di Luciano Signorello
Oggi ricorre il 102esimo anniversario della nascita dello scrittore Gesualdo Bufalino.
Lo conobbi una domenica di un afoso luglio del 1990 nella sua casa di Comiso. Ricordo un numero infinito di stanze e migliaia di libri, nelle librerie, sulle scrivanie, sulle sedie ed anche a terra. C’ero andato con l’editore Carmelo Tringale per chiedergli se pensasse alla presentazione di un volume che stavamo preparando.
Il primo impatto non fu dei migliori. Spigoloso, superiore, scontroso, indaffarato e diffidente. Disse subito che difficilmente scriveva presentazioni di libri, lui li scriveva i libri. Ci rimasi male, ma dopo avere sfogliato alcune pagine del menabò e scrutato le prime foto, chiese chi fosse l’autore perché voleva incontrarlo. Dei testi non aveva dubbi in quanto erano stati redatti da due docenti universitari. Io, risposi timidamente, sono stato io a fare le foto.
Quel giorno aveva altri impegni e ci liquidò dicendo che, forse, si sarebbe fatto sentire lui.
Dopo una settimana l’editore mi informò che aveva chiamato e voleva vedermi. Concordai l’incontro e trovai un’altra persona. Cortese, interessato, curioso e molto simpatico. E non solo scrisse l’introduzione di quel volume, ma venne anche alla presentazione del libro, nella primavera dell’anno successivo.
Il suo ricordo e le sue parole, ogni tanto mi ritornano in mente. Voglio condividere qui accanto l’ultima, per me molto emozionante parte della presentazione del libro (che potete leggere per intero nelle prime tre immagini della gallery), che aiuta a capire e comprendere la profonda preparazione culturale ed espressiva di un altro grande figlio di Sicilia.
Con il titolo: all’interno della Valle del Bove, una delle foto all’interno del libro
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