di Gaetano Perricone
Scrivo queste righe in una bellissima giornata di sole, ma la mia anima è cupa e i miei pensieri sono cattivi, se non pessimi.
Tutti questi discorsi e commenti anche molto autorevoli sull’età dei morti di #Coronavirus, nella quasi totalità superiore ai 60 anni, mi va sempre più convincendo che arriverà tra non molto il momento in cui, in questa terribile guerra del 2020 contro un nemico invisibile e potentissimo, le Nazioni più colpite, tra cui in prima linea l‘Italia, dovranno necessariamente fare una scelta fra persone da salvare e persone da sacrificare, più brutalmente da lasciare morire. E io faccio certamente parte di questo secondo gruppo.
Non che abbia paura di morire (di soffrire sì, tanto), lo dico sinceramente. Intanto perché sto benissimo, mi sento e sono un ragazzo di quasi 64 anni, amo molto la vita e sto rispettando rigorosamente le regole imposte dalla nuova guerra. E poi, se proprio dovesse accadere, trovo suggestiva e romantica, anche se del tutto irrazionale e forse anche un pò ridicola, l’idea di potere raggiungere da qualche parte mio padre, mia madre e mia sorella, che ho perso da molti anni.
Quello che invece mi preoccupa, mi fa incazzare molto e un pò mi fa anche paura è l’idea che, nell’immaginario collettivo e probabilmente anche nella testa di qualcuno di quelli che prendono le grandi decisioni – e lo esternano anche pubblicamente – , io possa far parte del gruppo dei #sacrificabili. Cioè di quelli che, qualora dovessero ammalarsi di Covid-19, se si dovesse arrivare a una scelta in condizioni di estrema difficoltà delle strutture sanitarie, rispetto ad una persona più giovane non dico che sarebbe abbandonato, ma certamente riceverebbe meno attenzioni e forse anche cure.
Mi rendo conto, con esperienza della vita e con il cinismo del giornalista di vecchio mestiere, che sarebbe la scelta giusta. Ne sono estremamente consapevole e perfino convinto, al di là di ogni egoismo e istinto di sopravvivenza. Ma l’idea che l’avanzare del virus ci porti prima o poi al mors tua, vita mea, cosa che al momento appare realisticamente possibile se non probabile, mi angoscia parecchio.
Ecco perché credo che, oltre al dovere di tutelare noi stessi e gli altri rispettando rigorosamente le regole imposte dal Governo per arginare il contagio del #Coronavirus, dobbiamo continuare ad amare la vita, a viverla giorno per giorno anzi attimo per attimo coltivando profondamente il piacere e la gioia dei legami forti e autentici, di ogni genere. Per il resto, quello che accadrà è nelle nostre mani e nella imprevedibile mente del Dottor Destino.
Buona guerra contro il tremendo nemico, mettiamocela tutta.
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