di Gaetano Perricone
“Io sono siciliana, la mia terra mi nutre. Le mie opere d’arte sono fatte con la cenere lavica del vulcano Etna. Io sono come il magma in continua trasformazione”
Si presenta così, con queste parole semplici e forti, Giusy Mintendi, 54 anni, acese d’adozione, artista, da 23 anni pitto-scultrice per vocazione, passione, professione. La pittoscultura è un neologismo: per definizione è una “tecnica artistica in cui le esperienze di pittura e scultura sono fuse, ad esempio inglobando oggetti in un dipinto”. Pitto-scultori in circolazione ce ne sono parecchi, ma la peculiarità, l’assoluta e affascinantissima originalità e genialità di almeno un centinaio delle opere di Giusy è che sono appunto realizzate con l’uso della cenere e dei lapilli – derivanti da quella che in termini scientifici si chiama tefra, l’insieme dei materiali piroclastici prodotti durante le eruzioni – dell’Etna, il più alto vulcano attivo del continente europeo, dal 21 giugno 2013 sito naturale della World Heritage List dell’Unesco.
In estrema sintesi, Giusy Mintendi, che ha studiato all’Istituto d’arte di Catania e ha fatto esperienza nelle botteghe dei maestri di scultura, con la sua tecnica speciale riesce a trasformare in opere d’arte di grande e particolare bellezza quello che il nostro vulcano tira fuori dalle sue viscere nel corso delle sue attività, del suo “lavoro” di formidabile macchina geologica. Ho fatto qualche ricerca su Internet e, a parte le sculture di un artista americano e un quadro di uno italiano, mi sembra di potere dire con quasi certezza che le geniali pitto-sculture in cenere vulcanica della signora Mintendi abbiano davvero un valore di unicità assoluta.
Visitare lo studio di Giusy ad Acireale è un’esperienza emozionante e piena di suggestioni, un prezioso arricchimento per chi ama l’Etna in ogni suo aspetto: tra prove d’autore, quadri, colori, tele, pittosculture, sacchi e contenitori grandi e piccoli pieni di cenere e lapilli di vario spessore e dimensioni, è una vera e propria full-immersion nell’anima del vulcano, che l’artista ha fatto sua, riempiendosi il cuore e la mente, alimentando la sua creatività, motivando e spingendo le sue sapienti mani a una produzione ampia e di qualità progressivamente crescente, come potrete apprezzare nella fotogallery con i miei scatti.
Tutto ha avuto inizio nel 2000, come tutte le cose belle e importanti della vita da un episodio imprevisto. “Lo ricordo come fosse oggi. Eravamo saliti sull’Etna in 12, a vedere l’eruzione in corso, con una giovane guida, bravo ma forse un po’ inesperto – racconta Giusy Mintendi – Il ragazzo non è riuscito a trovare il sentiero per rientrare e siamo rimasti bloccati per tutta la notte lassù. In quelle ore e in quella strana situazione, dentro di me è cominciato un dialogo con il vulcano che non si è mai interrotto, che resta sempre aperto, io mi sento in perfetta sintonia con lei che mi regala se stessa e il mio lavoro è un omaggio a questa meraviglia della natura, cerco la sua bellezza per offrirla a tutti. Tornando a quella notte, raccolsi un pochino di cenere e decisi di intraprendere una sperimentazione per un nuovo percorso artistico, con una tecnica complessa, che ha richiesto e richiede impegno e sacrificio, passione e determinazione, molta costanza, ma mi ha regalato soddisfazioni enormi”.
