di Gaetano Perricone
Oggi è domenica e mi viene di scrivere di pallone. Come ho fatto con passione ed entusiasmo per tante domenica di una bella e indimenticabile parte della mia vita, una trentina di anni fa.
Ho scritto e raccontato tanto di una squadra con una maglia dai colori affascinanti, il rosa e il nero. Era la squadra della mia città, Palermo, la prima città della Sicilia, piena di bellezza, di storia e di cultura, di magnifica umanità, ma anche di veleni, schifezze umane, orrori. Era il Palermo, “u Paliemmu“, società con quasi 119 anni di tormentata storia piena di alti e bassi. Era ed è la squadra del mio cuore, per la quale, come ogni tifoso dall’anima pulita, nutro un amore forse immeritato.
Dico era perché, come in tanti sapete, in questi giorni è successa una cosa bruttissima: la società del Palermo, a causa di una serie di vicissitudini finanziarie e squallidi e imbarazzanti guazzabugli e pasticci, conditi da troppi personaggi scarsi e improbabili, sui quali non intendo soffermarmi, non è stata ammessa nella categoria in cui si trovava – la Serie B, nella quale aveva pure conquistato sul campo la possibilità di tornare in Serie A giocando i play off – e pare dovrà ricominciare il suo cammino addirittura dalla Serie D. Cioè da nulla, calcisticamente parlando.
Tre domeniche fa, il 16 giugno, sono partito per un meraviglioso viaggio, la crociera ai Fiordi Norvegesi di cui racconterò a breve su questo blog, che mi ha portato davvero in capo al mondo. Ebbene, al ritorno non ho più trovato la squadra del mio cuore, il mio Palermo. Definitivamente estromesso dal calcio che conta a conclusione di una vicenda che definire incresciosa è il top degli eufemismi. Francamente, quando sono partito non ero molto ottimista sull’esito di questa storiaccia; ma ritrovarmi, al ritorno in Sicilia, tifoso di una società e una squadra che di fatto non c’è, dal futuro indefinito e incerto, è comunque traumatico, frustrante, inaccettabile. Per certi versi anche doloroso.
Lo è perché il calcio, oltre che uno sport ancora e nonostante tutto bellissimo, dovrebbe essere causa scatenante di passioni, entusiasmi, gioia, divertimento, aggregazione. Non certo di tristezza profonda, come sta accadendo oggi a Palermo e dentro il cuore di noi palermitani che viviamo in tanti luoghi del mondo e come già accadde altrettanto traumaticamente nel 1986, quando la società rosanero fu addirittura radiata dall’odiato presidente federale Matarrese e ricominciò dalla Serie C/2. Fui testimone, da cronista rosanero sulla pagine del giornale L’Ora, della fine e della rinascita, con i primi passi del nuovo Palermo e poi la veloce risalita; ma soprattutto della enormità della ferita per la tifoseria e la città legata alla squadra e delle grandi difficoltà per sanarla.
Oggi la storia è diversa, ma i risultati, dal punto di vista dell’impatto sportivo, sociale, umano, sono gli stessi: una città e una tifoseria del Palermo arrabbiata, sconfortata, smarrita, profondamente ferita. Mi sono fatto ovviamente le mie idee sul perché si è arrivati a tutto ciò, ma non è più il caso di parlarne, la frittata è stata fatta mentre io mi godevo il fresco dei fiordi norvegesi. Le analisi a posteriori rischiano sempre di apparire, anzi di essere, presuntuose e soprattutto sono inutili. Una sola cosa voglio dirla con grande chiarezza, perché è il mio pensiero da sempre: credo che, al di là delle sue “farfanterie” e dei suoi disgustosi giochini, chi voleva colpire lo “spregevole friulano” e liberarsi di un personaggio certamente non simpatico e scomodo per il potere del calcio italiano, ha finito per affondare l’intera barca rosanero. Anche perché chi ne ha preso il timone dopo Zampa si è rivelato assolutamente incapace e inadeguato per portarla fuori dalle acque tempestose in cui era finita. Forse, per azzerare le bocce, era necessario che finisse così, non lo sapremo mai fino in fondo.
Chiuso questo capitolo, è il futuro che preoccupa così come fu nel 1986. Saranno in grado la città di Palermo o la Sicilia, diciamo anche la politica, di tirare fuori dal cilindo, anche stavolta come allora, un gruppo imprenditoriale locale affidabile che si prenda sulle spalle l’onere di una nuova rinascita ? Oppure toccherà ancora al “messia” che viene da fuori con i piccioli e, come fu per Maurizio Zamparini e come sembrano indicare alcune voci che circolano, prenda in pugno la situazione ?
Lo vedremo. Personalmente, con l’età che avanza, mi nutrirò ancora di più di ricordi e personaggi memorabili che certo non sono mancati nell’era zampariniana e che, piaccia o non piaccia, resteranno forse i più significativi e importanti della storia del calcio rosanero. E ovviamente resterò, in Serie D o anche in Serie Z, tifoso del mio Palermo, con la speranza che la squadra che oggi non c’è torni a giocare sull’erba della vecchia Favorita, nel nome del grande nume tutelare Renzo Barbera, con aspirazioni e risultati in grado di sanare al più presto la nuova, grande ferita.
Il nostro stadio pieno di gente e di colori e illuminato dal sole che scelgo con il titolo è il mio auspicio più affettuoso !
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