di Gaetano Perricone

Il profilo Facebook si apre con la sua bellissima foto di spalle mentre contempla l’Etna e, accanto al nome, un bizzarro soprannome che gli hanno affibbiato alcuni amici e che desta subito grande curiosità: Taugenichts, termine tedesco che si traduce letteralmente “perdigiorno”, con riferimento al romanzo Vita di un perdigiorno (Aus dem Leben eines Taugenichts) dello scrittore romantico tedesco Joseph Freiherr von Eichendorff. Ne ho sentito parlare varie volte, ma non l’ho letto: e allora mi rifaccio a Wikipedia, spesso preziosa, che mi spiega che “il protagonista è un ragazzo la cui famiglia vive in un mulino; egli viene sempre chiamato Taugenichts (“Perdigiorno”), anche dai suoi genitori. Una mattina di primavera si sveglia e decide di partire all’avventura per il mondo accompagnato solo dal suo violino. Il ragazzo considera pigri tutti coloro che non hanno voglia di viaggiare alla scoperta del mondo e che quindi non sanno godersi l’alba e la natura”.

Mirco Mannino

In realtà il personaggio di cui scriviamo è l’esatta antitesi di un perdigiorno o perditempo che dir si voglia. Mirco Mannino è al contrario un inarrestabile viaggiatore e scopritore della sua amatissima Sicilia – una specie di protagonista di un Grand Tour del ventunesimo secolo, “4 punto 0” direi visto che le nuove tecnologie della comunicazione le conosce e usa benissimo, quelli del Sette-Ottocento dipingevano e scrivevano, lui filma e fotografa – anzi di luoghi particolari e speciali della nostra terra meravigliosa e maledetta. Quando ho visto il suo profilo e la sua pagina social, una vera e propria miniera di descrizioni illustrate da foto (ne trovate tante fantastiche nella fotogallery qui) e video bellissimi di tante piccole realtà siciliane sconosciute anche a tanti di noi che per mestiere e diletto la Sicilia l’abbiamo girata in lungo e largo, un patrimonio di informazioni e immagini che definirei senza temere di essere smentito il più ampio e dettagliato in circolazione, ho deciso di conoscerlo e di presentarlo agli amici e lettori del Vulcanico, che credo avranno modo di apprezzarlo come è successo a me nel nostro incontro bello, appassionante e che certamente mi ha arricchito.

Ascolto Mirco, questo ragazzo dallo sguardo limpido e dal tono molto determinato che conosce e parla benissimo inglese, tedesco e spagnolo, mentre mi racconta la sua bellissima storia, che è l’esatto, per molti versi incredibile contrario di quella di tanti suoi colleghi che cercano lavoro e fortuna lasciando la Sicilia: “Ho 28 anni, sono figlio di genitori di origine siciliana, mio papà catanese e mia mamma di Scicli, ma sono nato a Cesate, in provincia di Milano. La terra d’origine dei miei la vedevo da lontano e il mio desiderio di conoscerla cresceva man mano che passavano gli anni: ne studiavo continuamente la carta geografica con l’idea fissa di vedere luoghi specifici, pezzi di natura e umanità particolari. Mi ha sempre colpito, quando scendevamo in estate a trovare mia nonna materna a Sampieri, il calore e l’anima dei siciliani, lo spirito che trovavo qui – ci racconta con il suo accento spiccatamente milanese, amabilmente contradditorio con le sue parole – Mi godevo la meravigliosa Sicilia estiva e gli amici catanesi mi definivano “il più spacchioso dei milanesi” per la grande attrazione e propensione che mostravo per questa terra”.

