di Antonella De Francesco
Rende omaggio alla sua amata città nel suo ultimo film Un giorno di pioggia a New York, il grande regista Woody Allen, con la complicità di un grandissimo direttore della fotografia, Vittorio Storaro ( lo stesso di L’ultimo imperatore, per intenderci) . Forse perché alla veneranda età di 84 anni, non sa se gli rimarrà ancora del tempo o se, come fa dire alla giovane attrice Elle Fanning, il suo miglior film deve ancora arrivare.
Per Lui New York è tutto: culla delle nevrosi che provoca, ma che sa anche curare. New York è la città dove tutto può succedere, perché lì, più che in ogni altro luogo, quell’imprevisto di cui già parlava Eraclito, succederà. Lì finiscono amori e ne nascono altri, svaniscono speranze e certezze e si schiudono nuove e fresche emozioni .
A Manhattan ti muovi con facilità se sei nato li e hai imparato a convivere con i tanti luoghi del cuore. Dialoghi ironici e serrati alla sua manieram mentre i protagonisti si muovono, camminano per le vie, nei musei, all’interno di case sontuose, dove i grattacieli di Manhattan fanno solo da sfondo. Certo è il punto di vista di un “privilegiato”, però è quel risvolto della medaglia che rassicura, in un mondo ostinato che trasmette solo brutture e si piange addosso.
Per una volta ben venga il lieto fine, quel bacio sotto la pioggia, quel sogno che si avvera ( ma solo per i sognatori) perché, capovolgendo il senso comune, Allen dice per voce di Selena Gomez che “ la vita reale è solo per chi non sa fare di meglio”.
Allen è li che vuole stare, anche in un giorno di pioggia sa dove ripararsi e dove trovare la strada giusta. La sua città è proprio il luogo dove il colore vira dal blu (blue mood) delle inquadrature del suo alter ego Timothee Chalamet quando sta male, a colori più rassicuranti, perfino il grigio, che pure spaventa tutti noi, può essere salvifico a New York!
E se provassimo anche noi a fare tesoro di queste pillole di sano ottimismo e a sentirci bene anche in un giorno di pioggia ?
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