di Francesco Palazzo
Fidel Castro è morto. Notizia attesa, ma nello stesso tempo una grande sorpresa. L’annuncio della morte è stato dato con evidente commozione dal fratello Raul nel cuore della notte, con un comunicato trasmesso dalla televisione cubana, concluso con la celeberrima frase: “Hasta la victoria siempre”. Fino alla vittoria, sempre …
Il film di settant’anni di storia ha cominciato a scorrere nella mente e nel cuore.
Castro era il lider maximo della rivoluzione cubana, la rivoluzione del popolo cubano contro l’affarismo ed il malaffare della malavita cubana. L’isola, all’epoca della vittoria dei barbudos, era guidata da Fulgencio Batista, uomo corrotto e burattino nelle mani degli americani e della malavita internazionale, principalmente rappresentata da “cosa nostra”. Indimenticabile è la sequenza del film “Il Padrino, parte seconda” che riporta proprio gli avvenimenti della notte del capodanno 1959 mentre le grandi “famiglie” americane si apprestavano a sviluppare malaffari con la famiglia Batista.
Fidel era nato il 13 agosto 1926 da famiglia di agricoltori benestanti; aveva studiato dai gesuiti e si era laureato in giurisprudenza. La sua carriera rivoluzionaria inizia nel 1952 allorquando prende il potere Fulgencio Batista con un golpe tipicamente sudamericano e Castro chiede di avere riconosciuto il su diritto all’elettorato passivo. Il suo ricorso però viene rigettato. Questa cosa lo convince dell’assenza di democrazia e di giustizia nel governo dell’isola, che ritiene sottomessa ad una dittatura, e quindi lo spinge ad organizzare una protesta armata contro Batista. Tale protesta si rivela, però, un grosso fallimento e porta alla uccisone di circa ottanta dimostranti. Castro viene arrestato e condannato a quindici anni di carcere. Fu in quella occasione che, davanti ai giudici che gli leggevano la sentenza, pronuncia la famosa frase: “Condannatemi pure, la storia mi assolverà”.
Nel 1955 a seguito di un’amnistia decide di accettare di andare in esilio in Messico e poi negli Stati Uniti. Nel 1956 rientra clandestinamente a Cuba ed organizza la guerriglia. Al suo fianco un argentino di grande umanità e carisma, Ernesto “che” Guevara. La lotta comincia a portare i suoi frutti e nonostante l’inferiorità di uomini e mezzi, il comandante Castro riesce ad ottenere una serie di vittorie che portano il suo movimento a rovesciare Batista, il quale nella notte del Capodanno 1959 abbandona Cuba per riparare negli Usa.
Da quel momento comincia la realizzazione delle idee comuniste che la rivoluzione d’ottobre aveva lasciato in sospeso. Castro riesce a fermare l’emorragia di risorse verso gli Usa e comincia ad organizzare il nuovo stato a Cuba, avviando le grandi espropriazioni e nazionalizzazioni. La perdita dei grossi affari da parte degli americani, che in un primo momento avevano riconosciuto il nuovo presidente ed avevano tentato di attirarlo alla loro causa, fa sì che tutto il mondo “democratico” si rivoltasse contro l’esperienza autonomista di Castro.
Cuba comincia ad approvvigionarsi di petrolio dall’URSS non acquistandone più dalle Sette Sorelle. Castro, sfruttando abilmente anche l’esempio del presidente egiziano Nasser, si rivolge pertanto all’Unione Sovietica, firmando diversi contratti di interscambio economico con Nikita Krusciov. Ciò porta gli USA del presidente Kennedy a tentare nel 1961 una goffa invasione di Cuba, con lo sbarco dei marines alla Baia dei Porci, sbarco soffocato facilmente dalle forze rivoluzionarie cubane e prima grande débacle internazionale del democratico giovane presidente.
Altro momento di forte attrito con il gigante americano si ha con il dislocamento delle basi missilistiche sovietiche con testate nucleari a Cuba, di fonte alle coste americane. Tale crisi, che portò il mondo sull’orlo di una nuova guerra mondiale, si risolve con la forte mediazione di Papa Giovanni XXIII tra Kennedy e Krusciov e portò al ritiro dei missili.
