FONTE: https://ingvvulcani.com/

di Marco Neri e Boris Behncke

MARCO

È piena notte e buio pesto quando, allertati dalla Sala Operativa dell’INGV, io e Gianni raggiungiamo con il fuoristrada di servizio il piazzale del Rifugio Sapienza, sull’Etna. Un intenso sciame sismico interessa da qualche ora l’area sommitale del vulcano, ma giungono anche notizie di bagliori sia sul versante sud che a nord. Non si ha ancora un quadro chiaro di cosa stia accadendo; di certo, la presenza dell’ampia nube eruttiva che si percepisce sopra le nostre teste rende ancor più ostile l’oscurità della notte, in quelle prime ore del 27 ottobre 2002 (Figura 1).

Figura 1 - Una densa nube eruttiva oscura il cielo alle prime luci dell’alba del 27 ottobre 2002. La nube eruttiva è prodotta da una bocca eruttiva apertasi nella tarda serata del 25 ottobre sull’alto fianco meridionale dell’Etna. Sullo sfondo si intravedono il Golfo di Catania e la costa tra Brucoli e Augusta.
Figura 1 – Una densa nube eruttiva oscura il cielo alle prime luci dell’alba del 27 ottobre 2002. La nube eruttiva è prodotta da una bocca eruttiva apertasi nella tarda serata del 26 ottobre sull’alto fianco meridionale dell’Etna. Sullo sfondo si intravedono il Golfo di Catania e la costa tra Brucoli e Augusta. Fotografia di Marco Neri.

 

Sono da poco passate le 4 del mattino. Il vento tira verso sud per cui, mentre saliamo lungo i tornanti che si annodano faticosamente sul ripido versante tra il Sapienza e La Montagnola, minuscoli brandelli di scorie laviche cadono dal cielo come pioggia nera sul cofano dell’auto e rimbalzano sul parabrezza, ticchettando.

Superata la stazione di arrivo della Funivia, il versante si appiana e la visuale si apre: un ventaglio di bocche eruttive espelle violentemente getti di lava e gas, da una zona posta poco più in alto, attorno a 2800 metri di quota. Nel frattempo, i primi bagliori di luce del nuovo giorno rivelano d’un colpo la nube eruttiva prodotta dalle esplosioni, che ci appare mostruosamente grande, che ammanta il cielo dalla cima dell’Etna fino alla Piana di Catania ed oltre.

I luoghi sono quelli dell’eruzione di luglio-agosto 2001, quando in una settimana l’Etna era stato capace di erigere cento metri di un perfetto cono piroclastico nella zona nota col nome di Pian del Lago, a ridosso della Montagnola; solo che adesso la lava sgorga da una fenditura aperta un po’ più in alto, molto vicino all’edificio di Torre del Filosofo, estremo baluardo umano che ancora resiste imperterrito alla furia delle eruzioni degli ultimi decenni. Non durerà ancora per molto.

Facciamo appena in tempo a farci un’idea dello stato delle cose, quando ci chiamano dalla Sala Operativa di Catania: dobbiamo scendere subito ed andare sull’altro versante, a nord, dove uno sciame sismico molto intenso fa vibrare violentemente Piano Provenzana. Giungono notizie che il vulcano vuole eruttare anche lì e la cosa non ci piace per nulla.

E così ripercorriamo la strada sterrata che riconduce al Rifugio Sapienza con qualche lapillo tra i capelli e molti pensieri in testa. Raggiunta la strada asfaltata, giriamo a sinistra e poi giù per Zafferana Etnea, che attraversiamo senza fermarci neanche un attimo. Superata Milo, la strada Mareneve risale nuovamente la montagna ed è lì che ci accorgiamo di un cielo quasi incredibile: una colonna piroclastica rossastra si eleva dal Rift di Nord-Est, flette verso sud e disegna un grande arco, passando sopra l’area craterica sommitale ed unendosi ad un’altra colonna eruttiva, quella che avevamo appena osservato essere espulsa dal fianco sud, forma quindi un’unica, immensa nube piroclastica (Figura 2).

