di Antonella De Francesco
E poi finalmente ti siedi al cinema e vedi il film che ti lascia il segno, dopo altri che , anche se filmicamente riusciti, non ti hanno detto un granché .
Tra due mondi di Emanuel Carrère, tratto dal libro inchiesta Le Quai de Ouistreham di Florence Aubenas, è un film duro che non dimentichi. Ti schiaffa in faccia una realtà che hai continuamente sotto il naso, ma che non hai mai annusato per davvero. Juliette Binoche è bellissima nel ruolo di Marianne, una giornalista che anni fa decise di scrivere del mondo delle colf a ore, descrivendo il lavoro precario, la difficoltà di trovare e mantenere quel posto da pochi euro l’ora.
Ma Carrère rincara la dose e pone l’accento sul tema che gli è più caro: l’impossibilità di vivere “vite che non sono la tua”. Dimostra che non basta indossare i panni degli altri per essere come loro, che le distanze sociali esistono e ci saranno sempre e restano incolmabili, malgrado la solidarietà. Si resta divisi, come la protagonista, tra due mondi, il tuo e l’altro: quello al quale hai la fortuna di appartenere e l’altro del quale per fortuna, ma non è solo merito tuo, non fai parte. Due mondi che neanche l’amicizia può legare fino in fondo. Avvicinarsi, fingendosi altro, tradisce chi non ti ha mentito, sovverte equilibri, apre scenari che una volta svelati non possono più essere come prima .
È un film sulle buone intenzioni, sui nobili intenti, sull’amicizia, sulle donne, sui sogni piccoli e grandi di chi vive ai margini, sulla nostra società imperfetta, in cui la lotta per la sopravvivenza si combatte ad un metro da noi, tutti i giorni. Non ne escono umiliati i vinti ma i vincitori, quelli che ce l’hanno fatta, comunque colpevoli, agli occhi degli altri, di non essere come loro.
Da vedere
Commenti recenti