di Sergio Mangiameli

Sergio Mangiameli e la professoressa Stroppolatini, insieme ad Acireale dopo 40 anni
Sergio Mangiameli e la professoressa Stroppolatini, insieme ad Acireale dopo 40 anni

 La professoressa Stroppolatini è stata la mia insegnante di italiano in Terza D alla Scuola Media Statale Dante Alighieri di Catania, a metà degli anni ’70. Ho ancora un ricordo nitido delle sue lezioni tenute in piedi da due valori: la passione e l’impegno. L’energia che ci metteva era contagiosa, così forte che non ha sconfitto né il mio né il suo tempo. Perché in me, l’insegnamento rimane, e in lei il carattere le ha conservato la lucidità integralmente- da non poco, ha superato di slancio i novant’anni di età.

L’ho cercata, grazie a sua figlia Daniela, e l’ho invitata alla presentazione del mio romanzo “Come la terra” ad Acireale, presso VieTraverse. Lei è venuta e io, che faccio sempre i compiti, le ho consegnato una copia del mio libro, così come facevo quarantadue anni fa in classe. Ho consegnato il mio tema alla professoressa Stroppolatini e questo è il suo giudizio. Grazie ancora, professoressa.

 

 

Il testo che segue è di Enza La Porta Stroppolatini

LIBER

Sabato 12 Novembre ore 19: una data da ricordare.

Ho infatti la gioia di incontrare dopo quarant’anni uno delle centinaia di ragazzi a cui con amore infinito ho cercato di trasmettere i valori in cui credo, l’entusiasmo per il bello ed il buono, ma soprattutto l’amore per il retto vivere.

Lui, Sergio Mangiameli, mi ha cercata, io ho accolto con gioia immensa e anche un po’ di curiosità il suo invito. I nostri occhi si sono incontrati, il suo sguardo intenso e dolce mi ha trasmesso messaggi affettuosi e l’emozione mi ha tolto il respiro.

Grazie, Sergio, per aver voluto condividere anche con me questa serata così importante per te, grazie per avermi regalato il tuo libro la cui lettura mi ha permesso di rinnovare la tua conoscenza di penetrare nel tuo intimo e di apprezzare le tue doti di uomo e di scrittore.

Grazie ancora, Sergio.

Mi hai chiesto un voto. non mi sento all’altezza di esprimere un giudizio numerico.

Preferisco dire le mie impressioni a parole: poche, ma sentite.

Con un linguaggio asciutto, incisivo, moderno, l’autore incomincia a narrare la sua particolare, strana, ma intensa storia d’amore che ha per sfondo un paesaggio mozzafiato: l’Etna, “il gigante buono”, “Il burbero benefico” che egli dimostra di conoscere in tutti i suoi aspetti, le sue attrattive e le sue insidie; la Montagna che è meta e motore del suo cammino ed ossigeno per il suo vivere.

L’amore dello scrittore per “la sua gente” non gli impedisce di rilevarne i difetti e nello stesso tempo gli consente di apprezzarne i pregi. Dice “Trischitta” uno dei personaggi emblematici della “sicilitudine”: “dei siciliani tutto si può dire, anche mafiosi, ma no che non sono uomini di cuore. E una promessa fatta è parola d’onore”.

Interessante, enigmatica, dolente, irrequieta, tenace, passionale, la protagonista femminile e avvincente quanto la sua dolorosa umana vicenda. Struggente e un po’ surreale, onirica la fine del racconto.

 

Sergio Mangiameli

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