di Antonella De Francesco
Ne uscirete elettrizzati, ne uscirete galvanizzati, emozionati come alla fine di quel bel concerto live di quando avevate quindici anni, commossi, infinitamente nostalgici per non averli ascoltati di più, quando c’erano ancora, in quei pomeriggi bui in cui vi eravate persi e non sapevate da che parte ricominciare. Ecco come vi sentirete dopo aver visto il film Bohemian Rapsody di Bryan Singer.
E non può dirsi che sia tutto merito del regista, del suo avere scelto un cast perfetto, della strabiliante prova di Rami Malek nei panni di Freddie Mercury, di quei dialoghi appena sussurrati ma mai banali e sempre profondi o sia piuttosto la magica storia dei Queen a compiere il miracolo. Genio, passione e sregolatezza di una band che era anche una “ famiglia” e che ha regalato al rock e alla storia della musica pagine di una bellezza struggente, anche per chi di rock ne masticava poco o nulla.
Un tuffo nel passato, quello bello, nelle passioni, quelle vere, nei sentimenti, quelli profondi, niente a che vedere con gli ambiti angusti a cui siamo abituati oggi. Impossibile tenere i piedi fermi durante la proiezione, il cuore in gola per quelle riprese di folla per l’ultimo concerto del Live Aid.
E l’Aids? La malattia di Fred? Il calvario che lo portò alla morte ? Appena accennati, perché il film sarebbe diventato un meló, avrebbe commosso per una ragione oltre la musica, mentre la vita di Fred e i Queen era la musica e lui avrebbe voluto celebrarsi così, se avesse potuto scegliere: tutti vivi e tutti scalpitanti, tutti insieme emarginati e non, uniti dalla bellezza della vita e della musica, perché questo è il messaggio: che, malgrado tutto, “we are the Champions” che sia per un’ora, per un giorno o per tutta la vita.
Da non perdere.
(Gaetano Perricone). Riconoscendomi in pieno, come quasi sempre accade quando vedo i film che lei recensisce, nella bellissima riflessione di Antonella De Francesco (che più che mai stavolta aspettavo con tanta curiosità), da spettatore quanto mai “elettrizzato e galvanizzato” dalla visione di questo capolavoro aggiungo solo poche parole. Per dire che certi film ti accarezzano il cuore e ti scavano dentro, tra i ricordi e i sentimenti. Ma riescono anche a regalarti emozioni infinite.
Come gli ultimi venti minuti di “Bohemian Rapsody”, che rievocano in modo fantasmagorico la strabiliante esibizione di Freddie e dei Queen allo stadio Wembley di Londra nel Live Aid del 13 luglio 1985, il culmine della leggenda di un uomo e di un artista straordinario e disperato per la strenua lotta, durata per tutta la sua breve esistenza, tra ciò che desiderava la sua splendida anima e quello che voleva il suo corpo. O come la fantastica scena nella prima parte del film, di grande potenza evocativa e a mio avviso fondamentale per comprendere la storia della band e il personaggio Mercury, in cui in un pub davanti a pochi ragazzi entusiasti e agli sbalorditi compagni del gruppo esplode l’eccezionale talento e la personalità di questo ragazzo di origine pakistana.
Grande, grandissimo cinema, con regia e attori formidabili. Da non perdere assolutamente, anche se vuoi soltanto goderti alcuni dei momenti più belli della storia della musica contemporanea. Che poi sono anche tra i momenti più belli della nostra vita.
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