Mirco saluta Agira e l’Etna

Poi è arrivato il tempo della svolta: “Dopo la laurea in Scienze Alimentari, ho preso la decisione che ha cambiato la mia vita: venire definitivamente in Sicilia non solo e non tanto per starci, ma soprattutto per conoscerla e comprenderla. Non si trattava di un salto nel buio, ero già venuto varie volte, l’avevo studiata a fondo, sapevo già tutto quello che avrei voluto fare e dove farlo. Con i miei studi avrei potuto fare anche con una certa facilità il tecnico alimentare nel nord materialista e produttivo. Ho preferito altro e i miei genitori non mi hanno ostacolato, fallo pure se vuoi, mi hanno detto – continua Mirco Mannino – E così nel luglio 2017 sono arrivato a Sampieri da mia nonna e per mantenermi ho lavorato qualche mese in un piccolo ristorante, approfondendo nel frattempo i miei studi sulla Sicilia sulle cartine acquistate in edicola: paesi, aree naturalistiche e archeologiche, fiumi, castelli, tutto ciò che volevo visitare per raccontarlo. La nonna è venuta a mancare, è stato un grande dolore, ma il mio progetto è rimasto in piedi: sono andato in Germania a lavorare il tempo necessario per racimolare un po’ di soldi, sei-sette mesi, fino a quando non è arrivato il momento del ritorno definitivo in Sicilia per cominciare il viaggio che avevo in mente”. 

Mirco ai Calanchi del Cannizzola

Si parte: “Era il 3 novembre del 2018 quando sono arrivato al porto di Palermo da Genova. Logica voleva che partissi dal capoluogo per iniziare il mio giro di scoperta e racconto, ma in omaggio alle mie origini sono tornato a Sampieri e da lì ha preso il mio viaggio, che dura fino ad oggi. Quattro anni pieni di conoscenza, di bellezza, di emozioni, di umanità, una splendida avventura con la mia vecchia Golf del 1991. Sempre con lo stesso sistema: zaino in spalla, chiamo il sindaco di un Comune e gli espongo i luoghi che vorrei visitare nel suo territorio. La domanda è quasi sempre identica, divertente: ma quante cose conosci della mia zona? Ho chiesto e ottenuto sempre l’alloggio, nell’ultimo periodo il vitto. Ho visitato e raccontato finora nei dettagli oltre un centinaio di Comuni della Sicilia centro-orientale, nelle province di Ragusa, Siracusa, Catania, Enna, Messina. Mi relaziono con i siciliani sfruttando quella che considero la mia ambivalenza di nativo milanese, ma di fatto originario di questa terra e questa mi aiuta in alcune situazioni e ambienti”. Quando gli chiedo, da viaggiatore romantico, qual è il suo luogo del cuore, mi risponde con equilibrio e correttezza: “Sono tanti i posti che mi sono rimasti di dentro, se ne citassi qualcuno farei torto agli altri”.

Alle Grotte della Farina di Bronte

Mirco è diventato Guida Ambientale con Federescursionismo e fa l’accompagnatore turistico per sbarcare il lunario; tra i suoi progetti imminenti c’è la creazione di un’associazione culturale. E poi proseguirà la sua avventura di scoperta e racconto della Sicilia, “gratis et amore Dei”, ad ampliare la sua ricchissima agenda (“ho accumulato una conoscenza incredibile di tutte le realtà che ho visitato”), solo passione e ancora voglia di conoscenza da mettere a disposizione del popolo social che lo segue con grande interesse e numeri decisamente notevoli sul suo profilo e sulla pagina Facebook “In viaggio con te”, dove ha postato e posta una infinità di meravigliose fotografie e brillanti video nei quali descrive minuziosamente i luoghi visitati. “Sono in contatto da un po’ con la Regione e certo, mi piacerebbe che i contenuti del mio viaggio avessero una platea più importante e fossero fruiti dal maggior numero di persone. Ma so che non è semplice”. E quando gli chiedo come definirebbe la Sicilia, mi dà una risposta davvero originale e straordinaria, che potrebbe essere benissimo una citazione dei grandi viaggiatori del Settecento e Ottocento che si innamorarono della nostra terra: “La Sicilia è la soddisfazione di ogni curiosità”. Ma che meraviglia, i grandi strateghi del turismo regionale dovrebbero subito chiamarlo a fare il testimonial!

Malvagna, alcune vie

Ma questo brillante ragazzo che per maturità, a 28 anni, dà punti a gente molto più grande di lui, ci riserva un’altra grande sorpresa: dai luoghi che ha visitato e conosciuto, dando seguito alla sua passione per Pirandello, Verga, il “realismo magico” di Jorge Luis Borges, ha tratto ispirazione per scrivere una serie di novelle. E’ in cerca di un editore, vorrebbe pubblicarle e intanto ha voluto deliziare i lettori del Vulcanico con il brano che segue. Eccolo, con tanti auguri e in bocca al lupo al grande Mirco Mannino, innamorato della Sicilia, perché possa realizzare tutto ciò che desidera. A cominciare da un bel libro con le sue novelle di viaggio, che non vedo l’ora di leggere. Grazie e ad maiora semper, Mirco!

