ANTONIO DE LUCA 26 ottobre 2013

di Antonio De Luca

Ecco il mio video sull’eruzione laterale “abortita” dell’Etna cominciata il 24 dicembre 2018.

In questo montaggio ho cercato di mettere tutto, anche la frenesia di un evento che da tempo aspettavamo ma che c’ha comunque colto di sorpresa. Non solo spettacolo, ma anche dolore, ed il rispetto, per chi in pochi secondi ha perso la propria casa. Ed è proprio tra le strade devastate di Fleri, che mi sono reso ancor più conto di dove bisogna fermarsi nel documentare e rispettare la sofferenza delle persone.

Lo so, il video è un po’ lungo, ma davvero non me la sono sentita di tagliare nulla di più.
Cercherò di racchiudere almeno il primo di questi tre giorni in qualche parola, ma è davvero difficile spiegare tutto quello che è successo, nonché le sensazioni, mai contrastanti come in questo caso, che mi hanno fatto oscillare tra entusiasmo, paura, ma anche rispetto per il dramma degli altri.

24 dicembre 2018.

Ho appena finito di fare colazione, senza sapere che quella sarà la vigilia di Natale più esagitata che abbia mai passato. L’amico Giorgio mi avvisa di terremoti insistenti su tutto l’edificio vulcanico. Alle scosse mi ero abituato, sapevo che fossero il segnale di qualcosa che si stava preparando, ma la botta finale è stata il caos più totale. Di spinte finali così ne avevo già viste, nel 2002 e nel 2008, tanto che le immagini dei sismografi che ho ancora gelosamente conservati, mi vengono subito alla mente quando mi collego alla pagina dell’INGV.
Non c’è tempo nemmeno per un respiro, bisogna solo racimolare l’essenziale in uno zaino e partire, mentre dense nubi di cenere inghiottono il versante sudorientale dell’Etna, è lì che si sta aprendo, tra fontane di lava che per qualche minuto sembrano far impallidire il seppur immenso cono del Cratere di Sudest.

All’altezza di Gravina di Catania vedo già una colonna di cenere immensa alzarsi davanti a me: comincia così quest’eruzione laterale 2018 dell’Etna. Gli sarebbe bastato aspettare qualche giorno in più per entrare nel nuovo anno, ma non ha voluto.
All’altezza di San Gregorio vedo già diverse bocche in fila tra il Cratere di Sudest e la parete occidentale della Valle del Bove. La confusione è immensa, probabilmente dovuta anche ai ritardatari dei regali di Natale dell’ultimo minuto. E’ facile immaginare la mia rabbia e la fretta di passare quel maledetto muro di auto. Corro a più non posso, corro sperando che quelle macchine possano dissolversi come sabbia nel vento.

La mia prima tappa è il mulino di Trecastagni, da cui almeno potrò avere una visione d’insieme di tutto il teatro eruttivo, nel caso in cui non riuscissi a vedere altro. Quando arrivo la situazione è impressionante, i boati sono già da qui forti e la colonna di cenere è immensa. Passo una decina di minuti a fare riprese, poi metto di nuovo tutto nello zaino e parto nuovamente con la decisione di andare a Schiena dell’Asino. Mentre scalpito in attesa che un semaforo rosso mi lasci passare, mi accorgo che la macchina ondeggia. Penso che sia un problema della frizione e spengo l’auto, ma mi rendo subito conto che l’oscillazione continua. E’ impressionante sentire un terremoto che preannuncia un’eruzione laterale dell’Etna, è un misto tra paura ed entusiasmo, anche perché lo scenario di fronte a me appare da apocalisse annunciata.

Arrivo finalmente al piazzale da cui si intraprende il sentiero che accompagna sulla Schiena dell’Asino. Una volta arrivato all’uscita del bosco comincia il freddo dovuto al vento, che mi accompagna fino all’arrivo in cima. Quando mi affaccio vedo che la Valle del Bove sembra sparita: un vortice di gas e cenere riempie tutto l’orizzonte e corre velocissimo verso est, chiudendo la vista sia della frattura che della colata. Ma una delle cose che mi impressionano di più è l’intensa puzza di zolfo, che non mi era mai capitato di sentire da Schiena dell’Asino. Il teatro eruttivo appare davvero vicino, più di quanto mai mi sia capitato di vedere da questo stesso punto.

Quasi subito incontro Michele Mammino, personaggio di spicco tra gli appassionati dell’Etna e punto di riferimento per agilità e propensione allo sport. E’ già in discesa, ma incontrandolo in una situazione del genere mi viene spontaneo scambiarci un abbraccio.
La bellezza degli incontri casuali è che sono anche determinanti, perché è proprio lui ad accompagnarmi in un posto in cui sono più protetto dal vento e la visuale verso le bocche eruttive è migliore.

Intanto, il vento è talmente forte che in alcuni momenti mi costringe a fermarmi e chinare il capo dalla parte opposta per poter respirare.
Mi fermo. La situazione è più tranquilla. Che spettacolo! Ci sono due bocche visibili e chissà quante altre nascoste dal gas. Le esplosioni sono meravigliose, con fitte nubi di cenere e bombe che si vedono benissimo volare centinaia di metri più in alto. Sono le classiche deflagrazioni che si vedono all’inizio di una nuova attività eruttiva, e tremo al pensiero che si tratta di un’eruzione laterale, pensata e immaginata per anni e come sempre mai uguale alla realtà.

C’è ancora molto da raccontare, ma la descrizione del video non mi permette di scrivere di più. Lascerò parlare le immagini, che a tratti si sono trasformate in dramma e mi hanno fatto capire molto bene il limite tra voler documentare e fermarmi ad essere spettatore.

Antonio De Luca
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ETNA – SICILIA – ITALIA
Dicembre 2018

 

Antonio De Luca

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