di Santo Scalia

Βροντή è il tuono, nella lingua greca antica. Bronte è anche il nome di uno dei Ciclopi, figlio di Gea (la terra) e di Urano (il cielo), e – guarda caso – Bronte viveva alle pendici dell’Etna! (almeno così si narra nella Teogonia di Esiodo).

Facile quindi far risalire le origini della città di Bronte ad una fondazione greca: anch’essa si trova sulle pendici etnee, quelle occidentali, e dell’Etna subisce gli umori, i suoni (boati e “tuoni”), le emissioni e le minacce del “fuoco” che scorre con le eruzioni.

Il territorio di Bronte e le colate laviche che lo hanno interessato. Particolare dalla Carta delle eruzioni di epoca storica dell’Etna (S. Branca, INGV Sezione di Catania – O.E.)

E, di eruzioni, i territori di Bronte ne hanno viste parecchie: tralasciando le attività eruttive antecedenti al XVI secolo, dobbiamo ricordare che i territori dei brontesi sono stati interessati dalle lave del 1536, alle quali accenna lo storico Tommaso Fazello: «Ex eodem quoque summo montis cratere mirum, ac horrendum visu profluvium igneum occidentem versus supra Brontem, et Adranum oppida eodem tempore effluere cœpit». (2)

Nel corso del secolo successivo è da ricordare l’eruzione del 1651-54 (che generò l’ampio campo lavico delle sciare di Sant’Antonio).

Nel secolo diciottesimo, si annoverano le varie attività centrali (cioè originate dal cratere sommitale) accadute negli anni 1727, 1732, 1735, 1758, 1759 e l’eruzione del 1763. Quest’ultima, di natura effusiva, generò i coni di scorie di Monte Nuovo e di Monte Mezza Luna.

Infine, nel diciannovesimo secolo, due eruzioni effusive generarono delle colate laviche che si distesero a nord e a sud delle già citate sciare di Sant’Antonio, rispettivamente nel  1832 e nel 1843.

Particolare della mappa del P. G. De Luca, riportato da Benedetto Radice

Una mappa delle più pericolose eruzioni che hanno interessato il territorio di Bronte la troviamo nel volume Storia della città di Bronte, del Padre Gesualdo De Luca (3), riportata anche nell’opera dello storico brontese Benedetto Radice (1854-1931), Memorie storiche di Bronte (4).

Proprio dell’eruzione del 1843, iniziata il 17 novembre, ricorre quest’anno il 180° anniversario.

Lo studioso nicolosita Carlo Gemmellaro (1787-1866) ebbe modo di descrivere dettagliatamente gli eventi che si protrassero fino al 28 di novembre: «[…] Al primo aprirsi di quelle bocche, a grande altezza furon lanciate masse di varia mole, alle quali successero esplosioni di scorie e di lapillo; e quindi immensa quantità di arena venne fuori agglomerata nel fumo, e si sparse per tutta la plaga orientale e meridionale della Montagna.

Non andò guari che da quella scissura cominciò a sgorgare un fiume di lava infuocata, che corse precipitoso per la pendice, passando sopra di quella del 1832, non molto alta in quel sito, ed occupavala con una fronte di canne 50 sino a mezzo miglio, restringendosi ed elargandosi a seconda del suolo vario che percorreva.

In poche ore era andata due miglia; si divise in tre braccia, fra M. Egitto, e M. Rovere: quello a destra prendeva la direzione del bosco di Maletto, quello di mezzo scendeva dritto verso Bronte, l’altro a sinistra avviavasi al bosco di Adernò; ma queste braccia laterali non ebbero molto vigore, e non tardarono ad arrestarsi». (1)

L’eruzione, fortunatamente, durò soltanto 11 giorni.

«Finalmente a 27 novembre le bocche dell’eruzione cessarono dalla loro attività, e nuova materia fusa non venne più fuori; talché il movimento progressivo della lava era tardissimo. Le colonne del fumo però si facevano più voluminose, ed a grandi altezze giungendo, spinte dal vento, una lunga striscia formavano, che attraversava tutta l’isola. A 28 novembre l’eruzione si estinse, e la lava avea ingombrato un terreno di sei miglia in lunghezza, e di 24 a 50 palmi di altezza era la orrida la massa di quella». (1)

Dipinto di Salvatore Vasta, appartenente ad una collezione privata, esposto nella mostra tenutasi a Misterbianco nel 2019, in occasione delle commemorazioni per il 350° anniversario dell’eruzione del 1669. (Foto S. Scalia)

Ma è un avvenimento singolare e funesto, accaduto il giorno 25, che voglio ricordare.