Tra le sue opere, che ci mostra con legittimo orgoglio, tra i colori, le ceneri e i lapilli, Giusy ci racconta gli esordi e l’evoluzione della sua tecnica: “Dopo quell’avventura per fortuna a lieto fine sul vulcano, riportai le mie sensazioni e impressioni, immagini e suoni in una serie di 35 tele che fanno parte di una serie che ho chiamato Ante, anagramma di Etna, mi è venuto di chiamarla così. Poi ho cominciato, con opere che avevano come tema le farfalle, le prove della nuova tecnica con la pittoscultura. In un primo momento centellinavo la cenere del vulcano amalgamandola con la pittura; successivamente predisponevo sulla tela un foglio di cenere vulcanica e ci dipingevo di sopra, attaccando alla fine i lapilli più grossi; poi, man mano che la tecnica si perfezionava e la qualità delle opere migliorava, non mi sono più accontentata e ho cominciato ad amalgamare la cenere con la vernice, i lapilli e negli ultimi tempi anche altre pietre. E’ un percorso artistico che dura da oltre vent’anni e l’inizio non è stato per niente facile – sottolinea Mintendi – Le prime tele si bucavano sotto il peso della cenere, ho dovuto fare e faccio ancora prove su prove per arrivare alla qualità migliore dell’opera. Il mio primo lavoro creato con la cenere del vulcano risale al 2001 e ancora oggi la complessità di questa tecnica richiede tenace impegno e tempo, tanto: per realizzare L’Etna è femmina, opera che considero tra le più belle e riuscite, ci sono stata due anni. Oggi, nonostante il grande scetticismo, talvolta la volgare derisione, con cui ho dovuto confrontarmi in questi lunghi anni di crescita artistica, credo che il senso di tridimensionalità che danno i miei lavori risponda in pieno ai criteri che hanno ispirato la mia pittoscultura”.
Domanda d’obbligo: come si rifornisce di cenere e lapilli, il suo materiale fondamentale per i lavori?. Giusy risponde sorridendo: “Ne ho raccolta tanta negli anni dei parossismi, da casa e dal giardino, ma ho anche chiesto e continuo a chiedere a tuti i miei amici che negli anni me ne hanno portato sacchi pieni. L’ho divisa tra quella finissima e quella un poco più spessa, che costituiscono parti diverse del progetto – mi spiega mostrandomela -, mentre per i lapilli vado sul vulcano, con il quale, lo ripeto, il dialogo è meravigliosamente e costantemente aperto”.
Mi soffermo ad ammirare e a fotografare le opere, davvero splendide, fascinose, suggestive. Ci sono le bocche, le colate, la lava e la neve, grotte e ingrottamenti, la sommità e la Valle del Bove: una rappresentazione artistica e culturale, di grande potenza evocativa, estremamente originale e a 360 gradi del mondo dell’Etna, del suo eccezionale valore universale riconosciuto dall’Unesco, difficile smettere di guardare e apprezzare per chi come me il vulcano lo ama profondamente.
Sono ormai tante negli anni e e diffuse nel territorio etneo le occasioni in cui il pubblico ha potuto vedere i suoi lavori, che l’artista promuove con una incessante attività e con varie iniziative sui social network (ultima bella iniziativa il progetto Arte e Fitness). Cito le più importanti per sua giusta soddisfazione: Taormina: Palazzo Duchi di Santo Stefano, Fondazione Mazzullo; Catania: Palazzo Biscari; Biblioteca Comunale Vincenzo Bellini; Villa Manganelli; Grand Hotel Excelsior Acitrezza: Trezzarte; Zafferana Etnea: Sala Consiliare, in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri; Gravina di Catania: Anfiteatro Villa Comunale; Acireale: Palazzo Di Città Antisala Consiliare, Sala degli Zelanti; Aci Sant’Antonio: Palazzo Cantarella; Aci Bonaccorsi: Palazzo Cutore; Aci Castello: President Park Hotel. Presentazione dei progetti artistici ideati dall’artista: ARTE IN POESIA e DIPINTI SONORI Piazza comunale Dei Due Mari, Capopassero; Piazza del Duomo, Acireale; Castello Normanno, Aci Castello; Villa Fortuna Acitrezza; Biblioteca comunale (Palazzo Riggio) Acicatena; Evento wine Palmento 700 Cantine Scudero; per ultimo il Festival Vulcani -Etna a Trecastagni, sala Bianchi, dove le sue installazioni hanno suscitato curiosità e interesse.
Il suo desiderio è una grande mostra con tutte le pittosculture in cenere vulcanica sull’Etna, che avrebbe sicuramente un notevole impatto; il sogno, che questa donna piena di energia mi esprime con semplicità ed entusiasmo, è “un posto per le mie opere nel Museo dell’Etna a Catania”, che dovrebbe nascere nei locali dell’ex Ospedale Vittorio Emanuele. Dopo avere avuto la gioia e il privilegio di una lunga visita personale, ricca di sensazioni speciali, ai suoi lavori davvero unici e speciali, non posso che augurarle di cuore, da parte mia e del Vulcanico.it, tutto il meglio: ad maiora bravissima Giusy, spero che i tuoi sogno possa avverarsi.
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