(Gaetano Perricone). Il trionfo mediatico dell’ultima settimana, il diluvio di interviste anche su testate molto importanti, l’enorme curiosità social intorno alla sua persona e alla sua straordinaria storia, non sembrano averlo per nulla frastornato, né allontanato dalla realtà.
E’ sicuramente l’uomo, anzi “il ragazzo del giorno” Diego Cimino, 25 enne catanese laureato in giurisprudenza, animatore di diverse associazioni tra cui l’ILSA (International Law Student Association), il più giovane diplomatico d’Italia con incarico alla Farnesina, inserito dalla prestigiosissima rivista americana Forbes nella Forbes 30 Europe del 2017, la classifica degli under 30 più influenti d’Europa. Ma la estrema cortesia, la disponibilità, il tratto signorile, soprattutto l’umiltà del suo approccio sono quelli di una persona che, nonostante la gran botta di notorietà, mantiene i piedi ben piantati per terra.
Così, con entusiasmo e senza farselo chiedere due volte, Diego – in missione a Praga – ha subito accettato la nostra proposta di scrivere per il Vulcanico un articolo a sua firma, fatto di riflessioni sullo straordinario momento della sua vita, di considerazioni da giovane diplomatico sulla delicatissima fase storica che stiamo vivendo, di messaggi a cuore aperto per i suoi coetanei.
Ne è venuto fuori uno scritto di grande spessore, appassionato, intenso, lucidissimo, a tratti commovente. Che conferma non soltanto il livello (altissimo) professionale e umano di questo splendido ragazzo, ma anche l’idea, che mi sono fatto da tempo, che la sua tanto vituperata generazione è nettamente migliore di come viene dipinta. E che da questi giovani abbiamo tanto da imparare, tutti.
Ed ecco, a seguire, il bellissimo articolo di Diego Cimino, che IlVulcanico.it è onorato di ospitare. Ringrazio di vero cuore (anche per le foto stupende che ci ha messo a disposizione) il nostro piccolo-grande diplomatico e gli auguro quella vita straordinaria che merita, con l’auspicio che possa scrivere ancora e ancora per il nostro blog.
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di Diego Cimino
*Questo articolo rappresenta posizioni personali del sottoscritto che non impegnano in modo alcuno la posizione del Governo italiano*
E’ un momento molto intenso e significativo per la mia vita personale e professionale. L’inizio del mio percorso in diplomazia rappresenta un momento fondamentale di apprendimento, di formazione, di prova a tutti gli effetti: i nuovi segretari di legazione (che anche formalmente sono segretari di legazione in prova per i primi nove mesi) giureranno solo dopo un primo periodo di rodaggio.
Essere il piú giovane diplomatico in servizio per la Repubblica desta una certa emozione ma anche e soprattutto una grande responsabilità. Ho già avuto la fortuna di trovarmi a rappresentare il Paese in alcuni consessi internazionali dedicati ai temi della Cooperazione allo sviluppo globale, e sono stati momenti che hanno rappresentato la sintesi di un ruolo che muta con il mutare dei tempi, ma che mantiene una sua centralità genetica nella vita dei Paesi, nelle loro interazioni e nei riflessi che questi hanno sulla vita delle persone.
Questo momento personale si incrocia con un momento storico certamente molto difficile. Probabilmente, da quando è nata la mia generazione è il momento piú critico di sempre: crisi umanitarie diffuse e drammatiche, conflitti, nuove tensioni geopolitiche, l’ascesa di movimenti nazionalisti o populisti, la crisi d’identità europea, grandi incertezze sugli scenari politici ed economici che si riflettono anche sulle relazioni sociali interne ai Paesi. A voler vedere la storia nella sua essenza piú ciclica, seguendo la saggia impostazione di Giambattista Vico, ci sarebbe molto da preoccuparsi. Lo stesso Gorbacev, per citare l’ultimo in ordine di tempo, ha recentemente parlato di mondo che sembra prepararsi ad una guerra.