Figura 2 - È l'alba del 27 ottobre. Le prime luci del giorno illuminano la nube eruttiva proveniente dalle bocche aperte lungo il Rift di Nord-Est (a destra) e sul fianco sud del vulcano (a sinistra) .
Figura 2 – È l’alba del 27 ottobre. Le prime luci del giorno illuminano la nube eruttiva proveniente dalle bocche aperte lungo il Rift di Nord-Est (a destra) e sul fianco sud del vulcano (a sinistra). Fotografia di Marco Neri.

 

Giungiamo a Piano Provenzana verso le 6 e trenta del mattino. Non facciamo in tempo ad uscire dall’auto e mettere i piedi per terra, che il suolo vibra e ondeggia e facciamo fatica a non cadere. Lo scenario sembra quello di un set cinematografico. Ci affacciamo, insieme a pochi altri, da Monte Conca, volgendo lo sguardo ad ovest: Una dopo l’altra, una successione di bocche eruttive si apre lungo il Rift di Nord-Est, la più alta a ridosso di Monte Pizzillo. Ogni bocca forma una densa colonna piroclastica che insieme alle altre si innalzano in aria quasi verticalmente per alcune centinaia di metri e poi piegano verso sinistra, verso sud, spinte dal vento. Una, due, poi tre, quattro… una moltitudine di nuove bocche si stava formando davanti ai nostri occhi e non sembravano volersi fermare (Figura 3).

Figura 3 - 27 ottobre 2002: erutta il Rift di Nord-Est, formando una moltitudine di bocche allineate che emettono copiosamente cenere e lapilli incandescenti.
Figura 3 – 27 ottobre 2002: erutta il Rift di Nord-Est, formando una moltitudine di bocche allineate che emettono copiosamente cenere e lapilli incandescenti. Fotografia di Marco Neri.

BORIS

Sono in escursione sullo stupendo veliero Sigismondo alle isole Eolie con un gruppo di studenti francesi, accompagnati da una troupe televisiva, sempre francese. Ieri sera siamo arrivati all’isola di Vulcano, stamattina si deve fare la salita al Cratere della Fossa di Vulcano. All’alba accendo il telefono cellulare e mi arrivano le notifiche di diversi tentativi di chiamate da parte del mio amico Pippo, grande amante dell’Etna da molti decenni, che mi ha cercato durante la notte. “Se lui mi ha cercato in quegli orari”, dico a me stesso, “qualcosa deve essere successo all’Etna.”

Lo richiamo, e quando lui risponde, si sente un fragore continuo, poi la sua voce: “Dove cavolo sei, scassau ‘a muntagna! C’è un’eruzione sul fianco sud dell’Etna! E mi dicono che si sta aprendo anche il Rift di Nord-Est …” Mi sento male, voglio lasciar perdere il gruppo francese e correre all’Etna, ma ho preso questo impegno e non mi resta che continuare, ancora per 5 giorni, la crociera con loro. Sto cercando di raggiungere persone che lavorano a Piano Provenzana, ne conosco tantissime e molte sono amici. Nessuno risponde. Nemmeno Marco, il mio collega e compagno di stanza all’INGV, è raggiungibile. Parlo con sua moglie Anna, che mi dice “Non so dov’è, è in giro, e qui il cielo è oscurato dalla nube eruttiva, cade cenere, ci sono boati continui e la terra trema.”

Intanto il mio gruppo di studenti si prepara per l’escursione sul cratere di Vulcano, facciamo colazione a bordo del veliero, andiamo a terra e prendiamo il sentiero per il cratere. Non vedo l’ora di raggiungere l’orlo più alto da dove, come so dalle mie visite precedenti al cratere, si può vedere l’Etna in condizioni atmosferiche favorevoli …

Figura 4 - La nube eruttiva dell’Etna vista dall’isola di Vulcano, nel mattino del 27 ottobre 2002. L’altezza della nube è circa 6 km. Il vulcano stesso è completamente avvolto dalla nube.
Figura 4 – La nube eruttiva dell’Etna vista dall’isola di Vulcano, nel mattino del 27 ottobre 2002. L’altezza della nube è circa 6 km. Il vulcano stesso è completamente avvolto dalla nube. Fotografia di Boris Behncke.

 

… ed ecco lo spettacolo incredibile: a sud un immenso nuvolone nero riempie il cielo, che cresce sia in altezza sia in larghezza. L’Etna è completamente avvolta da gas e cenere, mentre il mondo circostante è bagnato nel sole di una splendida giornata che sembra quasi estiva (Figura 4).

