di Sergio Mangiameli
C’è una canzone di tanto tempo fa, scritta da un professore di lettere che nei tempi morti faceva il cantautore, che narra di una scelta. L’ispirazione fu la tragedia greca Ippolito di Euripide, in cui il ragazzo sceglie di rifiutare le attenzioni fisiche di Fedra, la sua matrigna, e la fine è il suicidio di lei, per vergogna di sé che nel frattempo ha accusato Ippolito di averla violentata. Il re Teseo crede alla moglie e caccia via da Atene il figlio, Ippolito, accompagnato da un anatema mortale.
La trasformazione del prof con la fissa della canzone d’autore avviene nel Medioevo, durante la Guerra del Trent’anni tra la Francia e la Spagna.
Il poeta con la chitarra vide il luogo preciso: Rocroi. E il tempo: 1643. La battaglia di Rocroi, vinta dai francesi. Poco oltre, dopo la spada, il sole e i duelli, posizionò la leggenda di Olaf, che interpretò con passione travolgente. E indimenticabile, perché si tratta, appunto, di poesia.
Olaf è un cavaliere innamorato da sempre della regina, che una notte, quando il re si trova lontano dal castello per la gran caccia, lo invita a carezzarle i capelli.
Olaf sceglie e le dice no, io sono un cavaliere e il re non tradirò. Ma la regina non gli perdona di esser stata rifiutata e quando, dopo tre giorni, il re fa ritorno al castello, lei si graffia la faccia, gli corre incontro e punta il dito su Olaf: ha mancato di rispetto alla moglie del re.
Il sovrano non può non credere alla regina e caccia via Olaf, ma lo fa seguire, perché conosce l’animo del suo cavaliere, perché con lui ha combattuto – e conosce anche quello della regina. Sotto un sicomoro, Olaf si mette una corda al collo, ma una mano lo salva e così lui continua a vivere lontano, più lontano che mai.
E’ lontano, il Vulcanico di Gaetano Perricone. Lontano da certe immagini di redazioni pimpanti, ipotesi accarezzate di progetti nuovi, quel profumo di giornale del quale lui, Gaetanolaf, è da sempre innamorato. Da quando, molto tempo fa, disse no a medicina, a ora, un respiro fa, in cui ha detto no all’ultima proposta di carezze inaccettabili.
Ha scelto, Gaetanolaf dai capelli bianchi e la passione uguale, immacolata. Ha scelto – perché un uomo ha sempre una scelta – e questo è il suo cavallo vulcanico col quale continua a correre. Qual è la mano che l’ha salvato – dite? Sempre la sinistra, quella della libertà di scelta, perché è con l’altra che scrive. Come fare.
Auguri, dunque, e buona corsa, ottima scelta.
PS: Vecchioni l’ho sempre amato, soprattutto quando non è stato volutamente capito.
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