di Antonella De Francesco
Se avete voglia di ricominciare la stagione cinematografica alla grande, non perdetevi l’ultimo film di Hirokazu Kore-Eda, vincitore della Palma d’oro al 71 esimo festival di Cannes, dal titolo Un affare di famiglia.
Il film giapponese ha le stesse atmosfere un po’ rarefatte dei libri di Haruki Murakami, quella stessa attenzione per i rapporti umani che scaturiscono dal nulla e che invece compiono destini inimmaginabili, per la felicità delle piccole cose, per le cicatrici che gli adulti si portano dietro fin dalla più tenera età. Tutto in questo affresco è poetico, persino le brutture, gli errori e misfatti dei protagonisti, che pur se colti in flagrante mentre vivono di espedienti ai margini della società, non perdono mai la luce, la purezza e la verginità della loro primordiale umanità.
Il regista sapientemente affida ai bambini la capacità di spiegare, attraverso i loro semplici gesti e i loro sguardi, la complessità dei legami affettivi. Con movimenti di camera semplici e compositi, carrellate laterali e inquadrature orizzontali e ravvicinate di interni angusti e squallidi viene ritratta la quotidianità di una “famiglia” che a poco a poco si svelerà sempre meno “convenzionale”, ma assolutamente capace di custodire e proteggere i suoi componenti e di assicurare loro l’affetto e la dolcezza di cui tutti, per ragioni diverse, sono stati privati. La solidarietà tra i non consanguinei genera un nido perfetto per loro che i consanguinei non li hanno mai conosciuti o dai quali hanno subito solo violenze e abusi .
Spazi sporchi e disordinati e periferie degradate non bastano a frenare i sogni di chi non ha nulla da perdere, perché molto ha già perduto. Si può essere padre e madre senza esserlo realmente e fratelli e sorelle senza avere gli stessi genitori. Legami forti, ma in contrasto con la legge degli uomini con cui dovranno fare i conti tutti i protagonisti. Ma tutti, davanti alle leggi convenzionali e ottuse della società, avranno reazioni nipponicamente misurate e, senza schiamazzi, reagiranno con un filo di voce, con lo sguardo fisso e perso verso il futuro che si prospetta o col sorriso rassicurante di chi non si è comunque pentito per ciò che, con pienezza, ha dato e ricevuto .
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