di Gaetano Perricone
Lascio molto volentieri il racconto della magnifica mattinata palermitana di sabato 6 maggio al cinema Rouge et Noir, organizzata per la presentazione del romanzo di Sergio Mangiameli “Come la terra” (Villaggio Maori Edizioni), alla brillante, appassionata, vulcanica “penna” dell’amica Antonella De Francesco – che per l’occasione abbiamo voluto eccellente lettrice di brani del libro insieme a Tiziana Caccamo — , ingegnere con la passione della letteratura e del cinema e con il talento della scrittura, come ho detto nell’ambito della presentazione.
E’ stata davvero una splendida esperienza, impreziosita dalla meravigliosa proiezione su schermo cinematografico dei bellissimi video che avevamo scelto (lo spot sull’Etna Patrimonio Unesco, “Il carattere di Idda” di Klaus Dorschfeldt e, sorpresa finale fuori programma, la discesa nel 1993 nel cratere della Bocca Nuova dello scomparso vulcanologo francese Francois Fanfan Le Guern) e dalla apprezzatissima degustazione degli ottimi vini etnei scelti dall’amico Giuseppe Doca, dell’enoteca Santo Doca di Nicolosi.
Doveroso il ringraziamento a Silvana Polizzi, giornalista di grande valore ed esperienza, carissima amica e mia formidabile e appassionata partner di una presentazione all’insegna delle emozioni, al coinvolto padrone di casa Gian Mauro Costa e ai suoi motivatissimi ed efficientissimi collaboratori Elena Rizzo e Francesco Indro Armato.
Ma ecco il bellissimo commento di Antonella De Francesco, che ringrazio davvero di cuore . Poi, a seguire e per tutti voi, il magnifico video carico di suggestioni di Klaus Dorschfeldt (con il titolo originale “Iddu”), che ha letteralmente incantato il pubblico di Palermo intervenuto alla presentazione. Video proiettato in anteprima, voglio ricordarlo, nella sede del Parco dell’Etna a Nicolosi, in occasione dell’evento “Visioni vulcaniche”, curato da me con il vulcanologo dell’ente Salvo Caffo.
Metti un giornalista palermitano, Gaetano Perricone, e uno scrittore catanese, Sergio Mangiameli, che condividono la passione per l’Etna.
Metti una location in cui il padrone di casa, Gian Mauro Costa, è pure lui del mestiere. E, infine, metti un gruppetto di bella gente appassionata di letteratura e di natura. Sono questi gli ingredienti che hanno reso possibile la presentazione di un bel libro che parla non soltanto di Etna ma anche di sentimenti. Ed è per questo che nella sala ridotta del Rouge et Noire, per un paio d’ore, i pensieri degli astanti si sono fermati: tutti abbiamo attraversato i confini virtuali della distanza e ci siamo ritrovati su quei versanti, ai piedi di quelle pendici, tra la lava fumante e la vita che da essa prende il via.
Lo confesso, andavo da bambina sull’Etna con i miei genitori, così come ha ricordato Silvana Polizzi, che ha introdotto il bel libro ” Come la Terra” di Sergio Mangiameli, ma con il tempo avevo smesso di sentirla pure un po’ mia, anche da Palermo , questa “madre” , “Idda”, come la chiama la gente del luogo.
Ma per incanto tutto è tornato vivo: attraverso le parole e le immagini magnifiche di raffinati filmati amatoriali, per l’occasione presentati, abbiamo compreso perché sia “attivo” e in cosa consista, davvero, la sua attività.
Non mi riferisco strettamente al significato scientifico e ai diversi condizionamenti del vulcano sull’ecosistema di cui fa parte, ma, più precisamente, all’effetto stupefacente che questa forza della natura esercita sulla vita della gente che vive in quei dintorni.
La sua vista e il suo fragore mutano di continuo come l’animo umano e il paesaggio circostante muta anch’esso ad una velocità che la gente che vi abita può notare. Questo è il miracolo dell’Etna e magnificamente ce lo ha trasmesso l’autore del libro che, per inciso, abbiamo comprato in tanti.
Le ere geologiche qui non contano, qui Idda di oggi non è quella di ieri, esattamente come noi. Le rughe ( calanchi) delle sue pendici nascono e si modificano esattamente come le nostre, i suoi malumori e il suoi silenzi sono una metafora dei nostri stessi stati d’animo , così cangianti e imprevedibili.
Ovviamente la magica atmosfera non poteva che essere suggellata dal buon vino etneo, nettare degli dei da sempre, rosso come la lava della madre che ne ha permesso la produzione, spumeggiante come i lapilli che vengono espulsi come nei fuochi d’artificio durante l’eruzione, limpido e sincero ( mi riferisco al vino bianco) come il cielo di certe mattine proprio lì, su questo meraviglioso vulcano, che in questa occasione abbiamo imparato ad amare e a rispettare un po’ di più anche da qui.
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