Finalmente, a mezzogiorno, quando stiamo salpando da Vulcano per navigare verso Stromboli, al telefono risponde l’amico Biagio, guida alpina sull’Etna. “La lava sta arrivando a Piano Provenzana in questo momento, e ci stanno mandando via”, dice. Passo le ore successive in uno stato di disperazione, sia perché non posso assistere da vicino all’evento, sia perché amavo Piano Provenzana, la più piccola e sempre svantaggiata delle due stazioni turistiche sull’Etna.

Nel mare aperto tra Vulcano e Stromboli, guardando verso sud vedo l’immenso pennacchio di cenere dell’Etna, mentre a nord lo Stromboli emette piccoli sbuffi di cenere nera; per la prima volta vedo i nostri due vulcani siciliani attivi in eruzione simultaneamente. Passando davanti ad una spiaggetta a Panarea, si vedono alcuni bagnanti, sembra agosto piuttosto che fine ottobre.

MARCO

Lasciata la nostra automobile sul Piazzale di Piano Provenzana, risaliamo con un mezzo della Forestale la strada sterrata che collega il pianoro all’area sommitale. Poco sopra 2000 metri di quota siamo costretti a lasciare l’auto: la strada è interrotta da una moltitudine di fratture aperte e profonde. Quindi proseguiamo a piedi, tra terremoti e boati, andando incontro alla bocca eruttiva più bassa. Raggiunto un punto panoramico, sull’orlo di un vecchio cratere inattivo, osserviamo l’incedere lento ma inesorabile della fessura eruttiva, che ormai appare nettamente come una classica “bottoniera”: una serie di bocche eruttive allineate sulla medesima fessura zampillano di lava incandescente, ceneri e lapilli. Il terreno vibra continuamente sotto di noi, ma ogni tanto vibra più forte ed allora vediamo aprirsi nuove fenditure di fronte a noi, che in pochi attimi iniziano ad emettere vapori biancastri e dopo pochi minuti anche piccoli brandelli di lava incandescente. E’ la fessura eruttiva che si sta propagando sempre più in basso, costringendoci ad arretrate di qualche decina di metri per non rimanere coinvolti (Figura 5).

Figura 5 - La fessura eruttiva si propaga lungo il Rift di Nord-Est, iniziando a produrre violente attività esplosive concentrate per lo più nella porzione più bassa del campo di fratture.
Figura 5 – La fessura eruttiva si propaga lungo il Rift di Nord-Est, iniziando a produrre violente attività esplosive concentrate per lo più nella porzione più bassa del campo di fratture. Fotografia di Marco Neri.

 

Troppo intenti, forse anche incantati, ad osservare l’incedere prepotente della fessura eruttiva, verso mezzogiorno ci rendiamo conto che, più a monte, l’attività eruttiva non è più esclusivamente esplosiva, bensì ha iniziato ad emettere lava. La colata più alimentata ha già percorso la pista da sci e si sta dirigendo verso Piano Provenzana e le sue strutture turistico-alberghiere (Figura 6). È in quel momento che ci rendiamo conto di avere commesso un errore potenzialmente assai grave: il nostro fuoristrada è esattamente sulla traiettoria della colata lavica, il cui fronte dista ormai meno di trecento metri dall’automobile! Che corsa che ci siamo fatti, io e Gianni, giù per lo sterrato, col cuore in gola per la paura di non fare in tempo a salvare il fuoristrada!

Figura 6 - Le prime colate di lava irrompono a Piano Provenzana, la mattina del 27 ottobre. L’amaro destino della stazione turistica è ormai segnato.
Figura 6 – Le prime colate di lava irrompono a Piano Provenzana, la mattina del 27 ottobre. L’amaro destino della stazione turistica è ormai segnato. Fotografia di Marco Neri.

 

Appena arrivati all’auto, il fronte lavico è ormai quasi davanti a noi. La scena è drammatica. L’Hotel Le Betulle è quasi “imploso” su sé stesso, i suoi pilastri di cemento armato sono schiacciati e deformati come stuzzicadenti, così come quelli dell’Hotel-Ristorante La Provenzana. Le forze dell’ordine fanno sgomberare il piazzale e obbligano tutti ad allontanarsi. Il dramma si compie davanti a noi (Figura 7).

