FONTE: https://ingvterremoti.com/

Il 6 febbraio 2023 alle 02:17 ore italiane (04:17 locali) la Turchia è stata colpita da un terremoto con una magnitudo pari a 7.9 (7.4 secondo la stima dell’AFADAgenzia turca per la gestione dell’emergenza e dei disastri). Il terremoto ha colpito le regioni della Turchia meridionale e della Siria settentrionale, una zona altamente sismica, tra quelle con la pericolosità più alta del Mediterraneo. Secondo le informazioni disponibili al momento (ore 14.30), riportate dall’ANSA, ma in continuo aggiornamento, il terremoto ha provocato, secondo l’ultimo terribile bilancio appena riferito dall’agenzia di stampa, oltre 2300 vittime in Turchia e Siria. Secondo alcune stime pervenute dalla regione, ci sarebbero oltre 1700 edifici crollati (totalmente o parzialmente). Secondo il rapporto dell’AFAD, il terremoto ha avuto un ipocentro a 7 km di profondità ed è stato fortemente avvertito nelle 10 province meridionali del Paese, nonché nelle vicine Siria e Libano.

Dopo l’evento principale sono state localizzate oltre 200 repliche (vedi Fig. 1); tra queste la più forte, fino a questo momento, si è verificata alle ore 11:24 (ora italiana) e ha avuto magnitudo 7.5; altre scosse rilevanti hanno avuto magnitudo superiore a 6.0. Informazioni aggiornate in tempo reale si possono trovare sia sul sito dell’AFAD (https://deprem.afad.gov.tr/last-earthquakes.html) che su quello di Koeri  (http://www.koeri.boun.edu.tr/scripts/lasteq.asp).

Fig. 1 – Mappa della sismicità delle ultime 48 ore nell’area interessata dal terremoto di questa notte (fonte CSEM – https://www.emsc-csem.org/Earthquake/Map/gmap.php)

 

Il terremoto si è verificato all’estremità settentrionale della zona tra la Faglia Est Anatolica e la Faglia del Mar Morto. Nonostante la relativa quiescenza sismica di questa area, la Turchia meridionale e la Siria settentrionale hanno subito in passato terremoti significativi e distruttivi, come quelli del 859 d.C., del 1124 (Ms 6.9) e del 1513 (Ms 7.4). Al confine con la Siria, nei pressi della città di Aleppo, è da ricordare anche il terremoto del 13 agosto 1822 (Ms 7.4) che provocò un numero di vittime stimato tra 20000 e 60000 (fonte: Global Historical Earthquake, https://emidius.eu/GEH/).

Inquadramento sismotettonico

Il terremoto del 6 febbraio 2023 è causato dall’attivazione di una faglia trascorrente a bassa profondità. L’evento ha, infatti, rotto una faglia laterale sinistra quasi verticale ad orientamento nordest-sudovest (Faglia Est Anatolica) o una faglia laterale destra ad orientamento sudest-nordovest (Faglia del Mar Morto). In base alla magnitudo del terremoto si può stimare che la rottura abbia interessato una porzione della faglia lunga circa 190 km e larga circa 25 km. Va ricordato che per terremoti di questa magnitudo la faglia che si attiva ha dimensioni di alcune centinaia di chilometri quadrati, e l’ipocentro rappresenta il punto, lungo il piano di faglia, da cui parte il processo di rottura e lo spostamento della faglia stessa.

Il terremoto è avvenuto in corrispondenza di una tripla giunzione tra le placche Anatolica, Arabica e Africana. La posizione del terremoto, il meccanismo focale nonché la distribuzione delle repliche sono coerenti con la Faglia Est Anatolica, una importante struttura che consente l’estrusione verso ovest della Turchia nel Mar Egeo. Non si può neanche escludere che sia interessata la faglia trasforme del Mar Morto che accomoda il movimento verso nord della penisola arabica rispetto alle Placche dell’Africa e dell’Eurasia.

La regione in cui si è verificato il terremoto del 6 febbraio è sismicamente attiva. Dal 1970 tre terremoti di magnitudo 6 o superiore si sono verificati entro 250 km dal terremoto del 6 febbraio 2023. Il più grande di questi, di magnitudo 6.7, si è verificato il 24 gennaio 2020 a nord-est del terremoto del 6 febbraio, sempre in prossimità della faglia dell’Anatolia orientale.

Fig. 2Mappa delle principali strutture tettoniche attorno alla Placca Anatolica (mappa di base World Wind della Nasa). Le frecce indicano i vettori di spostamento delle Placche Anatolica e Araba rispetto alla Placca Euroasiatica. Le posizioni delle varie strutture sono state prese da molte mappe pubblicate (Mikenorton – Own work Wikipedia).

 

A cura di INGVterremoti con la collaborazione di Aybige Akinci,  INGV – Roma1

Con il titolo: un’immagine della catastrofe (foto ANSA)

Gaetano Perricone

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