di Marco Gambino
Non sono mai stato un amante del pallone. Da bambino finivo sempre in porta. Ruolo ingrato per chi non sapeva giocare, ma era costretto a partecipare. Ad oggi non le conosco ancora le regole del calcio. Ma ho imparato a fare il tifo. Faccio il tifo da sociologo. Faccio il tifo per gli Azzurri. Faccio il tifo per quell’Italia che ho lasciato trent’anni fa per la città dove ad oggi vivo: Londra.
E domenica c’ero anch’io davanti allo schermo a guardare la finale Euro20 Italia – Inghilterra. Scontro aperto di culture. Due mondi a confronto.
Tifo dal Greco typhos = fumo, vapore, febbre , l’offuscamento febbrile della mente. i tifosi Inglesi l’ebbrezza del tifo la conoscono bene. Holiganism è una parola coniata per loro. Ma domenica in quest’inglesi , che non finiscono mai di sorprendermi, c’è qualcosa di più. Qualcosa che va oltre. In quella massa di occhi blu, teste rasate, barbe, tatuaggi, vedo solo orgoglio, rabbia, odio.
I giorni prima del match a Londra non si parla d’altro. Ci si è dimenticati del Covid, figuriamoci poi di Brexit. Parola d’ordine é “bring it home”, portala a casa. Gl’inglesi non arrivavano in finale da 55 anni e questa é la volta buona. Boris Johnson promette un Bank Holiday, un festivo extra se l’Inghilterra porterà a casa la Coppa. Assembramenti nei pubs di Londra. Cori in metropolitana. Circola anche anche un originale remake del Padre Nostro “Padre Nostro che sei a Wembley….dacci oggi la nostra coppa perché torni a casa per sempre. Our – men” invece di Amen. Gl’Italiani, in un video diventato virale, pregano gl’Inglesi in caso di sconfitta o vittoria, di non vandalizzare i ristoranti italiani, di smetterla di mettere l’ ananas sulla pizza e per favore che non aggiungano la panna nella carbonara.
Domenica siamo una macchia blu in un oceano di maglie bianche che ruggisce come un leone impazzito. Mentre sul campo i calciatori si battono, lo stadio reagisce con boati e fischi infiniti. Fa paura questa Inghilterra corpulenta e tatuata. Una folla impazzita. L’arena di Ben-Hur.
E come Ben Hur vinciamo. Ai rigori. L’Italia é campione d’Europa.
Mentre penso che vincere in uno stadio che vuole la nostra sconfitta sia qualcosa d’immenso guardo gl’Inglesi sgonfiati e per un po’ li capisco. Fino a quando le telecamere l’inquadrano mentre ad uno ad uno si tolgono la medaglia. Non riesco a crederci. Mi chiedo perché. Provo a dirmi che sia tutta colpa di un gioco che quando perdi ferisce l’orgoglio di un popolo intero. Provo a sperare che quel gesto di rabbia non sia il riflesso dell’anima di un popolo. Mi sentirei tradito da un Paese che ho amato. Ancora una volta.
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