di Santo Scalia 

È stato il primo dei crateri subterminali che nel tempo si sono affiancati al Cratere principale dell’Etna. Il Cratere di Nord-Est (il cui nome deriva dalla sua posizione, proprio a nord-est del Cratere Centrale) si è generato 110 anni fa: era il 27 maggio 1911.

Il Gran Cratere dell’Etna nella Carta Vulcanologica e Topografica in scala 1:100.000 di E. Chaix (da B.n. F.)

Fino ad allora, cercando con attenzione nella documentazione storica e vulcanologica, al  vertice del cono vulcanico dell’Etna risulta esserci stato un solo, grande cratere: il Gran Cratere per l’appunto, come indicato nella carta del Professor Emile Chaix.

Il 27 maggio – come già detto –  analogamente a quanto accaduto più recentemente nel 1971, un pozzo da sprofondamento si formò sul fianco nord-est del Cono Centrale, ma senza produrre alcuna eruzione («a collapse pit forms without eruption on the NE flank of Central Cone» dalla pagina web https://www.italysvolcanoes.com/ETNA_elenco.html ).

Atti dell’Accademia (Anno LXXXVIII – Sez. quinta – Vol. IV – 1911)

Il Professor Annibale Riccò –  allora direttore dell’Osservatorio Etneo – rientrato subito a Catania, provò ad osservare quanto accaduto: ma «[…] fin dal primo mattino il C. C. (Cratere Centrale n.d.A.) erutta molto fumo che impedisce di vedere l’eruzione della nuova bocca. Neppure all’Osservatorio di Maniace si è potuta osservare la nuova bocca, per la densa caligine […]».

Riccò, il 5 giugno – migliorate le condizioni meteorologiche – inviò «Alfio Barbagallo e Domenico Caruso che erano di servizio all’Osservatorio Etneo» ad osservare la nuova bocca, aggirando da ovest il Gran Cono. Queste notizie le apprendiamo dalla relazione tenuta dallo stesso Riccò all’Accademia Gioenia di Catania, il cui testo, dal titolo La nuova bocca a NE del Cratere Centrale dell’Etna, fu pubblicato negli Atti dell’Accademia (Anno LXXXVIII – Sez. quinta – Vol. IV – 1911, Memoria XI).

La relazione così continua: «[…] finalmente arrivando a NE, hanno vista la nuova bocca, in forma di avvallamento profondissimo, che emetteva moltissimo fumo, denso, bianco, con odore forte di zolfo (SO2) ed acidità tale da non poter resistere nelle vicinanze per osservare bene […]».

Il cratere di NE in una cartolina postale – Foto Edizioni Cav. Carmelo Greco – Linguaglossa (Collezione Personale)

Qualche giorno dopo, Alfio Barbagallo ritentò la ricognizione: «[…] All’alba del 9

Il cratere di NE fumante in una cartolina postale d’epoca (Collezione Personale)

giugno egli era sull’ orlo del C. C. e vide che l’interno era calmo, senza traccia di fuoco; quindi si è recato presso la bocca in discorso: trovò che aveva forma all’incirca triangolare col lato diretto N-S lungo 106 m. ed il lato diretto NW-SE 81 m.: il terzo lato minore era allora ingombrato dal fumo; la posizione della bocca è a NE del C. C. ed all’altitudine di 3160 m., misurata con un buon aneroide da montagna, debitamente controllato; dunque è soltanto circa 80 m. sotto l’orlo NE del C. C. Per la grande quantità di fumo che usciva aderente ai lati della bocca non è stato possibile misurarne, e neppure stimarne la profondità, che però evidentemente era grande […]».

Nelle due foto, ecco come si presentava la depressione del Nord-Est pochi anni dopo la sua apparizione.

In primo piano il Cratere di Nord-Est, davanti al cono Centrale. Sullo sfondo serpeggia il fiume Simeto (Collezione Personale)
Un giovane Cratere di Nord-Est, alla destra del Cono del Cratere Centrale (cartolina postale – Collezione personale)

Col tempo la depressione iniziale, formatasi al piede nord-orientale del Cono Centrale, fu colmata ed un nuovo cono cominciò a crescere.

Oltre ad essere stato il primo cratere subterminale nella storia recente dell’Etna, il Nord-Est detiene un altro record: è stato, a partire dal 1978, il punto più alto dell’Etna, con i suoi  3350 metri raggiunti in seguito alla serie di 18 attività parossistiche consecutive manifestate dallo stesso cratere tra il 1977 ed il 1978.

Da La Sicilia del 29 marzo 1978, incluso refuso tipografico! (collezione personale)

Nonostante vari crolli e ulteriori attività esplosive, con l’altezza di 3320 metri circa, il Nord-Est potrebbe rappresentare ancor oggi la massima cima etnea: infatti, a seguito dei parossismi avvenuti a partire dal dicembre del 2020, il Cratere di Sud-Est (del quale abbiamo recentemente ricordato il 50° anniversario della nascita, sul blog ilVulcanico), è cresciuto parecchio in altezza, ed in attesa di nuove misurazioni – che potrebbero assegnare la palma della massima altezza del vulcano all’ultimo nato (il Sud-Est) – il primo dei due crateri subterminali (il Nord-Est) rimane il punto più alto del vulcano. Fino a poco tempo fa il valore misurato è stato di 3326 metri; recenti crolli hanno ridimensionato il valore a quello sopra indicato.

Il punto più alto dell’intero edificio vulcanico dell’Etna: m. 3326 al Cratere di Nord-Est (Foto S. Scalia)

Nella sua ultracentenaria esistenza, il Nord-Est è stato teatro di tanti avvenimenti, anche di tragedie: il 2 agosto del 1929, una comitiva di escursionisti che si recava ad assistere al sorgere del sole dalla cima dell’Etna fu raggiunta dai proiettili di un’improvvisa esplosione,  e due di loro – il giovanissimo Angelino Samperi e Giovanni Bonaccorso – persero la vita (per i dettagli vedi ilVulcanico del 2 agosto 2018).

Attività stromboliana al Cratere di Nord-Est (Foto S. Scalia)

Nel corso degli anni Sessanta dello scorso secolo, e soprattutto a partire dal gennaio del 1966, il cratere di Nord-Est è stato sede di attività esplosiva – di tipo stromboliano –  ma anche effusiva, che è stata definita attività persistente. Tale attività praticamente continua terminò nel 1971, anno in cui il vulcano produsse una delle più importanti eruzioni del Novecento, prima subterminale, poi di fianco (ne abbiamo parlato di recente su questo blog).

Oggi l’attenzione è puntata sul secondo di crateri subterminali, il già citato Sud-Est che, nel corso del 2021 (almeno fino al momento della stesura di questo articolo) ha già prodotto ben ventidue manifestazioni parossistiche.

Sono già trascorsi centodieci anni dalla nascita del Cratere di Nord-Est. Voglio concludere questo ricordo con la riproduzione di due immagini della cavità appena formata, poco note: sono immagini pubblicate nella già citata relazione del Professor Annibale Riccò, foto scattate da Luigi Taffara.

«Lato N-S della bocca, vista da NW»
«Lato NW-SE della bocca, vista da SW»

 

 

 

 

 

Con il titolo: il Cratere di Nord-Est, visto dal Cratere Centrale nell’agosto del 1969 (foto S. Scalia)

 

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