Mentre i brontesi erano intenti a salvare la legna degli alberi che si trovavano in prossimità del fronte lavico, abbattendoli e portandone via tutto il possibile, una moltitudine di gente si era radunata nella località detta il Pianotto; è sempre Carlo Gemmellaro a descrivere la scena: «Molta era la gente che presso al Pianotto trovavasi ad osservare il progresso della lava, ed a lavorar con ardore a mettere in salvo quanto poteva di que’ terreni coltivati. La lava lentamente avanzavasi, e dava tempo a quei miseri di riuscire nelle opere loro: quando di un colpo, inaspettatamente una violentissima esplosione ebbe luogo nel fronte della corrente; la quale con immensurabil forza scoppiando, ridusse in frantumi in lapillo ed in minuta arena la lava rovente; densa ed estesa nebbia di fumo sparse all’intorno, carica di minuta rovente arena, e spinse con tal empito questi materiali, che non solo gli alberi e gli uomini che vi stavan presso ne furono colpiti e disfatti, ma a distanza di ben trenta canne quali morti, quali semivivi, quali feriti, sessantanove persone del solo comune di Bronte, con altri non pochi di altri comuni ivi tratti dalla curiosità di vedere il corso della lava» (opera già citata).

Più raccapricciante è la descrizione del Padre De Luca: «[…] Ma tostoché avvenne la spaventevole esplosione tanta massa di nero fumo il vento trasportò su Bronte che parve oscurarsi il cielo, sembrò a tutti che nuova voragine di fuoco fossesi aperta sopra Bronte; […] ed ecco sotto l’ottenebrato cielo, e di quello scuro fumo in mezzo, spettri umani ignudi, abbruciati, neri, verdognoli, sanguigni nelle carni sulle spalle di tremanti e piangenti uomini. Oh Dio! gridarono tutti. Chi sono questi sventurati? Che vengono dall’inferno! Maria SS. Annunziata, salvateci! Le madri non conobbero i figli, tanto n’era trasformata ed orribile la figura. Il massimo numero di quegli infelici restarono sepolti sotto la lava: pochi furono trasportati alle loro case in miserandissimo stato. Adagiati sul letto le carni si disfacevano, ed a brani si attaccavano alle lenzuole, un orribile brivido li scuoteva da capo a piedi. Si ebbe premura munirli dei sacramenti, spirarono invocando la Divina Misericordia» (opera citata).

Non tutti concordano sul numero delle vittime, sia perché alcuni si limitano a riportare i dati trovati negli archivi di Bronte, sconoscendo eventuali vittime provenienti da altri comuni, sia perché alcuni malcapitati morirono nei giorni seguenti, a causa delle gravissime ustioni riportate. Infatti Gemmellaro riporta sessantanove vittime del comune di Bronte, mentre, secondo quanto scrive Benedetto Radice, i brontesi furono sessantuno, che «[…] caddero quali morti, quali semivivi, quali feriti. La causa di tanto spaventevole e lagrimevole avvenimento fu una sorgente d’acqua alla fontana Barrili, che, circuita dalla lava rovente, evaporatasi, salì nell’aria a guisa di colonna, e piovve in cenere su tanti infelici» (opera citata).

Oggi, con terminologia più appropriata, chiameremmo un evento simile esplosione freatica, o freato-magmatica, essendo coinvolto anche del materiale incandescente, oltre al vapor d’acqua. Il quotidiano catanese La Sicilia, in un articolo a firma VIC, pubblicato nei primi anni ’80 dello scorso secolo, titolava “Sommersa dalla colata una sorgente esplode: 59 brontesi «abbrustoliti». Altre dieci persone, orrendamente deturpate, sopravvissero”.

Ed è a questo titolo che mi sono ispirato nel rievocare questo terribile avvenimento

Riferimenti bibliografici:

  • Gemmellaro Carlo – La vulcanologia dell’Etna, Tipografia dell’Accademia Gioenia, Catania – 1858
  • Fazello Tommaso – De rebus siculis decades duæ – 1558
  • De Luca Gesualdo – Storia della città di Bronte – 1883 (a cura dell’associazione Bronteinsieme)
  • Radice Benedetto – Memorie storiche di Bronte -1928 (a cura dell’associazione Bronteinsieme)

 

Articoli accessibili in rete:

Etna, il Monte Nuovo compie … 255 anni (www.ilVulcanico.it 04/02/2018)

Etna, 1 novembre 1832: in un affascinante quadro l’eruzione che sfiorò Bronte (www.ilVulcanico.it 1/11/2020)

Bronte, l’affascinante Sciara di Sant’Antonio: 370 anni ma non li dimostra (www.ilVulcanico.it 17/02/2021)

Etna, 260 anni fa l’eruzione di Bronte e un nuovo monte: il Monte Nuovo (www.ilVulcanico.it 07/02/2023)

Bronteinsieme.it   

Con il titolo: particolare da un dipinto di Salvatore Vasta

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