1 MARCO PRIMO LEVI

di Marco Gambino

Voi che vivete sicuri 

nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo…

Se questo è un uomo è il racconto che Primo Levi pubblicò nel 1947, a circa due anni dal suo ritorno da Auschwitz. Lo avevo letto da ragazzo molti anni fa. Di quel libro mi è sempre rimasto impresso l’incipit: Shema,  la poesia all’inizio del racconto. Versi crudi, forti, che anticipano una delle testimonianze più incredibili che siano mai state scritte.

Alcuni mesi fa andai a vedere in un piccolo Teatro di Londra Drowned or Saved ? ( Sommersi o salvati?), uno spettacolo su Primo Levi in cui recitava un mio amico. Rimasi colpito da come il giovane drammaturgo / regista di origine sudafricana Geoffrey Williams era riuscito in poco più di un ora a raccontare l’immenso dramma di Levi. L’infinito senso di colpa che lo avrebbe portato al suicidio 40 anni dopo. Levi era sopravvissuto mentre milioni di ebrei morivano.

Dopo lo spettacolo andai a parlare con l’autore inondandolo di domande sul perché di certe scelte e sopratutto perché Primo Levi. Scoprii subito che la sua origine ebrea e la sua personale ossessione sulla colpa dell’essere sopravvissuto erano alla base del lavoro che da anni conduceva su Primo Levi. Ma sopratutto mi colpì una frase: “Le vive voci dei sopravvissuti dell’Olocausto stanno sparendo, tocca adesso a noi, al Teatro, onorarli e preservarne la memoria”. 

Nella corso della vita di un attore sono rari quei personaggi che “ti calzano” a pennello. Se sei molto fortunato, forse un paio. Per il resto c’è “il mestiere” che c’insegna a diventare un altro.

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Qualche mese dopo quell’incontro Geoffrey mi propone un provino per la parte di Primo in una nuova produzione del suo lavoro. Fin dal primo istante non ho il minimo dubbio: Primo Levi è un personaggio fatto su misura per me. Vaga somiglianza fisica a parte, Drowned or saved ? parla alla mia anima. Non sono ebreo, ma i miei primi amici a Londra  sono stati e continuano ad essere ebrei. Diventare Primo significa avvicinarmi a loro intimamente, a quella loro speciale umanità, al loro senso dell’amicizia che per anni mi ha affascinato e protetto.

Pochi giorni dopo vengo confermato nel ruolo di Primo Levi.

Dai primi di ottobre vivo con Primo. Cerco di pensare come lui. Cerco di muovermi come lui, di stancarmi come lui. Ogni sera sono in scena con i fantasmi del Profeta Elia, di Hoss, di Null Achtzen, del Rabbino , di Wanda Maestro (l’amore esangue di gioventù ). E Benjamin,  il sopravvissuto di cui Primo non riesce a raccontare la storia. Poi ci sono anche Lucia Morpurgo  ( la moglie ), la Signora Giordanino ( l’infermiera della madre ) che con la loro umanità cercano di arginare una schizofrenia galoppante che condurrà Primo al suicidio.

CAST MARCO
Il cast di “Drowned or Saved ?”

Ogni sera, insieme ad un cast straordinario (Eve Nicker, Paula Cassina, Alex Marchi ), racconto la storia di uomo che non va dimenticata.

Sono dentro di lui. Mi muovo con lui. Mi stanco come lui. Gli assomiglio ogni giorno di più.

