di Antonella De Francesco
Se avete voglia di restare incollati davanti allo schermo in preda all adrenalina e col fiato sospeso, non perdetevi l’ultima fatica di Luca Guadagnino con l’ incredibile sceneggiatura di Justin Kurutzjes: Challengers, ovvero il tennis come metafora di relazioni. Relazioni tra due amici tennisti, Patrick e Art e una splendida lei, interpretata dall’attrice Zendaya nei panni di Tashi.
In Chiamami col tuo nome, che resta il mio preferito, Luca Guadagnino ci svela il significato più profondo e più sensuale del dono d’amore: mettere la propria anima nelle mani dell’altro, espropriandosi di tutto, persino del nome, fondendo la propria identità con quella di chi si ama. In Bones and all, Maren e Lee, i due protagonisti , scoprono di amarsi e capiscono che l’amore è l’unica possibilità per venire fuori insieme dalla comune dipendenza, di dominare i loro oscuri appetiti e trovare un rifugio nel quale non sentirsi giudicati ma aiutati, il sostegno per non ricaderci più, per tornare “normali“
In Challengers , il regista si spinge ad esplorare il campo dell’attrazione pura e semplice (non meno totalizzante dell’amore) e delle sue cause scatenanti. Il film è incentrato sulla circolarità dell’attrazione tra i tre protagonisti, in cui lo sguardo di Tashi (fuori campo o in primo piano) è sempre al centro del campo e delle loro vite: lei ne condiziona gli umori e le esistenze e perfino i destini. Non si tratta di trofei, la vera posta in gioco è lei e il sottile gioco dell’attrazione travalica le comuni regole di politically correct tra i due amici .
Al ritmo serrato di sfide riprese da tutte le angolazioni e con ogni mezzo possibile che, sovvertendo le regole delle riprese del tennis tradizionale, non si svolgono quasi mai in silenzio, ma hanno sottofondi musicali techno ed incalzanti, i tre mettono in campo le loro esistenze. Ogni punto ha una valenza enorme, disegna scenari , scatena pensieri tra i due sfidanti e lascia noi spettatori sospesi come in un thriller di altissimo livello.
La scena finale è bellissima e geniale e non ve la racconto, ma fa ritrovare il senso di qualcosa di più grande. Al di là degli errori, delle omissioni, degli scontri, l’amicizia si nutre essenzialmente di lealtà. Quando i due sfidanti la ritrovano, riscoprono il senso dell’amicizia che avevano smarrito e la loro sfida può finalmente essere giocata all’ultimo sangue. Ma attenzione , una volta che tutte le carte sono sul tavolo, anzi sul campo, una volta che nessuno ha più nulla di non detto, il film finisce! Game, set, match.
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