(Gaetano Perricone). Mi vuole intervistare Sergio Mangiameli, me lo chiede a sorpresa qualche giorno fa. Per il mio blog, a proposito del mio non libro “Diversamente nonno”, che ha appena finito di leggere: vuole parlare dei contenuti e un po’ anche di me. Mi fa estremo piacere da uno come lui, uomo colto e sensibile, scrittore di razza, amico carissimo e compagno di gran belle avventure in giro per l’Etna. Da non scrittore, sono molto gratificato e onorato dalla sua proposta e naturalmente ci sto con entusiasmo. Mi manda le domande per email, stimolanti e accattivanti al massimo, tra grande profondità e divertente gioco intellettuale; gli rispondo con passione, come sempre. Offro a lui e a chi ci leggerà qualche riflessione sul non libro e un piccolo spaccato di me stesso. Ecco, a seguire, l’intervista di Sergio a me, un inedito curioso e imprevedibile. Trovo il risultato emozionante, ringrazio di vero cuore Sergio Mangiameli per quello che considero un regalo molto prezioso. Leggere “da lettore” questo nostro singolare colloquio mi aiuta a conoscermi un po’ di più.
di Sergio Mangiameli
Sembra marchiato dal fuoco infantile, quello per cui la luce normale è la fiamma esagerata. E per questo, è facile che spiazzi. Fisicamente, può accadere anche di fare un passo indietro. Bisogna superare i primi sette minuti, per prendere le misure del vulcanico Gaetano Perricone, giornalista in pensione. In antropologia, si dice “Datemi i primi sette anni di vita di un uomo, per capire chi è”. Con Gaetano, a me sono bastati sette minuti, che per voi traduco in sette domande. Gliele ho volute fare adesso, perché mi affascinano le persone capaci di continuare con energia a più di sessant’anni, caricando vita su vita, e credendoci sempre; perché il suo fuoco infantile è il miglior antidoto possibile per non smettere di meravigliarsi; perché ha compiuto una veronica nel tempo e nello spazio, scrivendo un non-libro (“Diversamente nonno”) da non-scrittore ma da uomo, e chiudendo definitivamente le finestre della sua casa palermitana, per riaprirle nel catanese. E: perché no?
Gae, “Quando si svuota una casa, finisce una storia”. L’hai affisso nella tua bacheca di Facebook, alcuni giorni fa, in riferimento alla vendita della grande casa di famiglia, a Palermo. C’era un tale che non aveva casa e viveva lungo una strada, e non voleva scrivere una sola parola di sé; era convinto che le storie non finiscono mai: “Sono come le strade, le storie. Basta saper trovare i passaggi di collegamento”. E, quindi, ti faccio immaginare di avere tre sassi in tasca con un messaggio ciascuno, di quella storia. E hai Piricullo che ti ascolta (Piricullo è uno dei nomignoli che Perricone ha dato a suo nipote in “Diversamente nonno”).
“Primo sasso, primo messaggio: le case sono immensi scrigni pieni di memorie e di segreti, di gioie e di dolori, di vita. E’ vero che quando si svuotano finisce “quella” storia, ma gli scrigni passano di mano e le storie, soprattutto quelle migliori, devono diventare patrimonio umano tramandato. Secondo sasso e secondo messaggio: sii sempre curioso, caro bambino che mi ascolti, di ciò che fu, da quello dipende ciò che è e che tu sei e quello che sarà e sarai. Terzo sasso e terzo messaggio: in mezzo alla polvere che si solleva quando una grande casa viene svuotata trovi sempre, come in tutto ciò che passa, qualcosa di infinitamente prezioso che mai avresti immaginato di trovare”.
Hai definito Piricullo il più bel regalo della tua vita, che t’ha visto compiere salti in largo e in lungo: diversi matrimoni, nessun figlio, ma un nipote (Piricullo, appunto) senza un filo di DNA in comune, ma con un legame esclusivo e profondo. E hai fatto per una vita il giornalista, cercando di raccontare la verità. Qual è la verità della vita, Gae?
“E’ la vita stessa, caro Sergio, meravigliosa perché ce l’hai, per quello che ti propone ogni giorno, perché è capace di sorprenderti nel bene e nel male, comunque di sorprenderti con il suo soffio appunto vitale. A me ha tolto troppo presto e implacabilmente tutta la famiglia di origine, ma mi anche improvvisamente e del tutto inaspettatamente fatto il più bel regalo possibile, Andrea, dimostrandomi o comunque dandomi la sensazione che una sorta di legge del compenso in qualche modo la vita stessa la applica. O forse sono stato io il fortunatissimo prescelto … “.
Nel tuo “Diversamente nonno”, realizzato in autopubblicazione, e che tu stesso definisci un non-libro, hai voluto sfidare qualsiasi regola narrativa (tranne quella cronologica), dando ragione a Hemingway, che odiava maestri e scuole di scrittura creativa, ma al contempo anche sfidandolo. Hai scritto da ubriaco d’amore, come piaceva al vecchio Ernest, ma non sembra che tu abbia corretto da sobrio, come voleva il vecchio Ernest. E’ stato così?
