(Gaetano Perricone) Ansa.it. La disuguaglianza cresce nel mondo. Bastano i primi 8 ‘Paperoni’ del pianeta per fare la ricchezza dei 3,6 miliardi più poveri. E’ quanto calcola il rapporto Oxfam – la Ong britannica attenta all’economia sociale – che conferma il dato che emerge dal 2015: l’1% dei più facoltosi al mondo possiede quanto il restante 99%. In un contesto di crescenti contrasti la ricchezza cumulata da un’esigua minoranza di super ricchi sta crescendo a dismisura tanto che, con questo ritmo, tra 25 anni potremmo trovarsi di fronte al primo ‘trillionario’, con una ricchezza superiore ai 1.000 miliardi di dollari.
Così l’Agenzia Ansa sintetizza gli impressionanti dati sulla disuguaglianza economica nel Pianeta, riportati con estrema chiarezza e ampia e dettagliata spiegazione, nel rapporto – dall’efficacissimo titolo “Un’economia per il 99%” – reso pubblico ieri dall’Organizzazione non governativa inglese Oxfam, alla vigilia dell’odierna apertura dell’annuale Forum Mondiale dell’Economia di Davos, in Svizzera, dove i potenti della Terra si confrontano (o dovrebbero farlo) su questi temi.
Otto persone, in sostanza, posseggono quanto tutta la metà più povera del mondo, oltre tre miliardi e mezzo di persone. Per la cronaca, gli otto straricchi, secondo l’ultima classifica di Forbes, sono Bill Gates (fondatore di Microsoft, patrimonio netto di 75 miliardi di dollari); Amancio Ortega (spagnolo, fondatore della catena di abbigliamento Zara, 67 miliardi di dollari); Warren Buffett (considerato il più grande investitore di sempre, 60,8 miliardi di dollari); Carlos Slim Helu (messicano, Grupo Carso leader delle telecomunicazioni in America Latina 50 miliardi di dollari); Jeff Bezos (fondatore di Amazon, 45,2 miliardi di dollari); Mark Zuckerberg (papà di Facebook, 44,6 miliardi di dollari); Larry Ellison (fondatore di Oracle, 43,6 miliardi di dollari); Michael Bloomberg (fondatore dell’omonimo impero mediatico, 40 miliardi di dollari). Fatti i debiti conti, tutti insieme hanno un patrimonio complessivo di 426 miliardi di dollari, come 3,6 miliardi di persone più povere del mondo, l’alta metà del Pianeta.
Non vogliamo addentrarci in ulteriori riflessioni sullo scioccante impatto di questi dati, per non ripetere osservazioni e valutazioni che fioccano in queste ore sul web su disuguaglianza, effetti della globalizzazioni, ecc. Il Vulcanico, come ha già fatto in altre occasioni, si limita a cercare di offrire ai suoi lettori un quadro informativo più ampio e dettagliato, pubblicando per intero un importante stralcio del rapporto Oxfam, con la parte finale dedicata all’Italia. Ciascuno potrà fare le proprie riflessioni.
Un’economia per il 99 per cento
(da www.oxfam.org)
Da nuove stime risulta che otto persone possiedono da sole la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità. La crescita va a vantaggio dei più ricchi mentre il resto della società soffre, in particolare i poveri. Sono la natura stessa delle nostre economie e i principi alla base dei nostri sistemi economici ad averci portato a questa situazione estrema, insostenibile e ingiusta. La nostra economia deve smettere di remunerare eccessivamente i più ricchi e iniziare ad operare a vantaggio di tutti. Governi responsabili e lungimiranti, imprese che agiscono nell’interesse dei lavoratori e dei produttori, valorizzazione dell’ambiente, diritti delle donne e un solido sistema di equa imposizione fiscale sono elementi fondanti di quest’economia più umana.
