di Sergio Mangiameli
Noi siamo un popolo di mare e Catania non è una città ai piedi dell’Etna, ma sul mare, appunto. La Montagna la guardiamo, ma non la viviamo. E’ così, perché non prendiamo la macchina quando tira vento e pioggia per salire su, dove l’acqua diventa neve, fermarsi, scendere e camminare sotto la nevicata. Non lo facciamo, è così. La macchina, la prendiamo di domenica, invece, quando la neve è già tutta sulla sciara, ferma, a farsi battere dai nostri affollati assalti.
Mi è stato chiesto quale sia il mio ricordo più bello legato all’Etna. I fiocchi di neve addosso, ho risposto. Che non è come andare la domenica sulla neve. Che è proprio l’opposto alla fila di macchine e alla folla vociante. Che è il silenzio come somma di tutti i suoni, il bianco come totale di tutti i colori, e la pace come mai prima.
Noi possiamo essere anche un popolo dell’Etna, che guarda il mare da un limite diverso, che può solo farci scoprire qualcosa di inaspettato. E’ così.
Da “Rua di mezzo sessantasei, una famiglia” (Sergio Mangiameli, 2008, Il Filo)
I muri in pietra lavica, neri, messi su a secco, erano gonfi di bianco; le vigne, i monti, i boschi erano nuovi, pennellati di candido e avvolti nel silenzio. Osservavo beato, cercando un’espressione a quel sentimento di serenità che mi dava quella scena.
Poi chiudevo gli occhi e ascoltavo il silenzio della neve. Che non è profondo, ma corto. I suoni lontani vengono assorbiti, stanno tutti tra i cristalli di neve, lì ammassati uno sull’altro. Forse diventano anch’essi minuscoli esagoni, che poi col sole si sciolgono e liberati ritornano a volare nell’aria. Da vicino, al contrario, l’urlo arriva. Ma senza profondità, quasi piatto, perché attorno la neve lo sfrangia e lo modifica.
Ecco perché il silenzio della neve è corto, perché sembra che oltre quel muretto o quel pino, il silenzio finisca. Poi, al muretto o al pino, il limite si sposta ancora ed è come rincorrere l’arcobaleno per cercare da dove parte. L’arcobaleno scompone la luce in tanti colori, la neve scompone i suoni in tanti silenzi. Non c’è mai l’arcobaleno dopo la nevicata e mai nevica dopo l’arcobaleno.
Perché le magie in natura non si sommano ma si alternano.
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