di Antonella De Francesco
Innamorata dell’amore e ostinatamente alla sua ricerca, così ci appare la splendida Juliette Binoche, nell’ultimo film di Claire Denis, “L’amore secondo Isabelle”, tratto dal romanzo Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes . Uno spaccato della fugacità delle relazioni sentimentali ai giorni nostri di separati e non di mezza età, tra indecisioni, incomprensioni, illusioni e instabilità, strappi, fughe e ritorni.
La fragilità delle donne cinquantenni che non sono disposte ad accettare che l’amore potrebbe anche non arrivare più e che non è colpa di nessuno, men che mai loro. L’incapacità di smettere di pensare di avere quel quid in più (fascino e intelligenza) che sarà determinante a ribaltare qualunque situazione a loro favore. Il voler cercare a tutti i costi una spiegazione a ciò che muove l’inizio di una relazione e che ne determina la stabilità. Il tentativo maldestro e naïf di molte di noi quando cercano di emulare gli uomini nella loro eccelsa e impareggiabile capacità di saper separare il letto dal resto, di tenere i sentimenti fuori dalla vita del quotidiano, di restare illesi in più relazioni contemporaneamente, per la semplice ragione che, ci piaccia o no, uomini e donne sono profondamente diversi.
La ricerca dell’emozione a cinquant’anni deve fare i conti con le macerie del passato, con le ferite mai guarite, con il tempo che scarseggia nelle nostre vite già organizzate e che in qualche modo hanno trovato un minimo equilibrio. Isabelle perde spesso l’equilibrio, lasciandosi cullare dall’illusione che ogni volta sarà quella giusta. Trascurando, come sarà capitato a tutte noi almeno una volta, di dare il giusto peso ad elementi assai evidenti che condizionano già in partenza certi incontri.
Con il suo ritmo lentissimo questo film francese più di tutti i film francesi per inquadrature, ambientazione, riprese per strada alla François Truffaut, vi farà sicuramente discutere, soprattutto per il suo finale a sorpresa in cui Gerard Depardieu svela il segreto (non tanto segreto ai più accorti di noi) alla base, se non della felicità, almeno della serenità delle donne: amiamoci prima di amare.
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