di Santo Scalia
Mompileri, uno dei tanti casali del versante meridionale dell’Etna, era famoso non solo in Sicilia, ma anche in Italia ed in Europa, per la presenza di tre bellissime statue. La catastrofe avvenne il 12 di marzo del 1669: dopo tre giorni d’intensi terremoti l’Etna si aprì il giorno 11, lunedì, presso il Monte della Nocilla ed il Monte Fusara, poco a nord-ovest di Nicolosi. La lava cominciò a scorrere copiosa, e il giorno dopo distrusse, ricoprendolo, il casale di Mompileri.
Gli abitanti ebbero poche ore per porre in salvo le proprie vite e quei pochi beni che possedevano. Cercarono di portar via le famose statue di marmo dell’Annunciazione e la statua lignea di San Michele Arcangelo, che si trovava in una cappella lì vicino, ma furono costretti a rinunciare a salvare la statua della Madonna delle Grazie, che fu lasciata lì dove si trovava, sull’altare a destra nella navata laterale. Furono poi costretti ad abbandonare tutte le statue che tentavano di salvare, pressati dall’incalzare del fiume di fuoco. Il 12, martedì come oggi, il paese di Mompileri non c’era più.
Scrittori contemporanei ci hanno lasciato delle descrizioni di queste statue, sottolineandone la squisita fattura e la bellezza; Carlo Mancino, nel suo scritto “Narrativa del fuoco uscito da Mongibello il dì undici di Marzo del 1669”, così ci descrive quelle opere:
«[…] Chiesa di Nostra Signora Annunciata. Chiesa bellissima, e molto grande, nella quale vi erano tre Statue di finissimo marmo, di grandezza del naturale. Una del Angelo Gabriele, l’altra di Nostra Signora Annunciata, e la terza della Regina delle gratie col bambino in braccio. Tutte, e tre di sì bella, ed esquisita manufattura, che prescindendo d’essere Statue Sacre, valutavano più di centomila scudi, per essere state le più belle statue di tutta Italia; che per ammirarle, havevano venuto li primi Scultori, e Pittori d’Europa, stimandoli d’ogni perfettione; fuorche
Manca il parlar divino, altro non chiedi, Ne manca quest’ancor, s’àgli occhi credi.»
Anche il contemporaneo Tomaso Tedeschi nel “Breve raguaglio degl’incendi di Mongibello avvenuti in quest’anno 1669” ci ha lasciato una ammirata descrizione delle statue:
«[…] quelle tre belle statue, che eran stupore dell’arte; se pure da humane, e non d’Angeliche mani furono scolpite; e rappresentavan queste, una l’Arcangelo Gabriello, che con volto di paradiso recava alla Vergine il felice annuncio della Maternità Divina: l’altra la Vergin Donna, che già fatta Reina del Cielo,e della Terra con humilissimo titolo di schiava del Signore alla grand’opera dell’Incarnatione dava prontamente l’assenso; la terza la medesima Vergin Madre, che chiamano della Gratia, tenente in braccio l’Autor d’ogni gratia Giesù Bambino. […]».
«eran stupore dell’arte; se pure da humane, e non d’Angeliche mani furono scolpite»: queste stesse parole furono riprese anche da Giovanni Andrea Massa, nell’opera Della Sicilia, grand’isola del Mediterraneo, in prospettiva il Monte Etna, o Mongibello del 1708:
«[…] ma sopra ogni altra, lagrimevole fu la perdita di tre Statue marmoree nella Chiesa maggiore della Terra di Monpileri; così belle, che al dire del Tedeschi, Erano stupore dell’arte; se pure da humane, e non da Angeliche mani furono scolpite; rappresentava una di quelle l’Arcangiolo Gabriello, che recava il felice annuncio della Maternità divina alla Vergine Maria, effigiata nella seconda Statua; e la terza era dell’istessa Vergine Madre sotto titolo della Gratia, che teneva nelle braccia l’Autor di ogni gratia, Giesù bambino. […]»
Come dovesse apparire il gruppo marmoreo dell’Annunciazione possiamo vederlo grazie ad un affresco posto sulla parete esterna del primo Santuario, edificato sulla colata lavica, proprio sopra alla chiesa distrutta, nei primi anni del ‘700.
Un’altra riproduzione del gruppo marmoreo, attribuita al pittore acese Giacinto Platania, si può ammirare presso la Chiesa Maria SS. Annunziata, proprio nel paese di Massannunziata: l’Arcangelo Gabriele sta a sinistra, in atto di inginocchiarsi e porgere dei gigli in mano (simbolo della castità e della purezza); Maria, a destra, sorpresa dalla novella, quasi si schermisce ed è raffigurata con una corona sul capo.
