Vincenzo Grecodi Vincenzo Greco

A partire dal 28 gennaio scorso, per una settimana, io e il mio gruppo di lavoro (le Guide Vulcanologiche Etna Nord, c’erano con me Nikos Lo Giudice, Domenico Domanti, Daniele Maugeri, Pietro Malfitana, Christian Malfitana, Louisa Ghanam e Alessia Papotto, compagni di questa splendida avventura), come documentato dalle immagini della gallery, siamo stati orgogliosamente impegnati a rappresentare l’Etna e il nostro lavoro all’interno di uno dei padiglioni dell’Expo di Bruxelles. E’ stata davvero un’esperienza fantastica ed entusiasmante, ci siamo impegnati per portare a termine questo progetto di enorme importanza e siamo fieri di aver donato tanto a tutta la gente che è passata da noi.

Siamo riusciti a far sentire la voce della nostra Muntagna nel cuore dell’Europa, cercando di riprodurre e trasmettere alla gente le stesse emozioni che si provano mentre si cammina lungo i sentieri del vulcano attivo più alto d’Europa, Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Mentre sul monitor scorrevano le immagini delle attività eruttive, ad un tratto folti gruppi di curiosi si fermavano ad ammirarne la bellezza.

La curiosità coinvolgeva grandi e piccoli, che venivano letteralmente rapiti dal vulcano: sensazioni contagiose, leggibili negli occhi di ognuno, noi facevamo fatica a disturbarli, non volevamo interrompere quel momento di distacco dal frenetico clima della fiera. Perché l’Etna è anche questo, rende l’immaginazione reale, distoglie i pensieri dalla normalità quotidiana.

Ai più distratti si offriva qualche dolcetto giusto per gustarsi meglio lo spettacolo, dopodiché senza disturbare aspettavamo che fossero loro a porci le domande. Abbiamo fatto in modo di non minimizzare nulla, di rispondere ad ogni richiesta, esponendo e descrivendo tutto ciò che il nostro territorio offre, dalle strutture ricettive (alberghi, chalet, rifugi, ristoranti, cantine, trattorie, ecc,) ai servizi e ai prodotti tipici ed enogastronomici del territorio etneo.

Spesso eravamo letteralmente presi d’assalto, non sapevamo come dividerci, o peggio come muoverci ! E chi se lo aspettava ? Ogni risposta alimentava altri interrogativi, era impossibile fermarli, è assodato che ovunque tu sia l’Etna rappresenta quella grande forza evocativa che alimenta l’interesse di chi la guarda, sollecita l’anima di ogni individuo.

6 BRUXELLES

E poi le domande…. Tantissime domande di ogni genere, che spaziavano dall’aspetto scientifico a quello sociale. L’impatto del vulcano sulla gente, come sempre,  ha suscitato grande curiosità e sollecitato numerosi punti interrogativi. Si cercava di rispondere a tutti, anche perché spesso le domande arrivavano da più fronti, tutti diversi tra loro. Ci è stato chiesto se fosse realmente possibile assistere ad uno spettacolo del genere. Se davvero le rocce fossero di così tanti colori, dal rosso al giallo, dal verde al nero e poi quel pennacchio bianco sopra… nuvole o cosa?… Spesso, senza parlare ti guidavano con lo sguardo ad andare da loro e una volta raggiunti affermavano : “La nature est belle, vous êtes vraiment chanceux ” che tradotto molto semplicemente significa: la natura è bella, voi siete molto fortunati.

E come non parlare dei bambini estasiati che indicavano ciò che li colpiva e, spinti dal dubbio, chiedevano se quella nelle foto fosse davvero la lava, la stessa di cui aveva parlato loro la maestra a scuola, tanto calda, quanto pericolosa. Altri identificavano l’Etna come il vulcano buono, mentre quello cattivo era il vulcano che aveva pietrificato gli abitanti di Pompei ed Ercolano, il Vesuvio; la loro conclusione unanime fu che dall’Etna si scappa, dal Vesuvio non si può.

Inoltre abbiamo avuto il piacere di incontrare gli amici e addirittura i parenti del grande Haroun Tazieff, indimenticabile studioso francese del nostro vulcano, che ci hanno raccontato di aver assistito all’eruzione del 1983, alla distruzione delle strutture ricettive della stazione di Etna Sud e di quanto la visione di tale fenomeno avesse inciso la loro mente.

All’interno dell’area avevamo predisposto un tavolo sul quale erano esposti diversi prodotti, dalle scorie alle bombe vulcaniche, in modo tale da essere tranquillamente osservate; proprio queste ultime trasmettevano all’osservatore sensazioni molto intense, venivano indicate, toccate con delicatezza e riserbo. Alcuni, estasiati, chiedevano il permesso di poterle prendere in mano, almeno una o più volte, a volte avevo quasi l’impressione che stessero toccando un cimelio, in realtà per loro lo era davvero.

Queste azioni sono quelle che ti fanno capire quanto possa essere grande l’emozione di prendere in mano una roccia vulcanica che alla nostra vista non aveva mai ricevuto così tante attenzioni, eppure le vediamo tutti i giorni, siamo pieni di muri a secco ! Guardare le reazioni di questa gente permette di avere la percezione reale di quello che noi possediamo e che spesso fatichiamo a capire, semplicemente perchè lo diamo per scontato.

Una delle domande che mi è stata posta maggiormente, insieme a tutte quelle relative alle eruzioni e al carattere della Muntagna, è : “Cosa rappresenta e cosa si prova a vivere sotto un vulcano come l’Etna?”.  Ho risposto : “L’’Etna è come una mamma per noi, che vigila ed accudisce i propri figli, lei è parte integrante di noi, un vero e proprio punto di riferimento, è il luogo dove siamo nati e dove stiamo crescendo”. Un marito interruppe domandando : “Quindi è femmina ?”, ribattei :“Sì, per me lo è”.  Riprese la moglie di quel signore: “ E non avete paura quando si arrabbia?” . E io: “ Lei non si arrabbia, lei è viva e lo dimostra, in fondo si tratta della natura e la natura è casa nostra insieme a tutte le sue manifestazioni, perché avere paura di un luogo che ci ospita ? Dobbiamo imparare a conviverci a rispettarlo, fa il suo corso esattamente come lo facciamo noi”. Cosi, sorridenti, andarono via dicendo : “Ciao Vincenzo, salutaci mamma Etna”.

 

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