di Gaetano Perricone
Il giudizio che Esterno Notte, la fiction televisiva capolavoro di Marco Bellocchio, consegna soprattutto ai giovani che non hanno vissuto la tragedia che cambiò la storia d’Italia e la nostra vita mi sembra netto e chiaro: la responsabilità politica della morte di Aldo Moro, giustiziato il 9 maggio 1978 dal brigatista rosso Mario Moretti 55 giorni dopo il sanguinoso sequestro di Via Fani a Roma, fu del partito che lui presiedeva, la Democrazia Cristiana, che nulla fece concretamente per impedire la sua esecuzione avendo bisogno – con il pieno sostegno della CIA e del governo americano, che dopo i risultati delle elezioni politiche del 1976 temevano il “pericolo comunista” – di un martire di Stato (come urla disperata la figlia Maria Frida in uno dei passaggi più drammatici della fiction) per bloccare il rapidissimo avvicinamento del PCI al governo, in pratica quel “compromesso storico” su cui stavano lavorando lo stesso Moro e Enrico Berlinguer.
Anche se io e tanti della mia generazione tutto questo lo abbiamo ampiamente pensato nei lunghissimi 44 anni che ci separano da quei giorni terribili, mi ha colpito molto, anzi mi ha fatto proprio una grande impressione, che la televisione pubblica italiana, per decenni sconfinata prateria di lottizzazioni da parte di quel partito prima che passasse il testimone a nuovi lottizzatori, grazie al lavoro di un grandissimo regista e straordinari attori dal curriculum superbo, abbia portato davanti ai miei e ad altri occhi di testimoni di quel tempo e soprattutto davanti a quelli di tanti ragazzi, insieme ad una ricostruzione impeccabile sotto il profilo della cronaca, questa interpretazione neanche immaginabile fino a poco tempo dell’affaire Moro – come lo definì Leonardo Sciascia in un suo celebre libro -, che arriva anche a indicare in modo circostanziato nomi potentissimi e fino a qualche tempo fa intoccabili come primi responsabili politici dell’assassinio del presidente della DC.
Due su tutti: l’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti, che nella fiction, durante l’ultimo confessione al prete prima di essere ucciso, Moro confessa di odiare perché sapeva tutto e nulla fece per fermare i tragici eventi; il tormentatissimo ministro degli interni Francesco Cossiga, poi divenuto presidente della Repubblica, “per me come un figlio“ tra le ultime parole di Moro, che non riuscì e forse neanche provò a salvarlo. E poi, quelle altre implacabili sulla DC: “sono diventati intransigenti per me dopo essere stati il partito dei compromessi”. Quel partito che, negli incubi in cui Cossiga lo immagina liberato e vivo in ospedale e in un altro passaggio della fiction si reca compatto a casa Moro dopo il sequestro a consolare la famiglia come se lui fosse già morto, il presidente lascia sdegnato insieme a tutti i suoi incarichi.
So già quale sarà l’obiezione, anche giusta, di chi non accetta e mai accetterà la tesi di Bellocchio e di Esterno Notte: si parla di morti che hanno portato nella tomba i loro segreti e non possono dunque replicare e difendersi. La mia sensazione personalissima e fortissima, riflettendo a mente fredda sulle tre serate televisive che mi hanno profondamente appassionato ed emozionato nonostante conoscessi perfettamente fatti e personaggi, è che questa fiction trasmessa nella fascia di maggiore ascolto sul canale principale della televisione pubblica abbia messo davvero e definitivamente la pietra tombale su quella che è stata la storia politica della Prima Repubblica. E lo abbia fatto, in modo per molti inaspettato, condannando implacabilmente l’immagine di alcuni suoi potentissimi protagonisti.
Non dico altro per non “spoilerare” per chi non abbia visto Esterno Notte e non voglio farlo. Aggiungo solo, dopo avere già lodato l’immensa bravura di Fabrizio Gifuni– Aldo Moro, di Fausto Russo Alesi– Francesco Cossiga, di Toni Servillo– Papa Paolo VI, quella già ampiamente nota della magnifica Margherita Buy– Eleonora Moro e l’agghiacciante maschera dell’ottimo Fabrizio Contri – Giulio Andreotti. Ma nessuno degli altri attori è solo comparsa: bravissimi tutti, eccellenti i brigatisti rossi Daniela Marra – Adriana Faranda e Gabriel Montesi– Valerio Morucci, inclini al rilascio di Moro che secondo loro avrebbe giovato di più ai terroristi e l’implacabile esecutore della sentenza di morte Davide Mancini – Mario Moretti.
Ringrazio la Rai per questo bellissimo lavoro, spero lo vedano in tanti, soprattutto i nostri figli e nipoti. Quella terribile pagina della nostra storia, che ha lasciato tracce incancellabili, merita di essere sempre oggetto di memoria e riflessioni.
Con il titolo: il ritrovamento del cadavere in via Caetani nella fiction Tv
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