Questi sono i luoghi in cui sono ambientate le vicende narrate dal grande scrittore catanese Giovanni #Verga nel suo romanzo epistolare “Storia di una Capinera”.Tutto ciò farà da prestigiosa cornice per trascorrere una piacevole giornata all’insegna dell’#escursionismo a piedi e a #cavallo, della cultura e della buona compagnia.
Ecco il dettaglio del programma:
– ore 9.30 arrivo e visita della struttura;
– ore 10.00 partenza dell’#escursione “I boschi e le vigne di Monte Ilice”, accompagnati da guide ambientali escursionistiche dell’AIGAE (non adatto ai bambini);
– dalle ore 10.00, per chi vuole, è possibile montare i cavalli dell’ASD “Amici del Cavallo”;
– ore 11.00 partenza dell’escursione “Il periplo di Monte Ilice”, accompagnati da guide ambientali escursionistiche #AIGAE (adatto ai bambini);
– ore 11.30 laboratorio didattico per i più piccoli;
– ore 12.30, rientro presso il Punto Base n° 20 e degustazione di prodotti tipici a KM 0 offerta dall’Associazione NeT;
– ore 13.30 pranzo su prenotazione a cura del ristorante Casa della Capinera o in alternativa pranzo al sacco;
– ore 16.00 presentazione delle attività 2017/18;
– ore 16.30 partenza dell’escursione “Il periplo di Monte Ilice”, accompagnati da guide ambientali escursionistiche AIGAE (adatto ai bambini);
Per info e prenotazioni contattate l’Associazione NeT
cell. + 39 3382993077 o via e-mail all’indirizzo [email protected]
di Luciano Signorello
Nel mese di febbraio del 1992, presso gli uffici del Parco dell’Etna, si presentò una signora che chiedeva espressamente di parlare con il signor Luciano Signorello: era mandata dal Maestro a chiedere delle notizie espressamente a me medesimo. In quei giorni ero in ferie, chiese quando sarei rientrato e lasciò detto che sarebbe ritornata perché aveva urgenza di parlare con me.
Al mio rientro alcuni colleghi mi informarono della visita. A metà mattinata si presentò una signora molto gentile dall’accento romanesco. Mi disse che faceva parte dello staff di scenografia di un film che il Maestro avrebbe girato nel Catanese. Pensando a una richiesta di nulla osta per l’accesso dei mezzi in zone del Parco per le quali è richiesta l’autorizzazione, gli dissi che non c’era bisogno di aspettare me, ma si sarebbe potuta benissimo rivolgere agli uffici competenti e magari avrebbe già avuto l’autorizzazione necessaria. La signora mi rispose che non era una questione di autorizzazione, che tra l’altro lei sconosceva questa procedura, ma il Maestro l’aveva mandata a Catania con la mission esclusiva di cercare me.
La storia mi sembrò una stranezza e cominciai a chiedere chi fosse il Maestro e che film intendesse girare. Pensavo a un cortometraggio di qualche autore emergente. La signora mi rispose candidamente che il Maestro in questione rispondeva al nome di Franco Zeffirelli e che il film era tratto da Storia di una Capinera di Giovanni Verga. Allora io gli dissi che sicuramente aveva sbagliato persona perché io Zeffirelli lo avevo visto qualche volta in televisione e non ricordavo di averci mai avuto a che fare. Certo, sapevo chi era e anch’io l’avevo sempre considerato un maestro, soprattutto nella scenografia e nella regia di opere liriche. In ogni caso non avevo mai avuto il piacere di incontrarlo, manco da lontano.
Rendendosi conto del mio stupore, la signora approfondì la discussione dicendomi che il Maestro aveva ricevuto in regalo un mio libro di foto intitolato Etna, un ritratto del vulcano. Avendone apprezzato le foto, la risoluzione, la scelta dell’inquadratura, la luce, aveva ordinato di cercarmi e di propormi una collaborazione per effettuare le riprese.
Intanto dovevo riprendermi, io. Chiesi lumi alla signora, che mi rispose porgendomi prima due copie del romanzo e due copie della sceneggiatura: uno per leggerlo, uno per gli appunti. Praticamente mi aveva ingaggiato, senza il mio assenso, che in ogni caso era tacito: già questo colloquio mi sembrava un film.
Avevo distrattamente letto il romanzo di Verga a scuola. Ovviamente cominciai la lettura: una, due, tre volte. E poi gli appunti, le correzioni, la sceneggiatura, la verifica delle location in vista dell’incontro con il Maestro che avrei avuto da lì a poco. Il problema principale era trovare la “Casa della Capinera” sull’Etna e la strada che la raggiungesse da Catania(negli appunti della sceneggiatura c’era scritto un minuto e cinquanta di montato).
