di Antonella De Francesco
Ci sono film riusciti e film necessari, che pure restano indelebili al di là del valore strettamente cinematografico, per il tema che trattano. È quello che accade nell’ultima fatica del regista calabrese Gianni Amelio, dal titolo “La tenerezza”, tratto dal romanzo di Lorenzo Marone ( La tentazione di essere felici).
Il protagonista, Lorenzo, un anziano avvocato, magistralmente interpretato da Renato Carpentieri e coadiuvato dalle solide interpretazioni di Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Greta Scacchi e Micaela Ramazzotti nei rispettivi ruoli, hanno tutti un problema di “tenerezza”. Sentimento naturalmente presente nei bambini e negli anziani, che sovente lo riscoprono proprio nel rapporto con i nipoti o con i giovani in generale, cosa è esattamente la tenerezza ? Un dono, una qualità, una fragilità, un ostacolo o la soluzione ? Cosa capita a chi ne è stato privato? E cosa succede a chi l’ha semplicemente omessa, dimenticandola nei gesti e nelle parole di una intera esistenza ?
Verso gli altri ma soprattutto verso noi stessi, sembra volerci dire Amelio, dobbiamo provarla questa benedetta tenerezza, anche nel saperci perdonare, cancellando le ombre scure di una vita. Ci sono molte mani che si cercano nel film e si tengono fino alla fine, perché in fondo è questa la tenerezza, quel sapersi sostenere con poco: uno sguardo, un sorriso, quel “tornare” ad amare ogni volta che ce ne siamo dimenticati, tornare alla “casa che sta dietro di noi”, tornare a quel momento preciso in cui l’abbiamo persa per farla rinascere.
Le splendide inquadrature a camera fissa di Bigazzi rendono il messaggio diretto e semplice sullo sfondo di una Napoli caotica che pervade le case, le strade, i cortili e ogni singolo gesto e parola di chi ci vive da sempre o da poco . Inquadrature di volti e di emozioni , sentimenti velati e svelati con immagini che il più delle volte ritraggono i singoli personaggi, perché in questo viaggio alla riscoperta di ciò che ci è mancato, siamo, quasi sempre, soli .
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