di Sara La Rosa

SARA LA ROSA

Un lungo applauso. E le scuse dell’interprete dello spettacolo, Oriana Civile, anche lei con gli occhi lucidi al termine dello spettacolo svoltosi a Frazzanò (ME) la scorsa domenica e dedicato alle celebrazioni per la Giornata della Donna. Occhi lucidi per l’intensa ora di pathos vissuta durante lo spettacolo, interpretato con tanta intensità e partecipazione.

“Un matrimonio infelice” è il titolo dell’opera della grandissima Rosa Balistreri che, alla sua maniera, porta in scena il dramma della propria famiglia: Maria, sorella di Rosa, muore accoltellata dal marito Angelo, dopo essersi rifugiata a Firenze per sfuggire alle ire e alle angherie del marito-padrone che picchia ripetutamente sia la moglie che i due figli in tenera età.

Al dramma dell’uccisione della sorella si aggiunge quello per la perdita del padre che, disperato, decide di porre fine alla sua vita, per il dispiacere di non essere riuscito a proteggere la figlia.

C’è tutta la Sicilia, in questa ballata piena di sentimento: c’è l’amore, c’è la voglia di sfuggire ad un destino ingrato, cercando di rifarsi una vita a Firenze e c’è il dramma delle donne che, per tutelare i figli sono disposte a tutto, purchè non si dica male in giro della propria famiglia.

Oriana Civile durante lo spettacolo
Oriana Civile durante lo spettacolo

“Quanno io mori cantate li me canti” diceva la Balistreri: la Civile ha raccolto il testimone e messo in scena uno spettacolo il cui messaggio è andato oltre. Fuori dalla sala, tra la gente, i bimbi che giocavano davanti alla porta e che si sono fermati ad ascoltare quelle parole in siciliano.

Perché, al di là delle celebrazioni dell’8 marzo, occorre essere sempre vigili sull’argomento   e capire che la violenza – non solo sulle donne, ma contro tutti gli essere più deboli, di qualunque sesso – è sempre in agguato e che il gioco, il vizio riescono a distorcere una personalità che rischia non solo di fare del male a sé stesso ma anche agli altri.

Oriana Civile ha colto nel segno ancora una volta, interpretando la Balistreri, della quale è considerata – e giustamente, visto l’inteso lavoro di ricerca delle nostre tradizioni popolari – l’erede: perché è riuscita ad emozionarci, con un argomento tanto grave, tanto drammatico perché realmente accaduto.

E perché, usciti da quella sala, abbiamo cominciato ad interrogarci: cosa possiamo fare per salvare la nostra cultura?  La  Cultura, sostantivo di sesso femminile. Grazie Rosa, grazie Oriana.

 

Gaetano Perricone

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