di Antonella De Francesco

Antonella De Francesco

Una bella performance, l’ultima fatica teatrale di Simone Cristicchi, dal titolo Il secondo figlio di Dio, scritto a quattro mani con Manfredi Rutelli, che narra la storia di Davide Lazzaretti.

Da solo sul palco e con l’ausilio di un carretto, trasformato secondo il fluire della storia, Cristicchi ci racconta l’incredibile vicenda di un mistico visionario, meglio conosciuto come il Cristo dell’Amiata, nato e vissuto nella seconda metà dell’Ottocento in Toscana .

All’inizio della narrazione , appena giunto sul palco, Cristicchi, nelle vesti del narratore, introduce la storia dicendo che sovente nel buio di certi periodi storici emergono inaspettatamente figure “illuminate” che scelgono di guidare gli altri e lì mi sono subito detta che da tempo in Italia, con buona pace di tutti, questo non succede!

2-figlio-dio_001

Il risultato di questa lunga maratona teatrale, ben recitata e per nulla noiosa, è duplice: da un lato si conosce la vera storia di un uomo assolutamente particolare, dall’altra si riscoprono il valore e il fascino del teatro e delle sue suggestioni. Cristicchi si muove instancabilmente sul palco e senza sosta per interpretare non solo il protagonista, ma, addirittura, l’intero paese e poi tutti i seguaci di Davide e spiegare la sua idea di socialismo ante litteram, fondato su quegli stessi principi che più avanti avrebbero divulgato Gramsci e lo stesso Carlo Marx. L’uomo come valore assoluto, l’uguaglianza tra i sessi, l’importanza della cultura per la liberazione delle masse, il valore della spiritualità di ciascuno di noi, fino alla teoria che poi fu reputata eretica e che costò a Davide la scomunica, che noi siamo uguali a Cristo e, quindi, ognuno di noi è Cristo.

Il clima che si respira sembra del Medioevo, quando la Sacra inquisizione la faceva da padrona, se non fosse che il periodo storico è molto diverso e che la vicenda accade all’indomani dell’unità d’Italia. Che si sia trattato di un genio o di un folle come lo definì Cesare Lombroso (fondatore dell’antropologia criminale), quest’uomo dalla forte spiritualità, ebbe un folto seguito e visse per i suoi ideali o per le sue visioni, dove il giudizio, come spesso accade, dipende solo da come si guarda a chi è diverso e più avanti di noi.

Perché sognatori indomabili e testardi si nasce e solo a costoro, forse, si dovrebbero affidare le redini del presente, se si vuole tentare di cambiarlo e guardare senza paura al futuro.

Al Teatro Biondo di Palermo fino al 26 novembre

 

 

 

 

Antonella De Francesco

Leggi tutti gli articoli

Commenti recenti