Figura 7 - Le colate laviche invadono il piazzale della stazione turistica Etna Nord, incendiando la vegetazione e le strutture ricettive realizzate in legno.
Figura 7 – Le colate laviche invadono il piazzale della stazione turistica Etna Nord, incendiando la vegetazione e le strutture ricettive realizzate in legno. Fotografia di Marco Neri. 

BORIS

Durante tutto il percorso verso Stromboli, nei cieli a sud si vede l’immensa nube eruttiva dell’Etna. Solo dopo alcune ore ne emerge la sagoma. Sul lato di fronte a noi – quello nord-orientale – si distingue un’emissione di colore più chiaro, grigio giallastro, mentre dall’altra parte continua ad emergere una colonna nera di cenere, piegata verso est.

In serata mi chiama Marco e racconta tutto quello che ha visto durante questa giornata estenuante. “Beato te che passerai ancora qualche giorno alle Eolie”, mi dice con la voce stanca, “qui è l’inferno!” Il giorno dopo leggo avidamente gli articoli nei giornali locali, che descrivono minuziosamente la distruzione di Piano Provenzana, l’avanzamento della lava nella secolare pineta Ragabo, le ricadute estese della cenere. Due giorni dopo l’inizio dell’eruzione arriva pure il terremoto, che scuote l’area di Santa Venerina, sul versante sud-orientale etneo, causando estesi danni e creando angoscia nella popolazione.

Figura 8 - La piazza antistante la Stazione Centrale di Catania sotto la cenere, 2 novembre 2002. Sullo sfondo si vede la nube eruttiva, che continua ad essere emessa dalle bocche sull’alto fianco meridionale dell’Etna.
Figura 8 – La piazza antistante la Stazione Centrale di Catania sotto la cenere, 2 novembre 2002. Sullo sfondo si vede la nube eruttiva, che continua ad essere emessa dalle bocche sull’alto fianco meridionale dell’Etna. Fotografia di Boris Behncke.

 

Finalmente, il 2 novembre rientro a Catania e mi trovo in un mondo nero, polveroso, tutto è pieno di cenere (Figura 8): una sabbiolina che penetra ovunque, nelle case, te la trovi sulla pizza, nella birra, nel letto. Comincio a seguire da vicino l’eruzione, che dopo pochi giorni si esaurisce sul versante nord-orientale. Il 15 novembre l’amico Biagio mi porta a quel che resta di Piano Provenzana, un deserto di lava fumante, delle strutture che c’erano prima non resta che qualche accumulo di detrito di cemento.

Breve cronologia dell’eruzione

L’eruzione è iniziata il 27 ottobre 2002 (0:55 ora italiana) ed è terminata il 28 gennaio 2003; è stata caratterizzata da intensa attività esplosiva ed effusiva che ha espulso complessivamente oltre 80 milioni di metri cubi di prodotti eruttivi. L’evento eruttivo è stato caratterizzato dalla simultanea fuoriuscita di magmi di composizione differente: lungo il versante settentrionale, è stato eruttato per circa 9 giorni (fino al 4 novembre 2002) un magma già parzialmente degassato e simile a quello che normalmente risiede all’interno della porzione superficiale del condotto centrale del vulcano; pertanto, in quel settore l’eruzione è stata principalmente effusiva. A sud, invece, il magma eruttato proveniva dalla porzione più profonda del sistema di alimentazione del vulcano e ha utilizzato un condotto “eccentrico” ed indipendente da quello centrale; anche per questo motivo, quel magma è giunto alla superficie molto ricco in gas ed ha, quindi, generato un’eruzione intensamente esplosiva oltre che effusiva, perdurata per circa 3 mesi. Nel corso dell’eruzione, l’intero fianco orientale dell’Etna si è deformato, spostandosi verso Est e Sud-Est di decine di centimetri, in particolare nella zona in cui il Rift di Nord-Est è connesso con la Faglia della Pernicana. Quest’ultima è una struttura tettonica lunga oltre 18 chilometri, allungata in senso Est-Ovest, che delimita il settore del vulcano soggetto a più intensa deformazione.

Con il titolo: l’alba del 27 ottobre. Le prime luci del giorno illuminano la nube eruttiva proveniente. Fotografia di Marco Neri

Gaetano Perricone

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