Nel mio girovagare – libro, sceneggiatura e attrezzatura fotografica al seguito – arrivai sopra Trecastagni, alla base di monte Ilice: vigneti, frutteti, terrazzamenti, trazzere, un borgo di piccole case padronali e qualche palmento. Dal basso vidi un edificio che attirò la mia attenzione, posteggiai la macchina e cominciai a leggere la parte di romanzo che descriveva l’area della casa di campagna del padre di Maria: ci poteva somigliare. Cominciai a salire per una ripida trazzera che, non essendo percorsa da parecchio tempo, vi lascio immaginare in che stato si trovasse. Dopo circa mezz’ora arrivai sul pianoro in cui si trovava l’edificio. Mi accorsi che c’ero già stato altre volte con la macchina, da un’altra strada, per fotografare i castagni. Mi sedetti sul muro della cisterna per riposarmi e ricominciai a leggere il libro e la sceneggiatura per fare le foto.
Al grigiore dei «muri anneriti» degli spazi angusti e delle severe regole di condotta, si oppone «una bella casetta posta sul pendìo della collina». In quest’atmosfera solare, la protagonista viene appagata nel «godere coteste benedizioni che il Signore ha date a tutti: l’aria, la luce, la libertà!». Anche la descrizione dell’area circostante riesce a rappresentare il comprensorio, descrivendo i vigneti e i frutteti della zona, nonché le masserie, allora tutte abitate fino «in fondo alla valle», dove, in una di queste, viveva e lavorava il giovane di cui Maria si invaghì.
Tutto corrispondeva alla descrizione di Verga, almeno secondo me.
Arrivò il giorno dell’incontro con il Maestro. Ovviamente all’inizio ero molto intimidito, ma lui esordì dicendomi che sapeva scegliere bene i suoi collaboratori. Questo mi fece prendere coraggio e cominciai a parlare, a mostrare gli scatti fotografici che avevo preparato e le descrizioni dei luoghi. Approvò tutto e cominciammo i sopralluoghi.
Arrivammo alla casa, in contrada Cicirello. Appoggiato al muricciolo della cisterna, il Maestro cominciò a recitare a memoria alcuni brani del romanzo. Veramente grande il Maestro: lo conosceva quasi tutto a memoria. Poi mi fece i complimenti per aver saputo interpretare la descrizione romanzata del luogo. Purtroppo per le condizioni precarie dell’edificio, le scene interne furono girate da un’altra parte, ma nel film non si capisce. Tutto questo nel 1992. La pellicola fu proiettata in anteprima a Catania nel 1993.
Dimenticata la mia avventura cinematografica da tempo, nel 2003 risento parlare dell’edificio di contrada Cicirello: lo dobbiamo sistemare, è un punto base per l’escursionismo del Parco dell’Etna. Mi viene affidata la direzione dei lavori: roba da non crederci! Eseguiamo il ripristino dell’edificio, ma non fino al completamento: il finanziamento avuto non lo consentiva. Un altro episodio e un altro maestro spuntarono improvvisamente.
Il progetto prevedeva anche la realizzazione degli infissi in legno di castagno; parlai con l’impresa e feci il disegno, riferendomi solo alla vista esterna e non a quella interna, che immaginavo senza cornici, bugne, quarti di toro e decorazioni varie. Invece il falegname, maestro ebanista di una certa età, li realizzò allo stesso modo, sia il lato esterno che quello interno: ogni infisso, un’opera d’arte!
Non li potevo mettere in opera, l’edificio era senza custode: non li avremmo ritrovati nemmeno l’indomani mattina. Concordammo di depositarli in un locale della sede del Parco. Quando si sarebbe completato l’edificio e se ne sarebbe affidata la gestione, li avremmo messi in opera.
Con un ulteriore finanziamento completammo i lavori, compresa la manutenzione straordinaria dell’ultimo tratto di strada per arrivare al Punto Base, grazie alla sensibilità dei proprietari dei terreni circostanti. Abbiamo riportato l’edificio al tempo della sua frequentazione originaria, compreso il prospetto che per poterlo rifinire con i materiali e le colorazioni originarie, abbiamo asportato un breve tratto di quell’intonaco e lo abbiamo fatto realizzare tale e quale e, contemporaneamente, lo abbiamo dotato di tutti i comfort che la moderna tecnologia mette a disposizione. Un altro tassello per la fruizione controllata completato. Un altro lavoro che per essere realizzato ha avuto bisogno del supporto di diverse persone e vari Enti. A partire dal Comune di Trecastagni, proprietario dell’immobile, con il Parco dell’Etna, che ne ha curato la progettazione e la direzione dei lavori e la Regione Siciliana, che lo ha finanziato.
Oggi finalmente si può fruire della “Casa della Capinera” di Giovanni Verga e, appoggiati al muretto della cisterna, magari in compagnia di un bicchiere di buon vino dell’Etna, torneremo ad ammirare i sentieri e le trazzere e scopriremo che «per andare all’abitazione più vicina bisogna correre per le vigne, saltar fossati, scavalcar muriccioli».
Per le foto, grazie all’amica Violetta Francese, guida ambientale escursionistica di grande esperienza e profonda conoscitrice dell’Etna, che con la sua NeT Natura e Turismo a altri partner sta lavorando alla gestione e promozione di questo splendido sito, Punto Base strategico per la fruizione del Parco dell’Etna.
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