Nel 1678, ad Amsterdam, vedeva la luce la terza edizione della famosissima opera Mundus Subterraneus di Athanasius Kircher (di lui abbiamo ampiamente trattato su questo blog, ilVulcanico.it, il 3 giugno scorso). In questa nuova edizione, la prima dopo il catastrofico evento, Kircher dà una concisa descrizione degli eventi accaduti in Sicilia, e sottolinea anch’egli la bellezza e la fama delle statue perdute.
Ancora una descrizione delle mirabili statue la troviamo nella Cronaca del Canonico Pasquale Calcerano, cronaca manoscritta del 1752 e pubblicata nel 1929 dal Canonico Vincenzo Raciti Romeo «per accrescere il patrimonio della storia di Acireale»:
«Lo Foco caminò nella Terra di Mompileri, che arrivava a n.° 3 M[ila] Anime, […] et quello che più importa, ricchissima di Statue di Marmo. […] La merviglia di dette statue [era] che havendo venuti Spagnoli, Francisi et altri, non pottero mai copiari il vestito di detto Angelo, basta qui, direi, che foro la maraviglia di tutta Italia, et più […]».
Terminata l’eruzione (nel luglio del 1669), alcuni esploratori, battendo le sciare per vedere cosa fosse eventualmente rimasto del paese distrutto si ritrovarono, in una dagala a poche decine di metri dalla cappella, intatta la statua lignea di San Michele Arcangelo! La statua oggi si può ammirare nella Chiesa di Massannunziata, paese nato per opera dei profughi di Mompileri.
Così come auspicato dal Tedeschi già nello stesso 1669, in seguito a vari scavi e tentativi, il 18 agosto 1704, fu finalmente ritrovata la statua della Madonna delle Grazie, oggi posta sull’altare maggiore del Santuario, e universalmente nota come la Madonna della Sciara.
Vani risultarono i tentativi di ritrovare le statue marmoree, attribuite, come scrivono sia il Mancino, sia il Calcerano, allo scultore Antonello Gagini (Palermo 1478 – 1536). Quasi tre secoli dopo, nel gennaio del 1955, casualmente, in una cava di terra rossa (ghiara), affiorarono alcuni frammenti di marmo… e fra questi, le due teste del famoso gruppo marmoreo. Oggi sono custodite in una teca posta nel piccolo museo annesso al Santuario della Madonna della Sciara.
La Fotogallery riporta dei primi piani delle statue di cui abbiamo trattato ed i frontespizi di alcune delle opere consultate.
Con il titolo: ciò che rimane del gruppo dell’Annunciazione (Foto S. Scalia)
(Gaetano Perricone). Abbiamo deciso di celebrare così sul nostro blog questo 12 marzo 2019, giorno del 350esimo anniversario mompilerino: con questa ancora una volta bellissima e straordinariamente documentata narrazione del grande Santo Scalia, dedicata alla storia delle tre mirabili opere. Oggi, nel suggestivo Santuario della Madonna della Sciara, sarà giornata di commemorazione, preghiera e veglia della comunità di fedeli, con un Annullo Filatelico dedicato all’evento che sarà disponibile presso l’ufficio del Santuario (dalle 14 alle 20), mentre una visita guidata del Santuario stesso dal titolo “A Massa Annunziata, tra le memorie mariane dell’eruzione”, a cura del CAI, in collaborazione con Pro Loco di Mascalucia e Mascalucia Doc, è in programma sabato 16 marzo, con inizio alle ore 9. Saranno davvero tante le iniziative e gli eventi, religiosi e culturali, che si protrarranno fino a settembre prossimo per celebrare questo anno speciale, promosse con grande impegno e attenzione dal gruppo di lavoro brillantemente guidato dal rettore del Santuario Padre Alfio Giovanni Privitera; tra di essi, anche la prima edizione del Concorso artistico-letterario “Mompileri, 350esimo anniversario dell’eruzione del 1669. Tra parole e immagini” (testo letterario, saggio giornalistico, poesia, disegni e opere artistiche, fotografie e opere multimediali), anno scolastico 2018-2019, ideato da Marisa Mazzaglia e riservato a tutti gli studenti delle scuole primarie e secondarie di I e II grado. Oltre a stimolare una riflessione sui temi della speranza e della rinascita, il concorso vuole “porsi come significativa opportunità per una più approfondita conoscenza del territorio, spesso poco noto alle giovani generazioni, e momento di promozione della cultura locale nelle scuole di ogni ordine e grado, partendo proprio da quelle che circondano l’Etna, in quei territori che conservano la memoria storica dell’eruzione del 1669”.
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