di Antonella De Francesco
Un uomo malinconico e impassibile (magistralmente interpretato da Valerio Mastrandrea) con un libro “nero” in mano, siede in un bar e ascolta dieci “ perfetti sconosciuti” che si recano da lui in cerca di una soluzione. Da fuori, per certi versi, le inquadrature sembrano rievocare i bar fumosi delle periferie di Edward Hopper . Quel libro “nero” contiene il racconto dell’anima “ nera” di ciascuno di loro .
E’ questo il mistero, per chi ancora non si fosse imbattuto nella sua anima nera, che ci vuole svelare il regista Paolo Genovese nel suo ultimo film molto teatrale “ The place”. Chiamati a raccolta gli undici attori italiani, tra i migliori di questo momento, il regista ricalca una nota serie tv americana e affronta l’arduo tema della morale e delle scelte morali.
Dieci persone sono disposte a spingersi dove non hanno mai osato, nè mai avrebbero pensato di poter andare, per vedere esaudito il proprio desiderio, ma lo fanno spinti dall’uomo con il libro nero che siede di fronte a loro, a conferma che se è vero che tutti abbiano un’anima “ nera”, non tutti da soli riusciamo a sederci faccia a faccia con lei. Delle volte capita che qualcosa ci conduca dove non si dovrebbe andare e una malattia, la sofferenza per qualcosa che non sappiamo più gestire ci impongano di fare delle scelte. È in queste situazioni che ci si può imbattere nell’anima nera e, una volta li, si resta soli e liberi di ascoltare quella voce o di ignorarla, in nome di qualcosa di più grande: la morale .
Che Valerio Mastrandrea personifichi il diavolo, la coscienza o forse soltanto l’altra parte di noi stessi, ha poca importanza. Quel che conta è l’interrogativo che tutti noi siamo chiamati a porci durante e dopo la proiezione del film: cosa siamo disposti a fare per coronare un sogno o semplicemente superare le nostre criticità ? E chi giudicherà il nostro operato? In nome di cosa saremo giudicati, dall’obiettivo o dal risultato?
Ma vi e di più nell’ultimo film di Paolo Genovese. V’è la conferma di quello che Kant aveva già elaborato nella sua Morale e cioè che due sono le caratteristiche imprescindibili dell’azione morale e cioè:
Incondizionatezza: la scelta morale non può che essere libera e fine a sé stessa (autonomia);
Necessità ed universalità: la scelta morale non può e non deve dipendere in alcun modo dalla situazione contingente e particolare, ma è uguale per tutti alla medesima maniera.
Basterebbe ricordarsene ogni volta che siamo chiamati a fare delle scelte, per non arrivare a far parlare l’anima nera che alberga in ciascuno di noi. Ma servirebbe tenerlo presente anche prima di giudicare il comportamento degli altri e, ancor di più, quando assolviamo noi stessi per comportamenti anche peggiori .
La morale ha un valore universale che oggi giorno abbiamo perduto, perché noi, come l’uomo con il libro nero, badiamo ai “ dettagli” giudicando noi stessi e gli altri in dipendenza di ciò che più ci conviene o, semplicemente, secondo le contingenze. E voi la vostra anima nera l’avete mai incontrata ?
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