… Su quel tramonto pareva che il Padre Eterno avesse deciso di spennellare massicciamente l’intero paesaggio, con spesse campiture di arancio, rosso e viola. Un tramonto di un colore accecante, tanto era acceso. – È l’eruzione della Montagna – disse il pastore, anticipando la domanda che aveva in testa il giornalista. – Quando la cenere è nell’aria, i tramonti sono più belli del solito. Questo è il risultato – e indicò quella porzione di cielo dove stava guardando Stazzi. Stazzi era estasiato da quella visione, ma tutte quelle spumeggianti nuvole rossastre gli impedivano la  visione della Campana, la montagna da lui tanto amata. “Dove sarà?“ pensava lui, cercando avidamente in ogni angolo di paesaggio. Adesso mi mostro, parve essere la risposta della montagna, e dopo che l’ultima nuvola che la copriva si allontanò, essa si mostrò in tutta la sua bellezza. Con quella V incompiuta, con quel poggio poco più basso dell’altro, pareva nell’insieme una maestosa imperfezione, una perfezione incompleta che, se qualcuno mai l’avesse progettata, aveva tenuto in conto proprio questo: l’incompiutezza dell’opera. Guardandosi attorno il giornalista rivide, poco più in basso, il vulcanetto di Liggeri e, di là da quelli, un’infinita veduta a volo d’uccello fino al limitare dell’orizzonte, fino a dove i suoi occhi potevano scorgere, prima che si perdessero in un vuoto abissale senza via di fuga. Stazzi sapeva che provare a estendersi oltre quelle vedute avrebbe equivalso a perdere completamente il proprio controllo, a non ritornare più in sé, quindi abbassò un poco lo sguardo e pian piano, placidamente, cadde in uno stato di estasi. “Via, ultimo paesaggio, che possa io godere del penultimo, senza perdermi nell’ultimo! Sì, lontano dai vorticosi spazi, lontano dall’incessante tempo… 

La pagina Facebook di Mirco Mannino: https://www.facebook.com/mircomanninoinviaggioconte; il suo canale youtube: https://www.youtube.com/c/MircoManninoInViaggioconTe; su Instagram: @mircoinviaggioconte

Con il titolo: Mirco ai Crateri dell’Etna. Nella splendida fotogallery, interamente firmata da Mirco Mannino: 1) Agira e Etna; 2) Lago Ancipa; 3) Biviere di Cesarò; 4) abbeveratoio Borgo Pietro Lupo; 5) Borgo Raju Fondachelli Fantina; 6) Bosco della Tassita, Nebrodi; 7) Calanchi del Cannizzola; 8) Antillo, Campana dei dispersi; 9) Cascata Rocche di Palazzolo, Roccella Valdemone; 10) Chiesa del Calvario, Roccella Valdemone; 11) Chiesa Madre di Capizzi e Etna; 12) Ddieri di Cavagrande; 13) ancora Ddieri di Cavagrande; 14) Fiumara Borgo Raju; 15) Forza d’Agrò vista da Monte Re Cavallo; 16) Gole di Tiberio San Mauro Castelverde; 17) Grotte della Farina Bronte; 18) ancora Grotte della Farina Bronte; 19) Hangar per dirigibili Augusta; 20) Mirco ai crateri dell’Etna; 21) Mirco ai Peloritani sul Pizzo di Verna; 22) Laghetti Campanito Nicosia secondo stagno; 23) Lago Ancipa Rocca Mannia; 24) Lago Dirillo Licodia Eubea; 25) Luna piena al Castello di Tavi, Leonforte; 26) Malvagna, alcune vie; 27) Mistano inferiore, frazione abbandonata di Casalvecchio Siculo; 28) Motta Camastra al tramonto; 29) Paesaggio visto da Borgo Pietro Lupo, Mineo, 30) interno resti del Monastero di San Michele, Troina; 31) Tramonto monte sambughetti visto da Capizzi; 32) tramonto sulle isole Eolie visto da Tripi; 33) tramonto Tripi e Rocca di Novara; 34) Valle del Ghiodaro, Mongiuffi Melia

 

 

Gaetano Perricone

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