(Gaetano Perricone).Puoi aggiungere una bella news per un gran finale: il 2 dicembre prossimo riceverò a Roma il premio Vincenzo Crocitti alla carriera internazionale”, mi scrive orgoglioso e felice Marco con WhatsApp.
Certo che aggiungo, con immenso piacere, è un premio artistico prestigioso.  
E aggiungo anche altre due parole per dire che Marco Gambino, se non lo conoscete, è un bravissimo e sempre più affermato attore palermitano che vive da oltre vent’anni a Londra. Sono dunque davvero onorato di ospitare sul Vulcanico, dopo gli articoli precedenti sulle sue brillanti performances, quest’altra straordinaria testimonianza “da dentro” su questo nuovo, importantissimo e quanto mai prestigioso impegno teatrale londinese, nei panni di un personaggio straordinario sotto il profilo letterario e umano.
Tra le varie sue interpretazioni, Marco ha avuto un grandissimo successo recitando sui palcoscenici di mezza Europa le “Parole d’onore” dal libro di Attilio Bolzoni, grande giornalista di “Repubblica”, sul linguaggio mafioso. E poi ancora la magnifica interpretazione nei panni di “Pio La Torre, Orgoglio di Sicilia” e di Ferruccio Mezzadri, il maggiordomo di Maria Callas.  In Tv ha avuto parti nelle popolari fiction “Il Capo dei Capi” e “Squadra Antimafia”.  
Scrivo queste righe su di lui con più che un pizzico di orgoglio familiare: Marco, artista di razza  con un notevole talento naturale e una enorme passione coltivata da bambino, è mio cugino di primo grado, siamo figli di sorelle. Siamo cresciuti insieme a Palermo e questa sua progressiva affermazione a livello internazionale mi fa un immenso piacere, ma in fondo non mi sorprende. E’ sempre stato attore, vero, con enormi capacità di cogliere i caratteri e interpretarli. Vedendolo recitare le Parole d’onore e Pio La Torre, mi sono entusiasmato e commosso. Ad maiora, Marco Gambino, grande attore e carissimo cugino.

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by Marco Gambino

You who live secure

In your warm houses

Who return at evening to find

Hot food and friendly faces:

Consider whether this is a man,

If this is a man, is the story that Primo Levi published in 1947, about two years after his return from Auschvitz. I had read it as a boy many years ago. Of that book I particularly recall Shema the poem at the beginning of the story. Raw, strong verses that anticipate one of the most incredible testimonies that have ever been written.

A few months ago I went to see a production of Drowned or Saved in a small Theatre in London. A show on Primo Levi in which a friend of mine was playing. I was struck by how the young South African playwright /director Geoffrey Williams managed ,in just over an hour, to tell Levi’s immense drama. That infinite sense of guilt that would have led him to commit suicide 40 years after his return from Auschvitz. Levi had survived while millions of Jews died.

After the show I went to talk to the author and amongst other questions I asked him why did he want to tell a story on Primo Levi. I found out that his Jewish origins and his personal obsession with the guilt of being a survivor were the basis of a project he had been working on for many months. Geoffrey’s words at the end of our chat particularly struck me: The voices of the Holocaust survivors are disappearing, now it’s up to us, and to the Theatre, to honour them and preserve their memory.

A few months later,  Geoffrey calls me to audition for the part of Primo in a new production of his work. From the first moment I haven’t the slightest doubt: Primo Levi is a character tailored for me. Vague physical likeness aside, Drowned or saved? speaks to my soul. I am not Jewish, but most of my friends in London are jewish. Approaching Primo’s character  means becoming them, embrace their special humanity and all of those characteristics which have fascinated and protected me for years.

A few days later I am confirmed for the role of  Primo Levi.

Since the beginning of October I live with Primo. I try to think like him. I try to move like him and get tired like him. Every night I am on stage with the ghosts of Prophet Elias, Rudolph Hoss, Null Achtzen, the Rabbi, Wanda Maestro (the love of his youth). And Benjamin, the survivor of whom Primo can’t write the story.

I am also joined by Lucia Morpurgo (Primo’s wife), Signora Giordanino ( Primo’s  mother’s nurse), who’s humanity tries to contain an increasing schizophrenia that will eventually lead Primo to his suicide.

Every night  together with an extraordinary cast (Eve Nicker, Paula Cassina, Alex Marchi) I tell the story of a man that should not be forgotten.

I am inside him. I move with him. Every day more I get closer to Primo.

 

 

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