di Gaetano Perricone
Non posso fare a meno di scrivere di Ninè sul mio blog. Non posso limitarmi a un post su feisbuc, pure molto caloroso come quello che ho scritto stanotte, di getto e di “pelle”, dopo l’entusiasmante serata musicale di Belpasso.
Non ne posso e non ne voglio fare a meno perché mi sento ancora fortemente ispirato. Non può non esserlo un infinitamente appassionato, un cultore assoluto di Fabrizio De Andrè come lo sono io, 62enne giornalista anzianotto cresciuto con le canzoni, con le poesia, con le idee, con lo spirito libero del meraviglioso poeta genovese, a “pane e De Andrè“, come mi piace dire ogni tanto. Uno come me che ancora oggi, ancora ieri sera, si sente accarezzare il cuore quando le ascolta e le canta a squarciagola.
Ecco, ieri sera mi è successo di chiudere gli occhi … e ascoltare, come mi accadde l’ultima volta dal vivo tanti anni fa al Teatro Biondo di Palermo in un Suo magistrale concerto, la voce, calda e profonda, autentica di Fabrizio De André. È successo a me e, credo di non sbagliare, ai tantissimi che hanno strariempito lo storico pub “Height Horses” di Belpasso, ascoltando per più di due ore le magistrali esecuzioni del talentuosissimo Ninè Ingiulla, il trentatreenne protagonista della serata-tributo al grande Fabrizio, originario di Biancavilla e residente a Brescia.
Un crescendo di brividi e, come ho detto, di carezze per l’anima. Cominciate con Hotel Supramonte e finite con Il Pescatore, secondo tradizione cantata con tutto il pubblico, passando per Amico fragile, Se ti tagliassero a pezzetti, Il giudice nano, Rimini, Canzone dell’amore perduto, Il testamento di Tito, Creuza de Ma e altri straordinari capolavori del cantautore genovese.
E quella voce, la calda voce di Ninè Ingiulla. Finora più simile a quella di Fabrizio De André che io abbia mai ascoltato, credetemi. Azzardo, consapevole di non azzardare troppo: perfino più simile di quella del figlio Cristiano. “De Andrè va eseguito, non interpretato”, mi ha correttamente puntualizzato questo simpatico ragazzone, siciliano al nord come tanti suoi coetanei, quando sono andato a salutarlo per conoscerlo e complimentarmi. Mi ha raccontato che la scintilla che lo ha fatto diventare cantore deandreiano è scoppiata quando aveva 14 anni, ascoltando la bellissima Disamistade ; da allora è stato un continuo lavoro di approfondimento e perfezionamento, sui pezzi e della voce, che oggi lo porta davvero ad essere considerato uno dei migliori, forse il migliore “esecutore” di De Andrè sulla piazza, al punto che, come racconta il nostro eroe con un pizzico di orgoglio, è stato di recente contattato dalla Rai per prendere parte a un documentario sul cantautore-poeta. Riporto qui, con estremo piacere e perché aiuta a capire ancora meglio chi non ha avuto la fortuna di esserci, il commento social del mio amico Yuri Furnari, eccellente direttore d’orchestra, uno che di musica se ne intende assai e che ieri non è voluto mancare all’appuntamento con Ninè: “Questo è uno dei pochi casi che lo vedi e non ci credi. Ieri ho fatto fatica ad associare quella voce, a me troppo familiare, a quel volto. Impressionante”.
Quasi inutile sottolineare che per me, “deandreiano” di ferro, è stata una serata davvero magica e piena di emozioni sentite e cantate. Il modo migliore, più bello e caloroso, per ricordare il carissimo, indimenticabile Turi Piana, amico e persona speciale, che di Fabrizio era anche lui grande ammiratore e che fu il “papà” di “Otto cavalli” a Belpasso, questo bellissimo e suggestivo locale – un pub dove mangi e bevi, ma soprattutto dove stai benissimo -che ebbi il piacere di conoscere aperto da poco vent’anni fa, all’inizio della mia esperienza lavorativa sull’Etna e che oggi è portato avanti in modo molto brillante, con infinito impegno e passione, dalle figlie di Turi, Francesca e Sara e da un eccellente staff.
Per la cronaca, Ninè Ingiulla ha continuato a stupirci a sorpresa con altre formidabili “esecuzioni” di pezzi storici di grandissimi artisti, come L’uomo in frac di Domenico Modugno e Rimmel di Francesco De Gregori. Per me è un fuoriclasse completo, con una voce sublime, che merita grandi palcoscenici. Sono felicissimo di averlo ascoltato e conosciuto e sono certo che sentiremo parlare di lui, ancora è molto giovane. Glielo auguro di vero cuore, ad maiora Ninè !
Nelle foto che ho scattato ieri sera nell’atmosfera calda e suggestiva di “The Eight Horses”, alcuni momenti di quello che è stato un vero e proprio, splendido concerto di Nine’ Ingiulla, con un enorme grazie al protagonista e alla carissima Francesca Piana, con la quale ci siamo riabbracciati commossi, nel ricordo del grande Turi Piana. Le sono estremamente grato, insieme alla sorella Sara, per avermi regalato una serata davvero memorabile … e l’ultimo, gustosissimo bicchierino di Spinamara, il mitico amaro al ficodindia, arancia rossa e cardo selvatico nato da una idea delle sorelle Piana, di cui Turi andava fiero e che da solo vale una visita agli “Otto Cavalli”.
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