di Antonella De Francesco
Occorre vederlo come una “metafora” l’ultimo film di Luca Guadagnino dal titolo Bones and all, Leone d’argento alla regia alla 79esima mostra del cinema di Venezia e premiato anche con il Premio Mastroianni per la giovane attrice emergente Taylor Russell, nei panni di Meren.
Tratto dall’omonimo romanzo di Camille De Angelis, Fino all’Osso, il film rivela lo spaccato di due giovani emarginati, Meren e Lee (interpretato dal bravissimo Timothee Chalamet di Chiamami col tuo nome) una storia di dipendenza (nella fattispecie si parla di cannibalismo, ma metaforicamente potrebbe trattarsi di droga, alcool o anoressia), una di quelle, comunque, che non dà scampo e che disorienta e spaventa anche i familiari di chi ne viene travolto. Una storia di abbandono e di disagio sociale che potrebbe essere trasposta a tutti quei giovani che non arrivano alla scoperta di loro stessi con un percorso “ canonico “ ma attraverso un lungo viaggio devastante e spesso distruttivo . E nel disagio, che pure esige l’isolamento, sebbene occorrerebbe aiuto, i due protagonisti e gli emarginati come loro si “fiutano”, si “riconoscono” e attraverso il confronto e il dialogo fanno il primo passo per superare la diversità.
Maren e Lee scoprono di amarsi e capiscono che l’amore è l’unica possibilità per venirne fuori insieme, per dominare i loro oscuri appetiti, per trovare un rifugio nel quale non sentirsi giudicati ma aiutati, il sostegno per non ricaderci più, per tornare “normali “. Ma attenzione perché l’orco cattivo, (la ricaduta?) magistralmente interpretato da Mark Rylance, nei panni di Sully, è dietro l’angolo e se ne frega dei buoni propositi, dei sentimenti profondi, tenta di scardinare quella speranza, quel patto, quell’impegno preso verso se stessi e verso l’altro, quella promessa di salvezza. L’ultima scena, che non voglio spoilerare, è commovente, fortissima e disperata come lo è spesso l’amore profondo ogniqualvolta richiede di andare oltre, di spingerci laddove mai avremmo pensato, semplicemente per l’altro. Metafora anche questa dell’ultimo gesto d’amore al quale può capitare di essere chiamati .
Film difficile e crudo dal quale si esce turbati e impressionati, consigliato solo a chi sa andare oltre: “fino all’osso”!

Antonella De Francesco

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