile dall’alto perché ormai parzialmente sepolta dalla neve.

All’imbrunire, le squadre fecero rientro, per programmare per le prime ore del giorno successivo nuove ricerche che furono vieppiù concentrate lungo il Canalone della Rena, che si decise di battere a piedi per la sua intera lunghezza, per circa 700 metri di dislivello. Alle prime ore del giorno 21 Dicembre 1999 scesero Franco Emmi, Lucio Domanti e Nino Scandura, comunicandoci poi il ritrovamento, in prossimità del fondo del canalone, del corpo ormai quasi del tutto sepolto di Luca.

Una esercitazione di soccorso nella Valle del Bove
Una esercitazione di soccorso nella Valle del Bove

Ricordo che Nino al telefono mi disse che il meteo stava peggiorando ulteriormente, e che il trasporto a spalla del corpo di Taffara non si sarebbe potuto fare. Chiamai allora il Comando Militare di Messina chiedendo l’invio di un elicottero della Marina Militare per il recupero della salma. L’Ammiraglio Comandante, nonostante il Regolamento vigente vietasse tassativamente il trasporto di salme a bordo di elicotteri militari, concesse subito il nulla-osta, senza alcuna obiezione; grazie alla perizia dei piloti, l’elicottero riuscì ad effettuare il recupero, ma per problemi di vento non potemmo portare indietro tutti i soccorritori, alcuni dei quali rientrarono poi faticosamente a piedi.

Così, alla fine, come era nostro dovere imperativo, riuscimmo a restituire Luca ai familiari. Trascorsa qualche ora, il tempo si chiuse del tutto, e si scatenò una forte tormenta, che durò alcuni giorni.

Dopo quasi vent’anni, ricordo come se fosse ieri ancora il silenzio ed il viso senza lacrime, ma cupo, lo sguardo pieno di assoluto dolore della madre quando scaricammo dall’elicottero il sacco con le spoglie del figlio, e l’affanno angosciato del padre nell’aiutare il Collega Giovanni Mazzoleni ed il sottoscritto nell’opera di ricomposizione della salma, raccomandaci costantemente che Luca fosse nelle migliori condizioni possibili, “bello, ben vestito, con camicia, cravatta e giacca”. Non posso e non voglio dimenticare.

Quando la primavera successiva la famiglia ci chiese di collocare in memoria una Croce nel posto in cui Luca era caduto, tutti noi uomini della Montagna che avevamo partecipato ai soccorsi ci sentimmo in assoluto dovere. E lo facemmo.

Prima della scopertura della Croce, fu celebrata in quota una Messa da un prete “di strada”, amico della famiglia. Durante la Funzione, il sacerdote ci invitò a prendere la Comunione. Ricordo gli sguardi imbarazzati di molti di noi, non perfettamente “osservanti” o non esattamente, come si dice, “in grazia di Dio”. Il prete ci chiese allora se avevamo partecipato al recupero della salma ed alla sua restituzione ai Familiari. Alle nostre risposte affermative, disse: “E’ stato un atto di solidarietà, di humana pietas, di religione, i vostri peccati non contano, non conta se voi credete nel senso tradizionale. Se siete stati e siete ancora, e lo siete, spiritualmente vicini a questo ragazzo ed ai suoi familiari, comunicatevi”. Lo facemmo tutti, e cogliemmo finalmente sul volto dei familiari un’espressione di sereno sollievo.

Zipper croce Nicotra
Altre due Croci significative sull’Etna: quella che ricorda Stefano Nicotra, morto il il 12 gennaio 2008 e la Croce Menza, oggi scomparsa, nella foto di Giovanni Mazzoleni

Croce Menza Giovanni MazzoleniLa Croce, in questa, come in tante altre circostanze era servita….

La Croce collocata in memoria di Luca Taffara fu sfiorata nel Luglio 2001 da un trabocco lavico partito proprio dal Cratere del Laghetto, ma rimase miracolosamente in piedi.

Oggi, si intravede nello stesso punto, seppur fortemente danneggiata dagli eventi atmosferici. Ogni tanto ci vado e ricordo….

Con il titolo: il Canalone della Rena, dove fu trovato il corpo di Luca Taffara

 

Francesco Zipper

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