Dopo che Castro dichiara pubblicamente di essere marxista-leninista e che Cuba aveva adottato il sistema economico e politico comunista, gli USA prendono atto dell’impossibilità di piegare il paese al sistema americano. Da allora la CIA comincia a finanziare, supportare ed appoggiare attentati terroristici contro l’isola e contro la persona di Castro. Tale azione è durata per decenni, tanto che si dice che il Presidente sia sfuggito a ben 638 attentati. Di contro, Cuba tenta di esportare il proprio modello in diverse regioni del Sud America e dell’Africa. Nel 1967, in una di queste azioni, in Bolivia, perde la vita combattendo il Comandante “Che” Guevara. L’azione politica interna si sviluppa lungo un filo tipicamente “comunista”, con l’alfabetizzazione generalizzata ed il sistema sanitario aperto a tutti gratuitamente. Di contro, l’azione sviluppata dagli Usa avverso al governo cubano, culminata con un embargo sempre più stringente, impoverisce notevolmente la nazione e peggiora grandemente le condizioni di vita del popolo. Ma il popolo e la rivoluzione non si piegano.
Dal punto di vista politico internazionale, i rapporti più stretti sono stati con l’Unione Sovietica fino alla caduta del muro di Berlino. Con Gorbaciov Castro ha avuto un rapporto caratterizzato da sentimenti altalenanti. Gli ha riconosciuto le buone intenzioni di rendere migliore il comunismo ma di avere ottenuto il risultato opposto. I rapporti con la Cina sono sempre stati tesi, in quanto Castro si è sempre dichiarato filosovietico, con il punto più basso toccato nel 1979 allorquando Pechino invase Hanoi. Castro infatti era il leader dei paesi non allineati ed era molto vicino ai vietcong, che incarnavano la filosofia castrista ed erano usciti vincitori nello scontro con i capitalisti americani.
Il suo propugnare i diritti dei più deboli, aveva nel tempo riavvicinato le sue posizioni a quelle della chiesa cattolica, tanto è vero che, dopo averlo incontrato nel 1996 in Vaticano, nel 1998 Castro riceve a Cuba con tutti gli onori Papa Wojtyla con il quale si intrattiene lungamente ed assiste addirittura alla Messa: “Il Papa abbraccia con il cuore e la sua parola di incoraggiamento tutti coloro che subiscono l’ingiustizia”. Fidel Castro era seduto in prima fila accanto a Gabriel Garcia Marquez. ‘El Comandante’ non aveva più assistito a una Messa da 53 anni.
Poi, nel 2012 incontra a Cuba anche Papa Ratzinger e nel 2015 addirittura Papa Francesco va a visitare a domicilio Fidel Castro. Ciò a dimostrazione intanto che non è vero che Castro era stato scomunicato da Papa Giovanni XXIII (il Papa Buono era per l’inclusione e non per l’esclusione, e poi tale circostanza è testimoniata nelle memorie del Card. Capovilla), e della grande considerazione per la sincera lotta a favore dei più deboli che ha sempre animato il Lider Maximo nella sua vita. E’ proprio l’azione di Papa Francesco che spinge Castro ad un riavvicinamento con gli Usa. Cosa poi avvenuta con il grande passo del presidente Obama a tutti noto.
Nel mondo, le reazioni alla notizia della morte del novantenne presidente Castro sono state le più contrastanti, dal grande cordoglio espresso dalla stragrande maggioranza delle nazioni alla grande gioia espressa dai cubani fuoriusciti e stabilitisi in Florida, principalmente a Miami. Questi ultimi sono i cubani che furono cacciati dalla revolucion e che ebbero espropriati i beni.
In definitiva dell’uomo si può tracciare un bilancio in chiaroscuro con elementi positivi e negativi. La sua capacità di rovesciare il dittatore che molti altri paesi dell’America latina non hanno avuto, avendo dovuto aspettare decenni prima di riuscire a liberarsi dai loro oppressori, tutti – guarda caso – “democratici” presidenti filo americani. L’avere portato il mondo sulla soglia all’olocausto nucleare con l’offerta dell’isola all’URSS per impiantarvi le basi missilistiche. L’immagine di Cuba, una piccola isola, capace di resistere contro tutto il mondo e soprattutto contro il gigante americano, contro i potentissimi “imperialisti yankees”, che hanno sempre accusato Castro di pesanti violazioni dei diritti civili, laddove poi proprio gli USA mantengono la base di Guantanamo, che non è certo l’espressione migliore di tutela dei diritti umani.
Certamente ci sono contraddizioni nella storia di Castro, ma non dobbiamo sottacere che ci sono contraddizioni nella storia di tutti i paesi. Senza dubbio, nell’immaginario collettivo resteranno di Castro la capacità di rovesciare il dittatore e di portare avanti gli interessi del suo popolo, caratteristiche che hanno da sole infiammato gli animi di tutti i giovani che hanno visto in lui il condottiero che bisognava seguire per il raggiungimento degli ideali di libertà, di democrazia e di giustizia.
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