di Antonella De Francesco
Un giudizio sospeso per questa prima parte di quello che sarà un dittico, l’ultimo film di Paolo Sorrentino , come annunciato dallo stesso titolo: LORO 1.
Lo sguardo del regista è molto cambiato dalla Grande Bellezza e l’eleganza evocata in quel capolavoro è sparita completamente, soppiantata dallo squallore e dalla volgarità di certi ambienti collegati alla politica e al mondo del malaffare. Ma è anche mutata la volontà, mostrata nel Divo, di restituire l’immagine diabolica del personaggio a tutti i costi, anche con ricostruzioni fantasiose del Genio del male.
Donne bellissime, giovani e spregiudicate che si preparano per Lui e per Loro e che sperano, così facendo, di cambiare finalmente le loro sorti. Fiumi di cocaina e di ectasy, sulle note di musica Tecno/House per perdere il controllo e aumentare le prestazioni, ma solo in teoria, perché anche il sesso, il più delle volte, è solo immaginato e di rado consumato .
Il primo tempo si dilunga troppo, a mio parere, dietro le quinte di quel teatro sul quale si muovono squallide figure, alcune anche riconducibili a personaggi esistiti realmente nella nostra scena politica e degli affari (vedi Scamarcio, presumibilmente nei panni di Giampi Tarantini, che, per inciso, ha già parlato per voce del suo avvocato minacciando querele e Kasia Smutniak nei panni forse della Minetti ?) senza alcun pregio particolare, a parte qualche trovata surreale con l’ingresso in scena di animali. Per il resto, il primo tempo non ha alcuna forza graffiante e addirittura annoia, per la ripetizione pedissequa di immagini già viste e riviste e che, per quasi un decennio, (2001 -2010) l’hanno fatta da padrone nell’immaginario del maschio italiano medio!
Nel secondo tempo, finalmente, compare Lui, magistralmente interpretato da Toni Servillo, in una veste insolita che lo ritrae impegnato, a villa Certosa, nella riconquista della moglie Veronica ( la bella e somigliante Elena Sofia Ricci). Lo sguardo del regista è bonario mentre ci mostra quest’uomo alle prese con moglie e nipote, al quale tenta di trasmettere le uniche regole del gioco per non perdere la partita del successo: dire qualsiasi cosa in modo convincente a prescindere dal contenuto, in nuce l’arte della comunicazione o, se preferite, della presa per i fondelli su larga scala.
Ma forse la seconda parte del dittico, dal 10 maggio nelle sale cinematografiche, ci potrà dare una qualche maggiore soddisfazione, con il rischio però che molti potrebbero, delusi dalla prima, decidere di rinunciare al prosieguo della visione .
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