Ma, a voler cambiare prospettiva senza negare ma anzi premettere quanto scritto sopra, potrebbe essere proprio questo un momento fondamentale in cui proprio le giovani generazioni possono avere un ruolo di “game changers”. Il mondo è costantemente on-line, qualsiasi avvenimento entra nello scenario pubblico senza confini, esiste un sistema internazionale che garantisce dei dialoghi costanti (pur nella sua imperfezione), le opinioni pubbliche sono attente e la società civile piú attrezzata del passato: il sistema ha delle difese, nate dai sacrifici del passato, che vengono rivendicate con forza, ci sono piú ‘anticorpi’ rispetto al passato
Riprendendo in considerazione i giovani, credo che proprio da lì si possa ripartire. Non ci sono mai stati tanti giovani nella storia del mondo come oggi, nel 2014 il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) ha pubblicato un rapporto sul tema intitolato “Il potere di 1.8 miliardi” : illuminante. Il potenziale è immenso, anche considerando che i continenti in ascesa sono per lo piú composti da giovani, come in Africa o in Asia. Ci sono anche dei rischi, se si pensa che nella maggior parte dei paesi attualmente in conflitto, soprattutto nel mondo arabo, l’età media della popolazione spesso non supera i 30 anni. Per quei giovani e per noi tutti, martoriati dai conflitti, la loro resilienza è la chiave di volta per un futuro di pace e prosperità. E’ fondamentale non solo difenderli da violenza ed estremismi ma anche metterli nelle condizioni di essere agenti di pace, di agire per il cambiamento politico e sociale a cui spesso aspirano. La comunità internazionale è al corrente di questo fenomeno e sempre con maggiore interesse guarda ai giovani come una risorsa, come prova in modo plateale la prima storica risoluzione 2250 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU su Giovani, Pace e Sicurezza o ai grandi processi, come l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibili, dove i giovani acquisiscono un riconosciuto e pro-attivo ruolo chiave.
Per quanto riguarda i giovani del ‘vecchio continente’ o dell’Occidente in generale, la condizione è certo differente ma altrettanto cruciale per il futuro delle nostre società. Credo davvero che i giovani possono rappresentare una delle ultime possibilità per il rilancio del progetto comune europeo. Io, ad esempio, mi sento pienamente europeo e di nazionalità italiana: sono due elementi che si mischiano e si integrano nella mia identità. Mi sento e mi sono sempre sentito a casa nelle tante città europee, la mia formazione culturale trova fondamenti misti di varie “civiltà europee” o che trovano in questo concetto una qualche comunanza, ho tantissimi amici di tutte le nazionalità con i quali condivido tanto e nel caso specifico, anche la mia fidanzata è europea/romena. Noi giovani siamo nati in un’Europa senza muri, confini, steccati, dove abbiamo avuto il privilegio di assaporare l’esperienza unica della libertà di circolazione, di studio, di esperienze transnazionali. Spero che riusciremo a giocare la nostra parte nelle nostre rispettive società e a livello internazionale, per provare a riportare l’Europa sui binari valoriali e politici che erano stati pensati alle origini: pace, prosperità, sviluppo, condivisione sul piano politico, sociale, culturale ed economico.
La nomina di Forbes è stato un grande onore ed una grande sorpresa. Spero davvero che la mia storia possa servire da stimolo per i tanti giovani in giro per la Sicilia e per l’Italia, affinchè si prendano cura dei loro sogni ed obiettivi con serietà, costanza, impegno, passione e umiltà. Ognuno di noi ha un talento e abbiamo il dovere morale di esprimerlo per noi stessi e per la nostra società, ambendo a migliorare possibilmente noi stessi e chi ci sta intorno. Il consiglio, quindi, è: credeteci, non fermatevi davanti alle difficoltà e non lasciatevi abbattere del contesto difficile, ce la si puó fare!
Nella foto in homepage: Diego Cimino con l’astronauta catanese Luca Parmitano a Roma, per un evento Unicef. Due straordinari ambasciatori italiani nel mondo …
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