di Antonella De Francesco
Ci sono film che ti tengono incollati allo schermo con l’azione e altri che invece riescono a farlo con ritmi lenti ma necessari, lunghe inquadrature, frasi accennate . Così accade nel film “Manchester by the sea ” l’ultima fatica di Kenneth Lonergan. Comincia a Boston la storia di un uomo comune, Lee Chandler, magistralmente interpretato da Casey Affleck, un operaio tuttofare protagonista del film, giustamente candidato all”Oscar.
In principio non capisci chi sia Lee, perché sia impacciato e schivo, perché non rida mai, a tratti rabbioso, ripetitivo nel suo fare, quasi un automa e pensi che, per certi versi, sia un balordo. Non comprendi la sua rabbia verbale o fisica che scatena all’improvviso su chi gli capita a tiro o su chi indugia troppo con lo sguardo su di lui. Ma, piano piano, metti a fuoco, ti avvicini , entri nella storia con lui che ti prende per mano e ti porta altrove, per spiegarti il come e il quando della sua mutata esistenza.
La morte improvvisa dell’amato fratello, Joe Chandler, lo costringe a tornare nel suo paese natale Manchester – by- the sea, dove scopri cosa si cela dietro quel male di vivere. È lì che resti intrappolato nel dolore del protagonista. Quel dolore non urlato che paralizza. In un gioco mirabile di piani temporali che calano come sipari, Lonergan costringe lo spettatore ad andare avanti e indietro e a scoprire sempre di più . Lee Chandler nel suo silenzio e nella sua tristezza trascina tutti al punto che a tratti ti chiedi: come si fa ? Come faresti tu a reggere tanta sofferenza ? Il suo sguardo assente e disarmato di chi guarda ma non vede più , di chi non ha domani, di chi non riesce più ad emozionarsi, ti prende con garbo, senza sentimentalismi, in modo asciutto ed essenziale, con dignità .
Perché è così che Lee Chandler ha scelto di vivere il suo dolore: astraendosi, celandolo, vivendo il necessario, cercando una strada che renda meno sanguinolente le ferite. Necessitato a tornare nel paese in cui la sua vita si è fermata anni prima, deve riconoscere ancora quei luoghi come luoghi di ricordi e di dolore, nei quali non può restare. La vicinanza del nipote, Patrick, Interpretato da Lucas Hedges, giudicato dai critici una vera rivelazione, lo aiuterà in parte a sistemare meglio i ricordi, a chiudere forse con i rimorsi, ma non di certo a smettere di soffrire per quel che ha perso e che sta lì, in quelle tre cornici avvolte nella coperta di pile che lo seguono ovunque e che in fondo sono l’unica ragione che ancora lo tiene in vita .
Ecco perché non ti perdi neanche un sospiro di questo bel film, tra cielo e mare, sulle note di una bellissima colonna sonora e torni a casa pensando che tu al suo posto non ce la faresti .
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