“E’ stato così, non ho corretto da sobrio, ma non ho sfidato nessuno e nessuna regola di scrittura, perché come ho più volte spiegato sono un non scrittore, non è il mio mestiere, non ne ho le corde. Forse so raccontare qualcosa, avendo fatto per anni il cronista forse so farlo. E infatti ho voluto soltanto raccontare, da cronista, la meravigliosa, strana, imprevedibile e imprevista storia che all’età di 55 anni ha cambiato in meglio la mia vita e il mio modo di intenderla, di un uomo che è diventato nonno senza mai essere stato padre, dunque di un “diversamente nonno”. Per conservare la memoria di quei passaggi di collegamento tra vecchie storie che danno vita a nuove storie, ma soprattutto e fondamentalmente per fare un omaggio ad Andrea”.
Vediamo, invece, se non ci sono collegamenti in questa terra di eccessi. La Sicilia è un continente, sostiene Giuseppe Lazzaro Danzuso, ne ha scritto pure una collana. Tu sei nato e cresciuto da una parte, per mezza vita, e ora, l’altra metà, la stai allocando da quest’altra parte. Oltre gli arancini e l’Etna, e albe e tramonti opposti sul mare che però abbraccia questo continente tutto, cosa divide?
“Premetto e ho voglia di farlo, visto che me ne offri l’opportunità con queste domande splendidamente stimolanti: considero un enorme privilegio avere diviso il cammino della mia vita tra Palermo e l’Etna, entrambi Patrimoni dell’Umanità, luoghi straordinari che amo profondamente e che in tutto il Pianeta sono amatissimi. Per rispondere alla tua domanda, credo che ciò che divide sia l’approccio alle cose della vita, che si riflette nel “tratto” umano delle persone: diffidente, apparentemente (talvolta realmente) superficiale e spicciativo, in realtà molto concreto, pragmatico, anche spietatamente opportunista, al punto da consumare velocemente rapporti personali sull’altare di scelte ritenute importanti, alle pendici dell’Etna; altrettanto diffidente, ma più profondo e riflessivo, forse più amabile ma troppo spesso parolaio e inconcludente, esageratamente pomposo e convinto, non come lo spacchiamento catanese spesso autoironico, dall’altra parte. Fermo restando che fortunatamente siamo tutti diversi gli uni dagli altri, che non va fatta di tutta l’erba un fascio, che detesto i luoghi comuni e che le migliori amicizie e “liasoins” sono proprio quelle che si stabiliscono tra le due parti e io ne ho le prove”.
Hai conosciuto le espressioni di meraviglia dei più titolati personaggi del mondo dello spettacolo, cultura, politica, scienza, di fronte ai crateri sommitali dell’Etna. Secondo te, la natura ha il potere di far svegliare l’uomo, con la forza dei sentimenti autentici?
“Per quello che ho vissuto nei miei stupendi anni di lavoro sulla magica Etna, per le espressioni che ho visto e le frasi che ho ascoltato anche da potenti della Terra, dovrei risponderti di sì e io credo di sì, con la stessa visione romantica e anche filosofica dei valori della Natura e della sua infinita e meravigliosa potenza, davanti alla quale noi siamo altrettanto infinitamente piccoli. Da quello che vediamo, però, temo che la Natura stia appena cominciando, del tutto legittimamente e alla sua maniera, a restituire all’uomo la mostruosa quantità di male che l’uomo le ha fatto. Ma ancora evidentemente non basta a fermare l’imbecillità e l’irresponsabilità di chi della Natura continua a strafottersene per fare i propri affari”.
Fammi il comunicato stampa che ti manca.
“Passo. Ne ho fatti tanti e mi sono stancato. E poi sono anziano e fuori dal lavoro, magari mi sono pure dimenticato come si fanno. Largo ai giovani, quelli come me sono da rottamare. Oltretutto, sai che ti dico? Non mi mancano proprio. Però ti accontento perché sei un mio amico carissimo e questa domanda mi diverte. E’ un brevissimo flash di agenzia. Molto interessato.
Fonte: Ufficio Stampa Padreterno. (DioPress). ULTIMORA. Clamorosa e rivoluzionaria decisione del Comitato Centrale dell’Aldilà: i Defunti degli ultimi trent’anni verranno mandati sulla terra in viaggio premio per una settimana. Toneranno nei luoghi natii per un incontro ravvicinato con le persone del cuore. Solo quelle però. Ti piace ? A me sì, per una settimana riabbraccerei tutta la mia famiglia. E sarebbe fantastico. Anche per soli sette giorni”.
E ora quello che vorresti lasciare
“Il mio sorriso e quello di molti altri. La mia ironia, anzi la mia autoironia e quella di tanti altri. Il mio Piricullo Andrea che cresce in bellezza, in simpatia, in cultura e che fa il lavoro che vuole. Un’Italia e un mondo senza mafia, senza fascismo e senza razzismo e con più uguaglianza sociale, legalità, civiltà e integrazione, ma so che è una minchiata impossibile, anzi un’utopia. L’Etna fruibile da tutti, con rispetto e intelligenza. Palermo ancora più fascinosa e accattivante come quella che ho visto in questi ultimi giorni e il Palermo in Champions League. Tanti amici come te che mi dimostrano stima e affetto, proponendomi una intervista fantastica come questa. Ti basta o ti serve altro ? “.
Per ora mi basta. Andiamo. Ma tra dieci anni, ci fermiamo sette minuti per altre sette domande. Ok ?
Con la copertina e all’interno dell’articolo: alcuni dei tanti, splendidi momenti professionali vissuti insieme da intervistatore e intervistato, l’ultima foto scattata lo scorso anno con il grande attore Gilberto Idonea, recentemente scomparso
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