Sono passati quattro anni da quando il Forum Economico Mondiale ha identificato nella crescente disuguaglianza economica la maggiore minaccia alla stabilità sociale, tre da quando la Banca Mondiale ha associato il proprio obiettivo di eradicazione della povertà alla necessità di promuovere la prosperità condivisa. Da allora, nonostante i leader mondiali abbiano sottoscritto tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, anche quello di riduzione della disuguaglianza, il divario tra i ricchi e il resto dell’umanità si è allargato. Non si può continuare di questo passo. Come dichiarato dal Presidente Obama nel settembre 2016, in occasione del suo ultimo discorso di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, “un mondo in cui l’1% dell’umanità controlla la stessa quantità di ricchezza del restante 99% non sarà mai stabile”. La crisi globale della disuguaglianza prosegue tuttavia senza tregua:
• Dal 2015 l’1% più ricco dell’umanità possiede più ricchezza netta del resto del pianeta
• Oggi otto persone possiedono tanto quanto la metà più povera dell’umanità
• Nei prossimi 20 anni 500 persone trasmetteranno ai propri eredi 2.100 miliardi di dollari: è una somma superiore al PIL dell’India, Paese in cui vivono 1,3 miliardi di persone
• Tra il 1988 e il 2011 i redditi del 10% più povero dell’umanità sono aumentati di meno di 3 dollari all’anno mentre quelli dell’1% più ricco sono aumentati 182 volte tanto
• Un AD di una delle 100 società dell’indice FTSE guadagna in un anno tanto quanto 10.000 lavoratori delle fabbriche di abbigliamento in Bangladesh
• Negli Stati Uniti, secondo le nuove ricerche condotte dall’economista Thomas Piketty, negli ultimi 30 anni i redditi del 50% più povero sono cresciuti dello 0%, mentre quelli dell’1% più ricco sono aumentati del 300
• In Vietnam la persona più ricca del Paese guadagna in un solo giorno più di quanto la persona più povera guadagna in 10 anni
Se lasciata senza controllo, la crescente disuguaglianza minaccia di lacerare le nostre società, causa un aumento della criminalità e dell’insicurezza e pregiudica l’esito della lotta alla povertà1. Più persone vivono nella paura, meno vivono nella speranza.
Dalla Brexit al successo della campagna presidenziale di Donald Trump, da una preoccupante avanzata del razzismo alla sfiducia generalizzata nella classe politica, sono tanti i segnali che indicano come sempre più persone, nei Paesi industrializzati, non siano più disposte a tollerare lo status quo. E del resto perché dovrebbero, se l’esperienza ci dice che lo stato attuale delle cose produce stagnazione dei salari, precarietà del lavoro e un divario sempre più marcato tra abbienti e non abbienti? La sfida del momento è costruire un’alternativa positiva, non una che accresca le divisioni.
Nei Paesi poveri il quadro è altrettanto complesso e non meno preoccupante. Negli ultimi decenni centinaia di milioni di persone si sono emancipate dalla povertà, e questa è una conquista di cui il mondo deve andare fiero; eppure ancora oggi una persona su nove soffre quotidianamente la fame.
“In Kenya il divario tra ricchi e poveri è talvolta molto umiliante. È umiliante vedere che c’è solo un muro a separare questi ricchi dal ceto più povero. Alcuni dei loro figli guidano automobili e quando passi per le strade ti coprono di polvere, o se piove ti schizzano addosso l’acqua”, dice Jane Muthoni, membro di Shining Mothers, un gruppo sostenuto da Oxfam in una comunità locale.
Se la crescita che si è registrata tra il 1990 e il 2010 fosse stata più favorevole alle classi più povere, oggi 700 milioni di persone in più (la maggioranza delle quali donne) non vivrebbe in povertà. Le ricerche rivelano che la povertà estrema potrebbe di fatto essere ridotta di tre quarti subito e con risorse già esistenti, semplicemente aumentando l’imposizione fiscale e tagliando la spesa militare e altre spese regressive. La Banca Mondiale afferma chiaramente che se non verranno raddoppiati gli sforzi nella lotta alla disuguaglianza, i leader mondiali non raggiungeranno l’obiettivo di eliminare la povertà estrema entro il 2030.
Questo non è però un destino ineluttabile. E non si deve lasciare che la risposta popolare alla disuguaglianza esasperi le divisioni. Un’economia per il 99% svela come le grandi imprese e i super ricchi alimentano la crisi della disuguaglianza e cosa si può fare per cambiare le cose; analizza i presupposti errati che ci hanno condotto su questa strada e ci mostra come possiamo creare un mondo più equo fondato su un’economia più umana, un’economia che trae la propria forza dalle persone, non dal profitto, e che dà priorità ai soggetti più vulnerabili.
Disuguitalia
Nel 2016 la distribuzione della ricchezza nazionale netta (il cui ammontare complessivo si è attestato, in valori nominali, a 9.973 miliardi di dollari) vedeva il 20% più ricco degli italiani detenere poco più del 69% della ricchezza nazionale, il successivo 20% (quarto quintile) controllare il 17,6% della ricchezza, lasciando al 60% più povero dei nostri concittadini appena il 13,3% di ricchezza nazionale. Il top-10% della popolazione italiana possiede oggi oltre 7 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. Confrontando il top1% della popolazione italiana con i primi decili più poveri, il risultato è ancora più sconfortante. La ricchezza dell’1% più ricco degli italiani (in possesso oggi del 25% di ricchezza nazionale netta) è oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri connazionali e 415 volte quella detenuta dal 20% più povero della popolazione italiana.
Nel 2016 la ricchezza dei primi sette dei 151 miliardari (in dollari 2016) italiani della lista Forbes equivaleva alla ricchezza netta detenuta dal 30% più povero della popolazione (ovvero 80 miliardi di euro, tenuto anche dell’indebitamento del primo decile della popolazione per un ammontare pari allo 0.07% della ricchezza netta complessiva degli italiani).
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