di Antonella De Francesco
Si riconferma il regista degli “ ultimi”, Ken Loach, nel Suo ultimo film: The old oak.
E’ ambientato in una piccola cittadina del nord dell’Inghilterra (ma potrebbe essere ovunque nel mondo), un tempo abitata da minatori e oggi quasi del tutto disabitata, ridotta ad un posto di frontiera e senza attrattive, in cui le giornate dei pochi residenti sono tutte uguali, come i loro patimenti ed il vecchio pub di TJ è l’unico posto in cui condividere un minimo di socialità .
Una socialità circolare e di quartiere, chiusa e che non ammette intrusioni, ripiegata su se stessa, intenta a criticare e solo in apparenza a compatire. L’arrivo nella cittadina di un gruppo di profughi siriani in fuga dalla guerra, destabilizza la collettività, spezza gli equilibri, altera i rapporti e ne crea di nuovi e inaspettati. I cuori dei residenti, induriti dall’isolamento e fiaccati dalle battaglie di una vita per la sopravvivenza, sono forzati a battere di nuovo e per alcuni inizia la rinascita. La solidarietà per la perdita di TJ del suo unico amico (che è un momento del film forte e doloroso che non voglio spoilerare, girato con grande maestria) arriva proprio dai rifugiati, dagli ultimi degli ultimi e non dagli amici di una vita.
E da lì che si dipana una storia che ci mostra un mondo perso, senza speranza, di poveri senza un domani, di giovani aggressivi, di cani inferociti in cui è difficile ritrovare un briciolo di umanità. Sulla riva di un mare grigio che nel film rappresenta un punto- limite oltre il quale non si deve andare, TJ va ben due volte per morire ma invece ritorna a vivere grazie a piccoli miracoli, attimi in cui la sorte muta e volge alla speranza. E come in tutti i film di Ken Loach, non è la preghiera che può ancora salvarci ma piuttosto la solidarietà, il rispetto delle diversità, gli abbracci, la gentilezza, la gratitudine, i gesti inaspettati, quasi del tutto inesistenti al giorno d’oggi,  ma proprio per questo ancora più necessari. Il finale struggente è un abbraccio per tutti. Da vedere.

Antonella De Francesco

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