di Antonella De Francesco
Per la trama scontata, anche se con rimandi ai film di Ferzan Özpetek, nei suoi quadri di familiari riuniti intorno ad una tavola imbandita, non mi ha convinto l’ultimo film di Valeria Golino dal titolo perifrastico Euforia, pur se con attori italiani di levatura come Valerio Mastrandrea, Riccardo Scamarcio e una invecchiata Isabella Ferrari.
Dialoghi ridotti all’osso specie per Mastrandrea, che negli ultimi film affida più ai silenzi che alle parole la recitazione. Ma va riconosciuto l’intento nobile della regista di voler portare sullo schermo la possibile reazione di due fratelli di fronte ad un fatto grave e ineluttabile come la malattia di uno dei due.
Bene coglie la Golino la loro difficoltà di raccontarsi, in parte congenita, perché dovuta al loro essere uomini. Gli uomini, infatti, a differenza di noi donne, si mettono a nudo con difficoltà e si raccontano poco tra loro, preferiscono farlo con noi donne. C’è una forma di “pudore” dalla quale gli uomini nei loro rapporti interpersonali ( padre/figlio, fratello/fratello, amico/amico) non riescono a smarcarsi . E a nulla valgono i tentativi perpetrati dalle madri per renderli compartecipi della vita familiare sin da piccoli, per spingerli verso la massima condivisione come nel film, perché una volta adulti vivranno ciascuno la propria vita, senza farsi tante domande o addirittura nessuna sulla vita dell’altro .
Ma il film dimostra, più per immagini che con le parole, che malgrado tutto resta tra fratelli un sentimento profondo, un legame che va oltre il non detto, in cui il più giovane guarderà al più grande sempre come un traguardo da superare e questo, qualunque sia l’esito della vita sua e del fratello, guarderà a lui con grande tenerezza e al tempo stesso come ad un privilegiato, per essere arrivato dopo che lui , in qualche modo, gli ha aperto la strada.
Belle riprese di interni e arredamenti di alto design e vedute sui tetti di Roma, che malgrado il malgoverno, vanta secoli di storia e sopravvivrà (mi auguro) con tutta la sua maestosità anche a questa contingente catastrofe .
Complessivamente un film che si può anche non andare a vedere
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