di Santo Scalia
Ci siamo incontrati sul WEB, su Flickr, una comunità nata prima ancora che nascesse Facebook, una piattaforma di foto creata prima che esistesse Instagram, che permette agli iscritti di condividere passione e fotografie personali. Lì Thomas ha avuto parole lusinghiere su alcune mie foto, lì l’ho conosciuto quale bravo fotografo e amante dell’Etna.
Thomas Reichart viveva a Sindelfingen, a 15 chilometri da Stoccarda, in Germania. Laureato in Biochimica nell’Università della città tedesca, amava viaggiare e documentare i suoi viaggi. Ma più di tutto amava l’Etna. E dell’Etna, infatti, scriveva così (dall’inglese, nella fotogallery il testo originale):
«Mi sono innamorato di una ragazza italiana. Si trova in Sicilia. E’ alta e dominante. Io sono andato a trovarla nel 2006, 2007, 2008; questo dev’essere amore. Non vedo l’ora di rivederla ancora al più presto! Si chiama Etna. Una fantastica e bella ragazza, a volte un po’ arrabbiata e violenta ma io l’ho conosciuta soltanto mite e quindi buona d’indole.»
Nel 2008, il 13 maggio, cominciò un’eruzione originata da una frattura che, da quota 3000 (alla base del Cratere di Nord-Est) raggiunse i 2650 circa, lungo la parete occidentale della Valle del Bove. Preceduta da una attività parossistica del Cratere di Sud-Est (il 10 maggio), la colata lavica fuoriuscita in una prima fase raggiunse la base della ripida parete, a 2000 metri. Successivamente, da bocche più basse, come spesso avviene, le lave ramificandosi si espansero sul fondo della valle.
L’attività effusiva si protrasse fino all’estate successiva, generando un notevole accumulo di lave alla base della parete occidentale della Valle e le colate si spinsero sino a quota 1300. L’effusione si esaurì il 6 luglio del 2009.
Già dal 2006 Thomas, appena gli era possibile, lasciava il laboratorio di biochimica nel quale lavorava, a Stoccarda, e si recava a trovare quella che… lui stesso descriveva come una splendida ragazza, l’Etna. Così avvenne in quel novembre del 2008. Preso alloggio presso l’Hotel Corsaro, nel pomeriggio del 29 si recò in quota per raggiungere le bocche eruttive. Pare che sia rimasto lì per l’intera notte, estasiato dallo spettacolo, e poi anche il giorno seguente. La domenica sera si sarebbe dovuto recare a casa di Boris Behncke, vulcanologo e connazionale di Thomas, per una “rimpatriata” e per la cena. Invece…
«I problemi sono iniziati durante il viaggio di ritorno a causa del vento forte e della forte inclinazione del terreno. Probabilmente, si è trovato sotto il sentiero dell’Hornito a causa del vento e lì ha trovato una prima placca di ghiaccio che lo ha fatto scivolare per la prima volta provocandogli una profonda ferita ad una gamba. Lo zaino pesante con l’attrezzatura fotografica e l’uso di scarpe adatte alla colata e non al ghiaccio hanno aggravato la situazione» – precisa la guida Franco Emmi (da magmablog del sabato 13 dicembre 2008).
Per fortuna Thomas aveva con se il cellulare e, benché ferito, riuscì ad inviare un sms a Boris: «Hilfe, Notfall» (aiuto, emergenza), e poi qualcosa che sembrava volesse dire “Valle del Bove”. Inutili furono i tentativi di ricontattare il cellulare. Erano circa le 17:30, il sole ormai (si era alla fine di novembre) era tramontato da quasi un’ora, ma Boris attivò subito i soccorsi: Franz Zipper, Delegato di zona del Soccorso Alpino, attivò immediatamente le ricerche, ed in serata salirono due squadre, una della Guardia di Finanza e l’altra del CNSAS, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Le ricerche si concentrarono nella parte sommitale dell’Etna, ed in particolare nelle aree sud-orientali; dato il vento molto forte in quota, con raffiche sino a 90-100 KM/h, l’oscurità e le placche ghiacciate, non fu possibile avventurarsi nella Valle del Bove.
Non voglio sostituirmi a chi è stato parte attiva nelle ricerche. Ricorda ancora Franz: «Furono predisposte tre squadre che effettuarono battute a partire dal Canalone della Montagnola, dal Canalone dell’Acqua e da Monte Fontane, con l’ausilio di un elicottero della Marina Militare. Permaneva ancora vento estremamente forte e non era possibile andare in alta quota. Nel pomeriggio, con l’ausilio di uomini e mezzi della Funivia, salimmo nuovamente su; il vento era un po’ calato, e riuscimmo con l’ausilio di ramponi e piccozza, opportunamente legati tra noi, ad affacciarci sull’orlo di Valle del Bove nella zona della ex Padellazza (cratere del 1819). Ricordo che mi avventurai io per qualche metro giù dall’orlo; nonostante, la sicura effettuatami dagli altri, non riuscii a scendere più che tanto, perché si volava. Dopo realizzai che ero sul canalone ove, più in basso, vi era il corpo di Thomas».
Le ricerche furono rimandate all’indomani, 2 dicembre; le migliorate condizioni meteorologiche permisero infatti di riprendere l’operazione: «Si decise di provare nuovamente a scendere dalla Padellazza, con il conforto anche di sorvoli aerei. Fu un’azione corale, cui intervennero con grande cuore tutti gli uomini della Montagna». Il corpo di Thomas fu ritrovato a quota 2.700 m. circa e portato su.
Franz Zipper, che oltre che membro del Soccorso Alpino è anche medico, fu incaricato dall’Autorità Giudiziaria dell’ispezione esterna della salma. Ricostruisce così il tragico epilogo del giovane tedesco: «Dopo una prima scivolata, durante la quale riportò ferite non letali, [Thomas] avrebbe inviato l’SMS a Boris. Probabilmente tentò nuovamente di risalire, e questa volta precipitò più in fondo fermandosi contro alcune rocce, con lesioni purtroppo mortali.»
Thomas aveva 32 anni.
Sono trascorsi dieci anni da quella sera. Un particolare ringraziamento lo devo agli amici Boris Behncke e Franz Zipper, che con le loro informazioni, nonostante il dolore che la rievocazione di quei tragici momenti avrà nuovamente suscitato in loro, mi hanno consentito di ricordare l’evento e di rendere omaggio ad un uomo che, come noi, amava l’Etna, e che, per l’Etna, ha perso la vita.
Thomas comunque è rimasto vivo nei nostri pensieri e, grazie all’impegno dei suoi familiari, condivide con noi ancora oggi le sue bellissime fotografie. Chi volesse ammirarle può farlo al seguente indirizzo: https://www.flickr.com/photos/thomasreichart/
Apprendo anche, sempre da Franz, che ogni anno a Sindelfingen, dove la famiglia Reichart risiede, nella ricorrenza della morte di Thomas viene organizzata una Messa, durante la quale vengono raccolte offerte per il Soccorso Alpino Siciliano.
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